Disponibile dal prossimo 30 settembre il nuovo album del cantautore romano, scopriamo insieme i dettagli
Una rinascita vera e propria per Renato Zero: all’alba dei suoi settant’anni tira fuori uno dei suoi dischi migliori, il primo di una preziosa serie di tre lavori volti a celebrare questo importane traguardo anagrafico. “Zerosettanta – Volume Tre” è il progetto che ci restituisce uno dei cantautori più avanguardisti di sempre, un opera ambiziosa realizzata in tre atti, capitoli che usciranno a distanza di un mese dall’altro, per un totale di quaranta inediti che ne descrivono una piena giovinezza creativa.
A un anno di distanza dalla pubblicazione di “Zero il folle” e dell’incetta di sold out della successiva tournée (qui la nostra recensione), Renato torna ad esprimersi in forma canzone, con l’approccio di un adolescente e l’esperienza di un veterano, in un momento storico in cui si avverte il bisogno sia di osare che di rassicurare. Nei suoi cinque decenni di carriera, Zero ha sempre dato in pasto le proprie emozioni al suo pubblico, sceglie così di non risparmiarsi, bensì di triplicare le proprie forze e di spendersi senza riserve.
«Gli album che ho all’attivo dimostrano quanto io sia stato prolifico e quanto abbia raccontato in un arco di tempo abbastanza sostanzioso – racconta l’artista nel corso della conferenza stampa – questo mi ha permesso di andare a perforare la vita e la nostra società. Non faccio mai nomi e cognomi nelle mie canzoni, ma molti si riconoscono nei miei versi e questo mi riempie di orgoglio. Credo di essere sempre stato un manifesto del bisogno di mostrare le proprie generalità e la propria identità».
Alla base c’è il bisogno di portare avanti con sincerità i valori e concetti: «Forse c’è anche la fretta che mi si sta restringendo l’orizzonte, siamo quasi costretti a sfruttare i secondi per rubare al tempo un po’ di speranza. Nonostante questo, si tratta di un disco dal sapore di giovinezza, non è il mio funerale, la considero piuttosto una vera e propria rinascita sotto molti aspetti. E’ un progetto che mi appartiene, non un’operazione commerciale, alla fine questo mestiere lo si fa per donarsi».
Zerosettanta – Volume Tre | Video presentazione
Importante l’appello lanciato da Renato ai media: «Un tempo le radio erano libere, oggi non più, sono tanti gli artisti dimenticati dai network che preferiscono importare pezzi dall’estero, anche se le produzioni non sono il massimo. Dovrebbe essere il pubblico a stabilire il reale successo di un artista, la nostra categoria va difesa e rispettata, a dispetto delle multinazionali che non hanno mai realmente investito concretamente nella musica italiana».
«Devo molto a Renato Zero – prosegue il cantautore romano – perché mi ha permesso attraverso il suo sacrificio e astinenza a non essere schiavo di certi meccanismi». E sul modo di comporre oggi, non ha dubbi: «Non si può fare la musica in solitaria, con l’ausilio dei plug-in, in una stanza poco arieggiata, avendo come unico interlocutore un computer. Il processo creativo è fatto di fatica e di condivisione, altrimenti diventa un soliloquio sterile».
L’intervento si conclude con un sentito e accorato appello alla nostra categoria: «Mi aspetto che voi raccontiate bene questa mia opera, perchè merita di essere compresa, in tutta la sua entità. Dobbiamo sponsorizzare la fatica, l’abnegazione, trasmettere questo messaggio: i dischi non si fanno da soli, hanno bisogno di ritrovare la collegialità, di tornare a dare fiducia ai musicisti, di far lavorare di più le orchestre, perché dopo dodici anni di Conservatorio questi professori se lo meritano un plauso».
Zerosettanta – Volume Tre | Tracklist
- Il linguaggio della terra
- L’angelo ferito
- Come fai
- Poca vita
- Stai giù
- Più amore
- Chiedi scusa
- È l’età
- Innamorato di me
- Sognando sognando
- Gli ultimi
- Seduto sulla luna
Zerosettanta – Volume Tre | Track by track
IL LINGUAGGIO DELLA TERRA
(L. Vizzini)
«Sul pianeta si praticano una miriade di lingue, dialetti ed espressioni gergali, mentre invece il Pianeta Terra si serve di un solo linguaggio. Questa regola però, non è seguita né gradita da tutti gli umani, i quali interpretano tali segnali ciascuno in maniera personale. Ed ecco spiegate incongruenze, fraintendimenti e tantissime lacerazioni tra i nostri simili. In tutto ciò, chi vive in perfetta sintonia con il mondo, di quel prezioso insegnamento, si nutre».
L’ANGELO FERITO
(Renatozero / P. Palmer / Numa)
«Un prototipo di impiegato della Vita, vilipeso e contrastato. Tutto il suo lavoro viene vanificato in questa marcia funebre intrapresa soprattutto dai detentori del potere. O da entità piccole ma fastidiose, che non permettono ai talentuosi – o ai portatori sani di idee – alcuna possibilità di riscatto. Per questi piccoli esseri, il Covid può rappresentare un loro perfetto alleato».
