Una parola per raccontare l’attualità
La parola del mese di maggio è marmellata, dal portoghese marmelada, ossia “preparazione a base di marmelo“, che altro non è che la mela cotogna, unico frutto utilizzato in principio per la preparazione di questa dolce crema spalmabile.
Vi parlo di marmellata nel mese di maggio, poiché in questo mese, 18 anni fa, nasceva una delle canzoni più famose di Cesare Cremonini, contenuta nell’album Maggese, di cui vi ho parlato qualche tempo fa. La canzone è marmellata#25, che tutti avrete, almeno una volta, cantato a squarcia gola in macchina o, se ne avete avuto fortuna a un suo concerto. Eppure una canzone che fa sentire così leggeri, ha un significato profondissimo, che voglio condividere con voi.
Marmellata #25 racconta di un assenza che si fa presenza, nella vita di un giovanissimo Cesare Cremonini, appena 25enne negli anni 2000. Il testo è totalmente autobiografico. Il videoclip è persino stato girato nella stessa casa in cui Cesare si era da poco trasferito, per iniziare una nuova vita fatta di indipendenza, successo, consapevolezza e solitudine. A mancargli è Erica, suo amore, appena partito per New York. La ragazza si aggira ancora per casa, inconsciamente, nonostante si trovi a km di distanza, in tutti gli oggetti e gli angoli che raccontano di lei.
Il possesso è il contrario dell’amore
Se c’è una cosa difficile nell’amore è scinderlo dal possesso, nonostante questo sia il suo esatto contrario, tendiamo a parlare di chi amiamo con aggettivi possessivi, pensateci “il mio ragazzo”/ “la mia ragazza”, “mia mamma”, “il mio amico”, dietro a questa abitudine della nostra lingua italiana si nasconde il terrore di tutti noi di perdere chi amiamo. Una delle cose più difficili è prendere consapevolezza col tempo, che amare è lasciare liberi, pensate ai genitori che ci vedono partire e allontanarci dalla casa nella quale siamo cresciuti, o in questo caso a Erica che, giovanissima, ha seguito i suoi sogni, infrangendo quelli di Cesare, il suo fidanzato, ora vuoto e solo. Eppure è nella libera scelta dell’altro che sta l’amore, ti amo perché sono libera di sceglierti ogni giorno, perché sei libero, di realizzare i tuoi sogni e io libera di scegliere se assecondarli, o lasciarti andare.
Oggetti smarriti
Cesare nel testo di questa canzone, a poco a poco, sta prendendo consapevolezza di questa libertà, ed è spaventato, il vuoto che lo circonda lo sconforta e tutto parla di lei. Ripercorrendo le stanze della sua abitazione, e in parte le fasi della sua relazione, sta cercando qualcosa, e questo qualcosa non è solo l’amore perduto.
Ci sono le tue scarpe ancora qua ma tu te ne sei già andata
C’è ancora la tua parte di soldi in banca ma tu non ci sei più
C’è ancora la tua patente rosa tutta stropicciata
E nel tuo cassetto un libro letto e una Winston blu
L’ho fumata
In questo primo paragrafo tutti gli oggetti dimenticati, oppure chissà lasciati apposta per potersi reincontrare, un progetto di vita insieme che va sfumando, una partenza che sembra improvvisa. Lei c’è e non c’è e per avvicinarla a sé Cesare fuma una sua sigaretta, cantando questo pezzo mi chiedo sempre se effettivamente ci si possa dimenticare la patente da qualche parte, prima di partire per un viaggio così lungo. Mi rispondo che forse Cremonini nell’aggettivo stropicciata, voleva solo dirle che lui si ricorda tutto di lei, anche le pieghe dei suoi documenti, i libri che ha letto, le sigarette che fuma.
Il tuo profumo
Ci sono le tue carte e il tuo profumo è ancora in questa casa
Proprio lì dove ti ho immaginata
C’eri tu
Qui ci addentriamo in una dimensione più immateriale, quella dei profumi, evocatori di ricordi per eccellenza, si può davvero dimenticare qualcuno se il suo profumo impregna ancora il suo cuscino? E allora Cesare la immagina, nei luoghi che hanno vissuto insieme, e che lui ripercorre, solo. Posti che avranno l’eterna maledizione di essere stati vissuti insieme. La verità è che dai ricordi non si scappa, ci sono dei luoghi, che ho vissuto che hanno volti, nomi, indissolubilmente legati a loro. Mi riprometto ogni volta di non impigliarmi nei ricordi, e invece riaffiorano, ed è disumano dimenticare qualcosa che ormai ci appartiene.
Non è più domenica
Ma, da quando Senna non corre più
Ah, da quando Baggio non gioca più
Oh no no, da quando mi hai lasciato pure tu
Non è più domenica
Ma poi si dimentica
Non si pensa, non si pensa più
Baggio e Senna sono due sportivi ai quali Cremonini è molto legato, che hanno popolato gli schermi delle sue domeniche da tifoso, due personaggi diversi ma emblema ciascuno del proprio sport. Ogni volta che uno sportivo abbandona la sua carriera è uno shock per i tifosi, perché nasciamo consapevoli che tutto una fine, ma tendiamo a dimenticarcene. Cremonini si è sentito abbandonato, le sue domeniche hanno perso il proprio senso, all’abbandono dei due campioni, ma poi ha iniziato a tifare per qualcun altro, e quella ferita irreparabile, quel posto insostituibile, ha invece trovato una soluzione. Così per Erica, il destino li ha allontanati, il dolore è lancinante ma c’è una consapevolezza, prima o poi tutto passa e non si pensa più.
