A tu per tu con il cantautore toscano, tra i protagonisti del nuovo spettacolo del sabato sera di Rai Uno
Tempo di soddisfazioni per Paolo Vallesi, tra gli artisti italiani più popolari degli anni ’90, che ricordiamo per essersi aggiudicato la vittoria della categoria giovani al Festival di Sanremo 1991 con “Le persone inutili”, per poi classificarsi al terzo posto l’anno seguente tra i big con “La forza della vita”, considerata ancora oggi la sua canzone di maggior successo. Questo 2019 comincia per lui nel migliore dei modi, grazie alla partecipazione allo show “Ora o mai più“, format ben collaudato giunto alla sua seconda edizione. Premiato dal televoto per quattro puntate consecutive, il cantautore toscano riabbraccia nel migliore dei modi il pubblico televisivo.
Ciao Paolo, benvenuto su RecensiamoMusica. Partiamo naturalmente da “Ora o mai più”, cosa ti ha spinto ad accettare di partecipare a questo programma?
«Mi era stato proposto già lo scorso anno, ma non avevo accettato perché non sapevo bene di che cosa si trattasse, avevo un po’ il timore che gli artisti non fossero rispettati a dovere, in realtà poi ho scoperto un programma bellissimo, ho seguito la prima edizione ed eccomi qua. Il fatto che venisse riproposto al sabato sera, con più puntate, per giunta in diretta, in un periodo dell’anno più congeniale, mi ha spinto a prendere parte alla trasmissione, consapevole di non aver mai smesso di far musica, ma con il desiderio di farmi rivedere dal pubblico attraverso la televisione».
Come ti trovi con i tuoi compagni di avventura?
«Siamo tutti impegnati in questo gioco, mettendo in mostra ciò che più sappiamo fare, consapevoli che comunque vada la classifica finale abbiamo tutti lo stesso tipo di visibilità e una grande opportunità da sfruttare al meglio. La gara, in quanto tale, non ha rovinato il clima disteso e il rispetto reciproco, non c’è tensione tra di noi, penso di parlare sia a livello personale che a nome dei miei colleghi».
Con quale spirito affrontanti questa esperienza?
«Con lo spirito di un’enorme soddisfazione e con un po’ di sorpresa nell’apprendere che il pubblico mi vuole ancora così bene, su quattro puntate il televoto mi ha sempre premiato e questa è la cosa che mi fa più piacere, perché non pensavo di essere rimasto nel cuore di così tante persone. Anche attraverso i social sto ricevendo grande calore, messaggi di sostegno che mi riempiono di gioia».
Arriviamo ad Ornella Vanoni, come ti trovi a lavorare con lei?
«Penso che Ornella sia una tra i protagonisti più importanti del panorama musicale italiano e mondiale, questo non sta a me dirlo, ma è evidente. Ho conosciuto una persona estremamente rock ‘n’ roll, la cosa che più mi ha colpito è la sua onestà intellettuale, perché dice sempre quello che pensa, senza nessun tipo di filtro, sia nel bene che nel male, molto sincera e determinata, porta avanti le sue idee con una determinazione incredibile. Non dico che sia nata tra noi una sorta di amicizia, non vorrei fregiarmi di un titolo che non mi appartiene, ma una bella collaborazione professionale e umana, ci sentiamo più volte al giorno, anche solo per chiederci come stiamo e credo che questo si evinca dall’affiatamento che abbiamo sul palco».
E cosa pensi degli altri maestri?
«Sono tutti molto simpatici, ho un ottimo rapporto con ognuno di loro, molti li conoscevo già da prima, a partire da Toto Cutugno, anche Fausto Leali, la stessa Rettore. In questo frangente ho approfondito la conoscenza di Marcella e dei Ricchi e Poveri, ma non vorrei dimenticare nessuno, perché sono un gruppo di persone molto piacevoli, che hanno fatto la storia della nostra musica e poi la cosa più bella è che, a telecamere spente, ci trattano come colleghi e non come allievi (sorride, ndr)».
Ogni artista ha il proprio cavallo di battaglia, il tuo è senza ombra di dubbio “La forza della vita”. Secondo te, cosa ha colpito così tanto il pubblico al punto da trasformarlo in un vero e proprio evergreen?
