venerdì 22 Novembre 2024

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Michelangelo: “In due a lottare? Un manifesto dei sentimenti autentici ” – INTERVISTA

A tu per tu con il giovane cantante romano, in uscita con il singolo intitolato “In due a lottare

Dopo aver preso parte alla diciannovesima edizione di “Amici” di Maria De Filippi, Michelangelo Vizzini irrompe sul mercato discografico con il singolo “In due a lottare”, una bella canzone d’amore con un bel messaggio positivo, soprattutto in un’epoca come questa un po’ individualista, sottolineare l’importanza di avere qualcuno al nostro fianco è un ottimo spunto di riflessione. In occasione di questo debutto, abbiamo raggiunto via Skype il giovane artista classe ’99 per approfondire la conoscenza della sua visione musicale.

Ciao Michelangelo, benvenuto. Partiamo dal tuo nuovo singolo “In due a lottare”, che sapore ha per te questo brano?

«”In due a lottare” sà di inizio, l’inizio di tutto. Ricordo che è il primo pezzo che ho registrato, sono tanto felice di aver lanciato come primo singolo proprio questo brano. E’ un po’ un manifesto dei sentimenti autentici, che è quello che dovrebbe essere l’amore in generale».

C’è una frase che secondo te racchiude ed esprime al meglio il significato della canzone?

«Penso che il fulcro di tutto sia proprio “La vita ha un senso se siamo in due a lottare”, perché credo ci si possa rispecchiare in diverse situazioni, ad esempio anche in questo momento per tutto quello che stiamo vivendo in quarantena. Personalmente mi ritrovo costretto a stare lontano dalla mia ragazza, in qualche modo stiamo entrambi resistendo e lottando per vederci».

A livello di narrazione cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Federico Falcioni?

«A livello di narrazione ci sono delle parti in cui sono racchiusi i ricordi di me ed Emily, naturalmente i prodotti non sono originali. Sono contento di come sia venuto fuori il video perché abbiamo rappresentato al meglio, attraverso le immagini, quanto è autentico l’amore che proviamo».

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, c’è stato un momento preciso in cui hai capito che tu e la musica eravate fatti l’uno per l’altra?

«Ho iniziato a cantare più o meno all’età di sette anni, ricordo di aver dedicato “A te” di Jovanotti a mia madre durante una festa. Da quel momento ho continuato a cantare, perché in casa si è sempre respirata quest’aria di musica, mio zio era Giacomo Rondinella, un famoso cantante degli anni ’50. Poi ho iniziato a prendere lezioni di canto, ho partecipato a “Io canto” nel 2013, un’esperienza che mi ha segnato tantissimo, lì ho capito che quello che volevo fare nella vita era proprio questo».

Quali ascolti hanno accompagnato e influenzato il tuo percorso?

«Praticamente sono cresciuto a pane e Adele, mi piaceva tantissimo, tutto il giorno ascoltavo le sue canzoni, lei è stata sicuramente la prima cantante che ho scoperto. Poi ce ne sono stati altri, adesso ho tanti modelli di riferimento, anche se vado un po’ a periodi. Ultimamente mi sta piacendo un sacco Mahmood, mi ha colpito il brano che ha scritto per Elodie, lo considero un artista particolare perché ha mescolato con la nostra musica queste sonorità etniche, che mi piacciono moltissimo».

Cosa ti ha lasciato di concreto la recente esperienza di “Amici“?

«E’ stata un’esperienza che mi ha formato tantissimo dal punto di vista artistico, mi ha fatto crescere e maturare anche a livello di carattere, perché comunque sei sotto l’occhio delle telecamere, ti capita di fare interviste, tutto questo mi ha aiutato sicuramente a sbloccarmi. Sai, sul palco mentre canto sono piuttosto tranquillo, quando inizio a parlare di me, invece, mi sento un po’ destabilizzato, però piano piano ci sto facendo l’abitudine. Indubbiamente “Amici” mi ha lasciato tanto, tra cui alcuni rapporti d’amicizia che dureranno nel tempo, in primis con Francesco e Giulia».

Venendo all’attualità, l’emergenza sanitaria nei confronti della diffusione del Covid-19 ha mutato, seppur momentaneamente, la nostra quotidianità. Tu, personalmente, come stai vivendo questo momento?

«Sto a casa, faccio dolci, leggo e mi dedico a tutta quella serie di cose che in genere non faccio perché ho poco tempo. La musica penso possa aiutarci a trascorrere le nostre giornate, credo che sia l’unica cosa che al momento ci permette di toccarci, perché le canzoni possono toccare veramente i cuori delle persone».

Cosa puoi anticiparci dei tuoi prossimi progetti? Immagino tu stia lavorando già a nuove canzoni…

«A breve vorremmo far uscire un altro singolo, in futuro ci piacerebbe realizzare un disco, ma ancora è tutto da definire, per il momento stiamo puntando molto su “In due a lottare”, che sta andando un sacco bene. Sicuramente vorrei sperimentare cose nuove, pur avendo la consapevolezza che la strada melodica è quella che mi riesce meglio».

Per concludere, a chi si rivolge la tua musica oggi e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Penso che la mia musica possa arrivare a tutti, non è targettizzata. Può rivolgersi a bambine come ad una adulto, perché le situazioni che racconto nelle canzoni racchiudono tematiche abbastanza comuni, mi piace l’idea di poter toccare un po’ i cuori di tutti».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.