A tu per tu con il cantautore toscano, in uscita con il nuovo singolo intitolato “Come brina d’agosto”
Tanti impegni e numerosi progetti in cantiere per Paolo Vallesi, che ritroviamo a pochi mesi dalla vittoria di “Ora o mai più“, in occasione del lancio del suo nuovo singolo “Com brina d’agosto”, composto a sei mani con Marco Ciappelli e Francesco Sighieri, prodotto da Pio Stefanini su etichetta Joe&Joe e distribuito da Believe Digital. Il brano, disponibile in radio e sulle piattaforme digitali dallo scorso 27 settembre, segue il precedente inedito “Ritrovarsi ancora“ ed anticipa l’uscita del suo nuovo progetto discografico, l’ottavo in carriera, la cui pubblicazione è prevista per l’inizio del prossimo anno.
Ciao Paolo, bentrovato. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Come brina d’agosto”, com’è nato e chi ha lavorato con te a questo brano?
«Questa canzone è nata insieme a due miei amici e autori, che sono Francesco Sighieri e Marco Ciappelli, persone molto stimate con le quali condivido non solo un percorso musicale, ma anche le partite di calcetto (sorride, ndr). La canzone è arrivata all’improvviso con molta naturalezza, ci piaceva l’idea di realizzarla con un suono un po’ diverso rispetto alle mie precedenti produzioni. Il testo che abbiamo concepito racconta qualcosa di molto semplice, ma al tempo stesso piuttosto contemporaneo, questo passaggio dalle vacanze estive al ritorno alla vita di tutti i giorni, ti porta inevitabilmente a dare la giusta importanza a tutto quello che è successo, a far sciogliere i ricordi e cominciare a considerarli per quello che sono. Mi piaceva trasmettere questo tipo di immagine, anche attraverso il videoclip».
Lo hai descritto come un pezzo perfetto per essere ascoltato in autunno. Partendo dal presupposto che non esistono più le mezze stagioni, musicalmente parlando quali suggestioni evoca in te questa canzone?
«Visto e considerato che non ci sono più le mezze stagioni, a volte è proprio la musica a scandire lo scorrere del tempo, perché d’estate si sente un solo e unico tipo di suono, in netto contrasto con l’inverno ed il periodo del Festival di Sanremo. Ti dirò che è anche piacevole la mezza stagione musicale, diciamo pure un giusto compromesso, “Come brina d’agosto” lo considero uno di quei brani che fanno da ponte da una stagione all’altra».
A parte la brina che canti nel pezzo, com’è stata la tua estate e come hai vissuto il post-vittoria di “Ora o mai più”?
«E’ stata un’estate fortunatamente densissima d’impegni, non solo di concerti, ma anche di giornate in studio per lavorare a brani nuovi. “Come brina ad agosto” fa parte di un progetto più ampio che vedrà la luce nei primi mesi del 2020. Diciamo che mi sono diviso tra live e sala d’incisione. Non so se con orgoglio o con dispiacere, ma non ho passato neanche una giornata in spiaggia, dopo “Ora o mai più” ho fatto una sola settimana di vacanza ad aprile, ma successivamente abbiamo girato suonando in posti stupendi, ma sempre a due passi dal mare (ride, ndr), diciamo che quest’anno l’ho visto da lontano e basta».
A proposito della nostra ultima chiacchierata, avvenuta all’indomani dalla conclusione della trasmissione, hai finito poi di rispondere a tutti i messaggini che avevi ricevuto?
«Fortunatamente sì (sorride, ndr), caratterialmente non ce la faccio a non rispondere a qualcuno che mi manda un messaggio, in quel caso ne avevo ricevuti veramente tanti e ci ho messo un bel po’ per rimettermi in pari. Pensa che dopo ogni puntata andavo a letto alle cinque per leggere i commenti e cercare di rispondere a quante più persone possibili. Con il passare dei mesi la situazione si è assestata ed è diventato tutto più gestibile, fortunatamente i follower su Instagram sono aumentati e, di conseguenza, anche la mia interazione sui social. Rispetto ad un anno fa c’è molta più gente curiosa di sapere cosa faccio, io sono altrettanto contento di dedicare del tempo a questo genere di interazioni».
Qualche giorno fa Ornella Vanoni ha festeggiato un traguardo importante, ha compiuto ottantacinque splendide primavere. L’hai sentita per gli auguri? Come prosegue il vostro rapporto?