«Guarda, è strano per ogni autore pensare al motivo del successo di un brano, perché mentre componi non immagini mai la direzione o il futuro di quelle note e di quelle parole. Non c’è una spiegazione, come nel caso de “La forza della vita”, certificata dalla Siae come canzone che rimarrà per sempre nel repertorio italiano. Per me è una grande soddisfazione, oltre che una continua sorpresa pensare che è stata pubblicata in oltre ottanta Paesi e incisa in svariate lingue. Forse l’unica spiegazione oggettiva è riuscire a scrivere qualcosa di tuo che, come per magia, diventa di conseguenza di tutti, ma non è una cosa che puoi creare a tavolino o programmarla, te ne accorgi solamente dopo, altrimenti non sarebbe autentica. Se ci fosse una ricetta per ottenere successo la utilizzerebbero tutti, una canzone non è un piatto da mangiare, ma una storia da raccontare. Potrà sembrare banale, ma credo che il segreto stia nell’arrivare al cuore delle persone, semplicemente con parole giuste al momento giusto, proprio quelle di cui avevano bisogno».
C’è una canzone meno nota del tuo repertorio che reputi altrettanto importante ma che non ha avuto la stessa fortuna o visibilità?
«Assolutamente, mi viene in mente un brano che si intitola “Stringimi” e che fa parte del mio album “Sabato 17:45” pubblicato nel 1999, commercialmente un po’ sfortunato ma che ritengo il disco più bello e rappresentativo della mia carriera. Questa canzone la scrissi per mio figlio Francesco prima ancora che nascesse, immaginandomi quello che sarebbe stato il rapporto tra un padre e il suo bambino».
Oltre ad essere una bella vetrina mediatica, “Ora o mai più” è sicuramente un bel percorso introspettivo che ti spinge a fare dei bilanci. Se avessi la possibilità di tornare indietro, c’è qualcosa che faresti diversamente o buona la prima?
«Sicuramente rifarei tutto, col senno di poi cercherei di evitare gli sbagli, ma sono certo che se avessi la possibilità di tornare indietro probabilmente ricommetterei gli stessi errori, perché è una questione di carattere e di natura. Non ho mai fatto cose contro la mia volontà, in determinati momenti avrò pure agito con modalità sbagliate, forse bisognerebbe tornare indietro e avere la testa di oggi, cercherei di fare tutto diverso… ma probabilmente risceglierei ancora (ride, ndr)».
Uno degli aspetti positivi di questo programma è l’attenzione che viene data alla musica del passato ma anche a quella del futuro, permettendovi di portare in finale un brano inedito. So che non potrai anticiparmi molto, ma cosa dobbiamo aspettarci dal pezzo o, più in generale, dalle tue prossime produzioni?
«Sull’inedito in particolare credo che sia uno dei più bei brani che abbia mai scritto, non lo dico tanto per dire. Questa trasmissione l’ho pensata, l’ho immaginata e ad un certo punto l’ho anche voluta, per cui mi sono sentito in dovere di portare la canzone che più rappresenta la mia vita, fatta di cose giuste e di cose sbagliate, per trasmettere tutta la voglia che ho di andare avanti e di dare sempre il massimo. E’ un Vallesi senza troppi stravolgimenti, l’arrangiamento e le sonorità sono molto più attuali rispetto ai miei successi del passato, ma la scrittura è la mia. Sono tornato in tv per far sentire chi sono e quello che so fare, per cui ho deciso di portare me stesso senza grandi sorprese, ho solo cercato di rendere più moderno il contorno, concentrandomi sul il mio modo di scrivere che spero rimanga tale per sempre».
Per concludere, al di là del contratto discografico in palio, cosa rappresenterebbe per te la vittoria più grande, il premio e la gratificazione più importante, una volta spente le luci dello show?
«Non so se vincerò, onestamente non credo, però vorrei che succedesse quello che è accaduto in queste prime quattro puntate, restare tra i favoriti del pubblico mediante il televoto. La classifica finale sarà quella che sarà, ma l’abbraccio delle persone da casa è senza ombra di dubbio il premio più importante. Dopo la trasmissione e il lancio del singolo uscirà il mio nuovo album di inediti, in seguito faremo una tournée che partirà a Maggio da Firenze, la mia città, che ci porterà in giro in estate per tutta l’Italia e da settembre in poi anche in Europa, perché questa mia partecipazione ha risvegliato degli interessi in posti in cui non suonavo da un bel po’ di tempo. Insomma, “Ora o mai più” porterà tante belle cose nuove. Sai, era come un filo che in qualche maniera si era allentato, questo programma è servito per riannodarlo, dopodiché spetterà a me cercare di tenerlo sempre ben teso e fare in modo che non si spezzi mai».
Nico Donvito
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