giovedì 21 Novembre 2024

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“Voglio parlarti adesso”, la voce e il cuore di Paolo Jannacci – RECENSIONE

Al suo debutto al Festival di Sanremo, il cantautore milanese emoziona con la sua romantica proposta

Classico ma non troppo, musicalmente parlando una delle canzoni stilisticamente più riuscite di questo Festival: Paolo Jannacci canta e pure bene, anche meglio rispetto ad altri suoi colleghi decisamente più navigati. “Voglio parlarti adesso” è il pezzo della sua mutazione artistica, di un pianista e compositore con alle spalle una consolidata carriera jazzistica che si reinventa cantautore, riuscendo nel complicato intento di reggere il paragone e il confronto con suo papà, il grande Enzo Jannacci. Un cognome che, come per la maggior parte dei figli d’arte, pesa come un macigno. Paolo convince perché ci mostra qualcosa di nuovo, che non abbiamo già sentito, sincronizzando più generazioni in un’unica direzione: quella della qualità estetica e dei contenuti.

Sia dal punto di vista musicale che per quanto concerne il linguaggio, “Voglio parlarti adesso” è la conferma della sua definitivo trasformazione, del passaggio da musicista a cantautore, grazie ad un testo che verte sulla relazione tra un padre e una figlia, sviscerando i vari conflitti interiori e i meccanismi che accompagnano la crescita di un rapporto in continua evoluzione. Composto assieme ad Andrea Bonomo, Emiliano Bassi e Maurizio Bassi, il brano assume una connotazione più universale che autobiografica, perché racconta una condizione in cui chiunque può riconoscersi, poiché non veicolata necessariamente al proprio vissuto, il tutto in maniera romantica e profondamente sentita, semplice ma efficace. Per coloro i quali si fossero messi in ascolto soltanto adesso, Paolo Jannacci possiede sia voce che cuore.

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Voglio parlarti adesso | Video

Voglio parlarti adesso | Testo

Là fuori c’è la guerra e dormi
ma qui ci penso io a te
vorrei che non tremassi come me
ho visto piangere un gigante
figurati se non piango io
che sono nato adesso amore mio
confesso che non so, non so
come si può, afferrare il vento
e il tempo che non ti do, è tempo perso

Voglio parlarti adesso
solo per dirti che
nessuno può da questo cielo in giù
volerti bene più di me
voglio parlarti adesso
prima che un giorno il mondo porti via
i tuoi sorrisi grandi i giochi tra le porte
e quell’idea che tu resti un po’ mia
non sarò mai pronto a dirti sì
ma quando vai sai che mi trovi qui

E quando il modo di aiutarti
sarà non aiutarti più
sorridi in faccia all’odio e manda giù
potrei svegliarti poi ma poi non so, se poi, sarà lo stesso
ora è sempre il mio miglior momento

Voglio parlarti adesso
solo per dirti che
nessuno può da questo cielo in giù
volerti bene più di me
voglio parlarti adesso
prima che un giorno il mondo porti via
i tuoi sorrisi grandi i giochi tra le porte
e quell’idea che tu resti un po’ mia
non sarò mai pronto a dirti sì
ma quando vai sai che mi trovi qui
le stelle appese poi cadranno giù
e un giorno ci diremo addio
ma se una notte sentirai carezze sarò io…

Voglio parlarti adesso
prima che un bel tramonto porti via
le corse senza fine, addormentarsi insieme
e quell’idea che tu resti un po’ mia
non sarò mai pronto a dirti sì
ma tuo padre sarà sempre qui
si è fatto tardi… adesso dormi

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.