«Prosegue in modo amichevole, ci sentiamo spesso, ora però mi hai detto questa cosa molto brutta perché francamente mi sono dimenticato del suo compleanno. Appena chiudo con te la chiamo e cercherò di farmi perdonare, perché sono stati giorni un po’ intensi e questa ricorrenza mi è sfuggita. Il nostro rapporto prosegue a gonfie vele, ma sono in difetto degli auguri che le rivolgo anche in questa intervista, perché davvero lei è una persona meravigliosa, oltre che un’artista straordinaria che merita tutto l’affetto ritrovato, so che sta preparando un nuovo disco e le auguro davvero ogni bene».
Il prossimo 4 ottobre sarai tra i protagonisti del Concerto della Vita ad Assisi, in questa società così distratta, credi che la solidarietà e la sensibilizzazione verso tematiche così importanti siano ancora possibili attraverso la musica?
«Sai, con molti compagni della Nazionale Cantanti ci muoviamo spesso insieme per cause importanti, lo è stato a fine agosto per un ricordo che abbiamo fatto per Fabrizio Frizzi. Il concerto della vita avrà un taglio diverso, più che un ricordo cercherà di dare sostegno, un evento voluto in primis da Mogol, con noi ci saranno anche Enrico Ruggeri, Marco Masini, Paolo Belli e molti altri. Farò un’esibizione molto particolare insieme ad Amara, canteremo la nostra “Pace” che si sposa sempre molto bene con questo genere di manifestazioni».
“Ritrovarsi ancora” e “Come brina d’agosto” sono i primi due tasselli di questo tuo nuovo mosaico discografico, a cui stai lavorando da circa un anno. Che tipo di progetto dobbiamo aspettarci?
«L’album che sta nascendo avrà al suo interno cose diverse, lo considero un lavoro a lungo raggio. Il primo brano “Ritrovarsi ancora” per me era una sorta di ponte ideale tra il mio passato, sia umano che musicale, e il presente. Tutto quello che ascolterete all’inizio del prossimo anno avrà un suono un po’ più moderno, la mia missione è quella di fondere il mio stile di scrittura con un tappeto sonoro nuovo. Sarà un disco suonato in maniera particolare, con delle componenti anche elettroniche, diciamo che il tratto riconoscibile saranno i testi, su quello sono un pochino più integralista, tirando fuori qualcosa sempre di personale non vado a cercare il linguaggio che funziona di più, bensì quello che mi rappresenta meglio e mi rende maggiormente credibile».
L’album è atteso per l’inizio del 2020, quindi la domanda è d’obbligo: proverai ufficialmente con Sanremo? Hai già individuato il pezzo?
«Chiaramente ho la canzone pronta ma, come sai meglio di me, non sono i partecipanti che decidono (sorride, ndr). Non nascondo che farò parte dell’enorme schiera che vorrebbe salire su quel palco così prestigioso, sarei ipocrita se ti dicessi il contrario. Se sono benvoluto, ben venga».
Onestamente, pensi che avere Amadeus come direttore artistico possa essere più un vantaggio oppure un limite? Perché in una società così superficiale e poco attenta, in molti griderebbero al “conflitto di interessi”…
«Credo fermamente che la discriminante la faccia la canzone, ci sono pezzi che hanno titolo per ambire seriamente al Festival ed altri che non vengono reputati all’altezza. Il resto, secondo me, non conta molto. Per quanto mi riguarda, non credo si possa parlare di conflitto d’interessi, perché è stato il pubblico ad avermi fatto vincere e aver, di conseguenza, stabilito di volermi ancora come parte integrante della scena musicale italiana. “Ora o mai più” mi ha dato l’ambizione quantomeno di provarci, poi il resto dipenderà dal giudizio che verrà attribuito alla canzone da parte della commissione. Figurati, conosco Claudio Baglioni da circa trent’anni, abbiamo un rapporto personale, eppure non ho fatto parte di nessuna delle sue due edizioni. Credo che i rapporti personali non rappresentino nulla ai fini della selezione, ho molta stima di Amadeus, lo ringrazio perché mi ha voluto fortemente nella sua trasmissione, perché il sostegno delle persone da casa mi ha fatto capire che posso andare avanti, in che modo sinceramente non lo so, non sarò di certo io a stabilirlo».
Per concludere, dove e a chi desideri arrivare oggi con la tua musica?
«Vorrei riuscire a creare una musica che arrivi al cuore delle persone, nel corso della mia carriera il pubblico mi ha più volte riconosciuto la capacità di riuscire a trasmettere con le canzoni degli spunti di riflessione. Mi piace l’idea che chi ascolta un mio pezzo possa trovarci dentro qualcosa, solamente questo».
Nico Donvito
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