Affrontiamo un tema per mezzo di una canzone
“Alla mia età” è una canzone in cui Tiziano Ferro ha messo quella forza che è necessaria per affrontare momenti difficili. Quella forza che ti spinge a non mollare, a sopportare i momenti bui della vita, anche soffrendo ma senza gettare la spugna.
Una canzone che racconta le fragilità di chi caratterialmente fa fatica ad accettare una realtà piena di apparenze e falsi sorrisi. Una canzone che racconta la sensibilità di chi resta attento ai dettagli delle singole situazioni e di conseguenza sa come uscire dalle trappole della vita. Uno sguardo dentro se stessi, uno all’esterno, e poi di nuovo dentro di noi.
Non sbagliamo ad affermare che Tiziano Ferro abbia voluto sottolineare il valore della consapevolezza, intesa come profonda conoscenza di se stessi. Perché si, analizzare lucidamente le proprie reazioni caratteriali davanti a momenti di sconforto è un ottimo modo per individuare punti di forza e fragilità. Ed è sicuramente anche il primo modo per trasformare le fragilità in punti di forza.
“Alla mia età” risulta quindi improntata sulla conoscenza del proprio carattere e di chi ci circonda “sono un grande falso mentre fingo l’allegria, sei il gran diffidente mentre fingi simpatia”. È interessante sottolineare come questa presa di consapevolezza nasca durante momenti difficili, in cui appare chiaro chi sia davvero dalla nostra parte, e chi per finta. Proprio per questo a volte bisogna lottare da soli e imparare ad andare avanti contando solo sulle proprie gambe. Lasciando dietro solo le proprie impronte “come un terremoto in un deserto che, che crolla tutto ed io son morto e nessuno se ne è accorto”.
Quel “volare bene” indica proprio la difficoltà che subentra nel momento in cui ci sentiamo abbandonati dal mondo, e il dover camminare in quel buio viene paragonato alla difficoltà di volare “ lo sanno tutti che in caso di pericolo si salva solo chi sa volare bene”. Quel buio, tuttavia, ci permetterà di individuare con precisione sia le persone disposte a camminare con noi senza vedere niente, sia quelle che pronte a lasciarci soli.
In tutti i casi lasciamo agli altri la convinzione di essere i numeri uno “complimenti per la vita da campione”, tipica di chi è bravo a nascondere e minimizzare i momenti difficili per esaltare al contrario ogni metro raggiunto.
La metafora calcistica è perfetta nel ricordarci che alle volte tutto il buono che viene eseguito passa quasi inosservato, come se fosse scontato, mentre al primo errore commenti e giudizi non aspettano un secondo “insulti per l’errore di un rigore”. Giochi tante partite dando il massimo, fornendo magari un lavoro indispensabile ma più nell’ombra. Lavori tanto anche per gli altri, mettendo più persone nella condizione di esprimersi al meglio. Sai di occupare un ruolo importante, come sei consapevole che questa importanza apparirà evidente solo ad occhi attenti ai dettagli. Sbagli un rigore, per mille motivi, e il castello di carte crolla. Le persone soffiano, le carte si disperdono; le dinamiche della vita non seguono direzioni tanto diverse.
Tiziano Ferro, poi, ci invita a soffermarci sul momento di fragilità che si sta attraversando. È tutta una questione di sensibilità, tanto è vero che spesso le persone più sensibili sono anche quelle più fragili “e mi sento come chi sa piangere, ancora alla mia età”. Il pianto è la prova, l’oggettivazione di un peso divenuto insostenibile.
Qui però non c’è una resa, ma la spinta verso quella ripartenza che solo l’atteggiamento di una persona sensibile può permettere. “Alla mia età” su questa linea presenta il tema del perdono “ma grazie a chi sa sempre perdonare sulla porta alla mia età” / “ Perché Dio mi ha suggerito che ti ho perdonato”, gesto che simboleggia l’idea di essere pronti ad ascoltare gli sbagli degli altri così come i propri.
Si perdonano i propri errori e si perdona chi ci ha fatto soffrire non accendendo la luce nel momento buio nonostante la possibilità di farlo. Si perdona perché siamo sempre alla ricerca di seconde possibilità e di speranze che mai abbandoneremmo. Si tratta di una sensibilità consapevole che abbiamo il dovere di costruirci,indipendentemente dalla nostra età. “Alla mia età” può essere vent’anni, come novanta.
Giuseppe Currado
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