Recensione del nuovo singolo radiofonico prima del ritorno al Festival di Sanremo
Che siano o meno le prove generali di un ritorno ad un repertorio di maggior spessore, “Guardare giù” (di cui qui è disponibile il testo completo) è senz’altro un avvicinamento verso ciò che è stato, almeno negli ultimi anni, il percorso musicale ed artistico di Noemi. Il nuovo singolo della cantante romana, disponibile dal 12 novembre 2021, è la chiusura di un’annata strepitosa. Ma è anche la prefigurazione di una pronta prossima evoluzione artistica della rossa voce di ‘Sono solo parole’.
Scritto dal giovane e promettente Alessandro La Cava, “Guardare giù” è un brano in pieno stile Noemi. Una canzone che esalta le tinte sabbiose, ruvide e graffiate della voce della leonessa romana, come da sempre l’hanno definita i suoi fan cogliendo in pieno il valore della sua voce possente e regina. Dall’altro lato, però, il brano si rivela il perfetto strumento anche per realizzare un vero e proprio ritorno all’orchestrazione e ad un arrangiamento più classico grazie ad una produzione misurata ed equilibrata dello stesso La Cava con la complicità di Katoo.
Un nuovo equilibrio tra voce, testualità e suono |
Dopo le fortune sanremesi di “Glicine”, un’autentica power ballad (di cui qui la nostra recensione) capace di rispettare la nuova tradizione festivaliera, e di “Makumba“, un perfetto tormentone estivo alla maniera di Carl Brave in cui Noemi ha saputo inserire la propria unicità, ecco che la voce di ‘Briciole’ ha scelto, in qualche modo, di tornare a spiazzare il pubblico. Lo ha fatto con un brano che guarda con nostalgia al suo passato artistico degli ultimi anni. Anni in cui il repertorio di Noemi ha incontrato grandi autori: da Marco Masini e Ivano Fossati passando per Giuliano Sangiorgi, Tricarico e Gaetano Curreri. Nomi che hanno permesso alle sue canzoni di farsi portatrici, soprattutto, di un linguaggio raffinato, elegante e mai banale.
“Guardare giù” in tutto questo s’inserisce con rispetto ed equilibrio tra i solchi della tradizione e le vie della presente rinascita. Il modo prescelto è quello di dotarsi nuovamente di un testo dalle venature importanti. Lo scopo è raccontare con coraggio quel dolore interiore che con fatica si è ammesso in musica negli ultimi tempi (“stare male non lo vuoi più”). Il tutto senza rinunciare all’accessibilità musicale del pop. Una vicinanza all’ascolto che, però, torna ad avverarsi sfruttando ampi respiri di violini ed una voce che, una volta tanto, non gioca di sottrazione, come spesso è avvenuto nel pop nostrano (soprattutto al femminile) ultimamente, ma che, anzi, aumenta il carico sui propri accenti e nervature timbriche.
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Ilario Luisetto
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