Max Pezzali: “Sanremo? Se sei un tipo ansioso sei finito”

Max Pezzali

In concomitanza con il successo del suo tour e all’indomani della pubblicazione della sua ultima raccolta, Max Pezzali si racconta in un’intervista parlando anche di Sanremo

Max Pezzali è uno dei simboli musicali degli anni Novanta, un nome che Sanremo lo ha frequentato due volte, nel 1995 con gli 883 in gara con “Senza averti qui” e nel 2011 da solista con “Il mio secondo tempo”. Due passaggi non proprio fortunatissimi. Ne ha parlato in un’intervista a Vanity Fair, disponibile nel numero in edicola dal 31 dicembre.

Il cantautore pavese ha raccontato il suo momento più difficile, dopo il sue secondo e ultimo Festival, dove fu eliminato nel corso della quarta serata: «Non mi avevano nemmeno fatto arrivare alla finale, pensavo di essere al capolinea. Non mi sono fermato solo perché il tour era già organizzato. In quella platea non c’è nessuno che è lì per te: sono lì a vedere che cosa puoi sbagliare, non che cosa puoi fare bene. Se sei un tipo ansioso, sei finito».

Oggi, più che mai, quei momenti appaiono lontani. Pezzali chiude così un 2024 ricco di traguardi e di progetti: dalla prima tournée negli stadi al ritorno discografico con la raccolta “Max Forever Vol. 1“, senza dimenticare il successo della serie TV “Hanno ucciso l’uomo ragno” su Sky. E non è tutto: anche per la notte di San Silvestro, Max non si ferma e sarà in scena con un live attesissimo. A pochi giorni dal nuovo anno, si è raccontato alla giornalista Chiara Oltolini, aprendo uno spaccato sulla sua carriera..

Nel corso dell’intervista, il cantautore ha ripercorso momenti di vita e di carriera che pochi conoscono. A partire dal suo rapporto con Mauro Repetto, con cui ha dato vita agli 883:«Sono abbastanza sicuro che a un certo punto avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso – ammette – comunque, a Mauro andava stretto ballare e fare i cori. Avremmo trovato altro da costruire insieme».

Max ha poi parlato del suo rapporto con l’ex manager con Claudio Cecchetto, accennando a uno strappo che ha segnato la fine del loro storico sodalizio: «Quando certi ingranaggi si bloccano così è perché ci sono delle ottime ragioni – conclude – non a tutto si può applicare l’arte giapponese del kintsugi, del rimettere insieme i pezzi. Ma è giusto: si cresce anche con gli scontri, i conflitti, le rotture».

Scritto da Alessandra Locatelli
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