E’ questo probabilmente il grande problema di espansione dell’hip hop moderno
Ognuno di noi ha, legittimamente, il suo modo di intendere la musica e di definirne la funzione nei vari momenti in cui la si ascolta. C’è a chi piace avere un soave sottofondo durante la barba o la doccia, chi viene accompagnato da canzoni motivazionali durante la corsa o chi ne fa una questione di vita e di morte. Quello musicale è un mondo talmente vario che è accessibile in tantissime modalità e proporzioni, ma non solo: ognuno di noi, nel corso di un brano, si concentra su aspetti diversi e fonda magari il cardine del suo pensiero proprio sulle facce su cui ha posto la sua attenzione.
La doppia faccia di una canzone |
E’ piuttosto frequente, durante l’ascolto di un qualsiasi pezzo, dividere il proprio giudizio in musica e testo, più o meno svincolati tra loro. Sono due linguaggi distinti ed è quindi facile dare un parere separato, soprattutto al primo ascolto. Spesso, proprio la prima volta in cui si ascolta una canzone si è molto più analitici, in quanto si suppone che l’attenzione rivolta al brano sia abbastanza alta.
Tuttavia, è possibile e non raro trovare un brano con un testo superficiale o sdolcinato che sia, il quale però ci appassiona e ci spinge a riascoltarlo poiché magari è cantato con una voce bellissima oppure perché ha un ritmo molto coinvolgente. Il rap, genere spesso considerato a sé, entra benissimo in queste logiche, in quanto la novità del mondo hip hop si è abbattuto sul mondo discografico come una valanga a tutto tondo, creando linguaggi melodici e lirici inediti.
Il radicalismo del rap |
Soprattutto alle origini, il rap è stato espressione di una cultura che si è fatta spazio nel mondo della musica, e lo ha fatto con una tecnica nuova ma soprattutto con versi autentici e riconoscibili. Sebbene lo scopo comunicativo di questo genere non sia univoco (fra chi parla di strada, di politica o di società), è abbastanza evidente che la rivoluzione abbia riguardato soprattutto i contenuti. Il rap ha per molti anni servito i temi, e si accompagnava solo con certi temi. E chi lo ascoltava voleva gli stessi, anche perché il comporre in rima non è certo un’invenzione dell’hip hop.
L’avvento della trap |
Nella sua trasformazione da genere di nicchia a genere di massa, i testi del rap mainstream si sono standardizzati, perdendo forse un briciolo di genuinità. Le hit dovevano andare in radio e certe rime erano fortemente sconsigliate, se non addirittura censurate. Gli anni in cui fenomeno si è verificato (2008-2014) sono considerati di transizione e non certo appartenenti ad un periodo florido dal punto di vista della qualità. Poi, dal 2015, l’esportazione della trap in Italia ha rappresentato una sliding door cruciale. Con liriche meno impegnate, con ritmi meno serrati e con suoni orecchiabili la trap ha riportato il movimento a riavere sì un identità, ma totalmente diversa da quella di una volta.
I testi della trap |
Droga, donne, ricchezze e marchi: chi vuole sentire una canzone impegnata dal punto di vista tematico non ascolta trap. Consolidato questo, va da sé che i fruitori dei testi meno impegnati siano meno esigenti, e probabilmente questa minore severità ha condizionato una generazione che ascolta un rapper dopo l’altro, portando il movimento in cima alle classifiche. La trap, oltre a un mondo melodico innovativo (per certi versi futuristico), porta un immaginario generalmente inflazionato (qui l’esempio della Dark Polo Gang), riducendo così all’osso la critica alla semplice barra.
Va tenuto conto, naturalmente, dei rapper che pur usando basi trap sono considerati autori validissimi di testi, al pari dei primi interpreti del rap tradizionale: si pensi a Tedua o Izi (molto apprezzati) o a certi brani di Rkomi. Inutile dire che sono capacità relative in senso stretto: difficilmente chi ascolta Lucio Dalla elogierà “Aeroplanini di carta” o “Vertigini“.
Conclusione |
E’ probabilmente realistica l’opinione di chi riconosce un calo di impatto dei all’interno della musica testi rap (si considerino ovviamente tutti i sottogeneri), ma è altrettanto vero il fatto che rinnovare il linguaggio non è tradire ma aggiungere e aggiornare, e soprattutto è giusto considerare che non tutti i brani dance o anche quelli pop sono stati scritti da poeti del XXI secolo.
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