giovedì, Marzo 28, 2024

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Olivia XX: “Canto la leggerezza che scaccia via i pensieri cattivi” – INTERVISTA

A tu per tu con la cantautrice viterbese, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Leggera

Tempo di nuova musica per Arianna Silveri, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Olivia XX, in uscita con il nuovo singolo “Leggera”, un canzone delicata, intima e personale. Una melodia senza tempo, impreziosita dall’ottima produzione di Vittorio Giannelli, che ha cucito su misura per lei il giusto vestito, dando vita ad una delle orchestrazioni più coinvolgenti degli ultimi tempi. In occasione di questa pubblicazione e della partecipazione nel nuovo disco di Fiorella Mannoia (qui la nostra intervista) con il brano “Solo una figlia”, abbiamo incontrato via Skype la cantautrice viterbese, per approfondire la conoscenza della sua ispirata visione musicale.

Ciao Arianna, benvenuta. Partiamo da “Leggera”, davvero una grande canzone… com’è nata?

«”Leggera” è una di quelle canzoni che ti vengono bene un po’ per fortuna, scritta nel pieno di un momento di sconforto, strano perchè in genere mi capita di buttare giù i miei pensieri dopo, quando la tempesta è passata. E’ nata in un periodo in cui non ci stavo capendo niente, non avevo compreso appieno come funzionasse l’amore. Ricordo che mi trovavo al supermercato, con questo stato d’animo affranto, ho visto un pacco di biscotti e ho letto sulla confezione qualcosa che parlava della leggerezza, così le idee sono cominciate a frullare, sono tornata a casa e in una mezz’ora ho scritto il pezzo».

Quali sensazioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnata durante il processo creativo di scrittura del pezzo?

«Nel momento in cui sono tornata a casa e ho cominciato a buttare giù il testo, ho avvertito un senso di liberazione e di leggerezza, che si è tramutata nuovamente in pesantezza una volta che ho finito di scrivere. “Leggera” è una canzone che parla della paura di amare, di quelle mille paranoie mentali che, forse, diventano anche un po’ il tuo scudo, senza renderti conto di quello che potresti avere e che potresti viverti senza tutti quei pensieri».

A livello musicale, invece, come siete arrivati a questo preciso sound?

«In realtà ci è arrivato il producer Vittorio Giannelli, ha compiuto il miracolo, perchè è una canzone che ho scritto tre anni fa e che ho provato a far arrangiare a diversi musicisti. Non appena si aggiungeva uno strumento l’intero pezzo crollava, la chiamavo “la maledizione di Leggera”. Ringrazierò a vita Vittorio per essere riuscito ad esaltare senza snaturare il pezzo, la paura era quella di farlo diventare un brano un po’ vecchio, considerando la melodia molto tradizionale, mentre lui è riuscito a donargli suoni moderni e un andamento in linea con la versione che avevo in testa io».

Altra notizia di questi giorni è il tuo coinvolgimento nel disco “Padroni di niente” di Fiorella Mannoia, hai scritto e cantato con lei il brano “Solo una figlia” che sfiora una tematica toccante e importante. Come sono nati il brano e l’incontro con Fiorella?

«”Solo una figlia”, più che sfiorare una tematica la prende in pieno (sorride, ndr). In genere, tendo a non scrivere canzoni sul sociale, non perché abbia qualcosa contro, ma trovo difficoltà ad immedesimarmi in qualcosa che non ho vissuto in prima persona. Ho trovato questa ispirazione dalla cronaca, in particolare mi ha colpito la storia di una ragazzina quindicenne che veniva dall’Africa, ritrovata con una bambina tra le braccia. Da qui mi sono incuriosita e ho approfondito il tema delle spose bambine, così mi sono messa a fare il paragone tra i disagi che abbiamo in Occidente. E’ venuta fuori questa canzone che racconta in parallelo la storia di Nadira e la storia di Martina, una sposa bambina e una ragazza che subisce maltrattamenti in famiglia.

La canzone è arrivata alle orecchie di Fiorella, che l’ha voluta. La cosa bellissima è stata quando me l’hanno detto, era il 16 agosto, io mi trovavo al mare nelle Marche su una spiaggia ghiaiosa, mi chiama il mio produttore e mi dice: “Fiorella vuole la canzone, però ad una condizione…”, io subito comincio a pensare a dei cambi nel testo o ai punti SIAE, invece la condizione era che la cantassi con lei. Lì, sono scoppiata a piangere, non ci credevo. Poi ci siamo conosciute in studio, lei è di una semplicità unica, quando ho sentito “Solo una figlia” cantata dalla sua voce ho pianto una seconda volta, perchè è riuscita ad entrarci in punta di piedi, trasformandola in un capolavoro».

Al netto dell’attuale incertezza discografica dovuta al momento, cosa dobbiamo aspettarci dalla tua nuova musica? 

«Il mio primo album doveva uscire all’inizio dell’anno, invece è stato bloccato dalla pandemia, di conseguenza vedrà la luce nel 2021. Cosa dovete aspettarvi? Non lo so, questa è una domandona, perchè nemmeno io saprei definire cosa mi aspetto da me stessa (sorride, ndr). Le canzoni tratteranno stati d’animo, cose interiori e cose esteriori, ci saranno riflessioni, tutto in modo coerente con ciò che credo e vedo. “Leggera” è un po’ l’anticamera del disco, che descriverei come una sorta di percorso alla scoperta delle conoscenza di se stessi, una ricerca verso l’amor proprio».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«Forse può sembrare un atteggiamento egoistico, ma quando compongo canzoni tendo a non pensare mai agli altri, scrivo per me perchè ho bisogno di esternare un determinato concetto. Quindi, se devo pensare a chi possa far bene la mia musica, mi viene da risponderti: alle persone come me. A chi comunque si ritrova o si riconosce in cui che racconto, ma non saprei dirti che tipo di persone sono, però mi piacerebbe tanto scoprirlo».

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.