Le parole per raccontarlo
Ci sono le tue scarpe ancora qua ma tu non sei passata
Ho spiegato ai vicini ridendo che tu non ci sei più
Un ragazzo in cortile abbraccia e bacia la sua fidanzata
Proprio lì, dove ti ho incontrata
Non ci sei più
Quando una relazione dura a lungo, la raccontiamo con fierezza a chi ci circonda e le domande, prima scontate e ovvie, quando ci si allontana, si fanno pungenti, come quelle dei vicini di Cesare, davanti ai quali si fa vedere sorridente. E poi la felicità altrui diventa insostenibile, poiché è lo specchio di quella che abbiamo appena perduto. Ancora una volta un luogo, quello del primo incontro, lei non c’è, ma la sua memoria aleggia in Cesare che forse vorrebbe essere lontano anni luce, da una casa così piena di lei.
La consapevolezza
Non è più domenica
E non si dimentica
Questa volta Cesare lo ammette, la memoria esegue un processo di selezione, noi ricordiamo dimenticando, altrimenti rischieremmo di incappare nella fine del Funes di Borges, ragazzino incapace di dimenticare e quindi di dare vero valore ai ricordi. Non si dimentica l’amore, il dolore, la vita insieme, ma si supera e di questo Cesare prende consapevolezza nell’ultima strofa della canzone.
La marmellata ritrovata
Ora vivo da solo in questa casa buia e desolata
Il tempo che davo all’amore lo tengo solo per me
Ogni volta in cui ti penso mangio chili di marmellata
Quella che mi nascondevi tu
L’ho trovata
La casa è vuota e lui è solo, ma sta imparando a prendersi del tempo per sé, quello che prima dedicava solamente a lei, anche nel ricordo, adesso è per lui, impara a convivere con l’immagine di lei e con la solitudine. Ma c’è un passo ulteriore, che prima o poi siamo obbligati a fare tutti, quando i nostri progetti non coincidono con quelli di qualcuno che amiamo, o al quale vogliamo bene, siamo obbligati a confrontarci con l’immenso vuoto che lascia la sua assenza. Scegliamo ogni giorno a chi dedicare del tempo, e anche se questo è bello e sempre nuovo, diventa una nostra routine, abbiamo la certezza che questa persona ci sarà e dimentichiamo la possibilità della sua assenza. Ma è proprio con la solitudine che ci si deve confrontare per ritrovare quei pezzi di noi che abbiamo perso nel dedicare il nostro tempo ad altri. Cesare, ripercorrendo le tappe della sua storia e gli spazi della sua casa, tra patenti stropicciate, calze bucate, sigarette e libri letti, riesce a trovare anche la marmellata che lei gli nascondeva. Quella marmellata è l’essenza della solitudine, del noi come priorità, della nostra felicità, che si può provare solo quando non si ha qualcun altro a cui pensare. Averla persa lo ha aiutato a ritrovarsi, a 25 anni.
L’ho trovata
Tra un mese 25 anni li compio anche io, cerco continuamente la mia marmellata, oggi meno ossessivamente, convinta di trovarla in chi mi ama e riflette i miei desideri, mi accompagna nel raggiungimento di tutti i miei obiettivi.
Proprio quest’anno andrò a sentire il concerto di Cremonini, a tre anni ormai da quando mi è stato regalato il biglietto, penso che canterò questa canzone con una consapevolezza diversa, quella di chi ha perso di vista la propria marmellata per troppo tempo, ma oggi vuole ritrovarla.
Pensandoci poi, l’idea di aver lasciato in qualcuno, o che qualcuno abbia lasciato in me, un vuoto che è la sua presenza e mi accompagna in ogni gesto, da un lato è doloroso, dall’altro mi ricorda quanto non si finisca mai nelle vite degli altri per caso.
Anche se nessuno ha la mia patente rosa tutta stropicciata a casa sua, magari ha il mio profumo, i miei gesti e le mie parole, che allora non sono stati vani. A questo punto non mi fa più paura neanche la solitudine, perché alla fine soli non lo siamo mai, e questa è la croce e la delizia delle nostre esistenze, un po’ come la marmellata, buona eh, ma caro Cesare ne mangiassimo a chili ogni volta che ripensiamo al nostro passato, sai che mal di pancia.
Revisione Web
Ultimi post di Revisione Web (vedi tutti)
- Lady Gaga, fuori il nuovo album “Harlequin” - 29 Settembre 2024
- Achille G, Baby K e Villabanks, tutto in “Una notte” - 16 Luglio 2024
- Green Valley Pop Fest, Alessandra Amoroso, Irama e Tony Effe tra gli ospiti - 16 Luglio 2024
- Singoli, le nuove uscite della settimana - 14 Luglio 2024
- Spotify, gli album ed i singoli più ascoltati della settimana 28/2024 - 13 Luglio 2024