COME FAI
(Renatozero / P. Palmer / A. Clark)
«Beata ignoranza… che sono in molti a ritenere che sia la medicina per tutti i mali. Il non sapere, il non vedere, il non sentire sono sport largamente praticati da noi: “Grida e li svegli. Grida e non sbagli”. Piuttosto che essere doppiati, plagiati o peggio interrotti, meglio mostrare la faccia. E che la mascherina non diventi “un alibi” per non esporsi».
POCA VITA
(Renatozero / P. Palmer / Renatozero / A. Clark)
«Chi ha vissuto tanto, e tanto ha visto e assorbito, è più facile che sia tentato di mettere a confronto periodi, atmosfere e situazioni o la qualità dei sentimenti, e delle persone, nei vari passaggi della vita. Mai permettere alla nostalgia di manipolare il nostro senso critico, di consentire al rimpianto di mettere radici e far sì che vinca il passato. Non tanto sul presente, ma soprattutto sul futuro. Perché ciò determinerebbe una triste, inevitabile, replicazione di noi stessi».
STAI GIÙ
(Renatozero / V. Incenzo / Renatozero / P. Palmer / V. Parisse)
«…E ci sono gli assenti ingiustificati! L’arte di imboscarsi, per un effetto naturale, non gode di una platea visibile, competente e coraggiosa. Per via che gli eroi quasi mai sono riusciti a raccontare le loro gesta in prima persona. Ma la trincea al momento risulta avara di presenze. Ciò che ha preservato i ragazzi-maturi come me è la militanza, senza limiti d’orario né di durata. Se si possiede determinazione e scatto, questi requisiti possono albergare in noi per sempre e la saggezza è il premio finale dopo la lotta. Allora? Su la testa!».
PIÙ AMORE
(Renatozero / P. Palmer / A. Clark)
«Ecco che nel momento culminante di ogni significativa azione subentra, in molti casi e inspiegabilmente, il blocco. Le nostre potenzialità subiscono un calo significativo. Eppure, tutto sembra stare al suo posto. Prudenza? Timidezza? Pudore? Ma pure, la scarsa autostima? Cosa non ha funzionato? Forse di tutto un po’. Fatto sta che non avevamo previsto quel calo di tono. L’amore è la palestra più specifica per confrontarsi, per capire fino a che punto possiamo risultare capaci, nel saperci offrire agli altri e sentirci soddisfatti di noi. La parola d’ordine resta… più amore!».
CHIEDI SCUSA
(Renatozero / V. Incenzo / M. De Luca)
«Nessuno sa esattamente quando scade il contratto d’affitto per l’usufrutto di una piccola porzione di questo pianeta, inclusi: l’ossigeno, il verde, il cielo, i panorami, laghi, fiumi e oceani. E poi ancora, il contatto con le altre specie animali, l’utilizzo del sole, della luna e delle stelle. A parte gli abusivi – spesso non in grado di ripagare una tale ospitalità. Molti altri – furbi, profittatori, piromani ed altri degenerati – eccoli che si applicano per rendere questo paradiso un letamaio. A loro dico: chiedete scusa alla Natura e a voi stessi per non essere riusciti a rappresentarvi con le referenze idonee, per una convivenza pacifica, con l’Universo intero».
È L’ETÀ
(Renatozero / M. De Luca)
«C’è una Signora, che si fa vedere poco. Un po’ taciturna ma con uno sguardo che avvolge e rassicura. È la Madre di tutti, prima ancora della nostra madre terrena. Di rado alziamo lo sguardo, bucando quelle nuvole: al di là di ogni umana e ragionevole comprensione, Lei è lì. Chi non crede, non crederà mai. E chi non crederà mai, si perderà lo sguardo e l’amore di quella Signora».
INNAMORATO DI ME
(Renatozero / P. Palmer / J. Hinton)
«Dopo essermi speso molto bene, negli anni Settanta, Ottanta e Novanta, qualcuno deve avere staccato la corrente ed improvvisamente ci siamo tutti piaciuti un po’ meno, esposti un po’ meno. E quella pazzia sana si è andata così affievolendo… ma io per fortuna mi facevo la corte già da bambino, mi piacevo anche se mi facevo paura, per le mie stravaganti idee e per il modo di mostrarmi in pubblico. Ma l’attrazione è sempre stata forte e costante. Ognuno si dovrebbe innamorare di sé stesso, senza provare invidia e gelosia di sé. Io ne avrei avute di ragioni, per essere geloso di me… mi davo a tutti, e in più con gioia e vanto! Amatevi anche voi… è un’esperienza meravigliosa!».
SOGNANDO SOGNANDO
(Renatozero / P. Palmer / A. Clark)
«Sognando sognando, abbiamo fatto un mare di chilometri, restando freschi ed appagati. Il sogno sono le nostre fantasie, le nostre ambizioni. Ma anche le frustrazioni e le paure. Forse si sogna come si vive. Una via di fuga dai fantasmi del giorno? È possibile. Un sogno spesso ci indica soluzioni e aggiustamenti, ci infonde coraggio, addirittura può aprirci gli occhi, rivelandosi nascoste verità. Ma chi non sogna dovrebbe preoccuparsi. Potrebbe significare un mal funzionamento della valvola liberatoria, o una disfunzione del vaso analitico!».
GLI ULTIMI
(Renatozero / P. Palmer / M. Saggese)
«Non amano la competizione, anche se si impegnano per un risultato. Prediligono l’ombra ad un sole ruffiano. Si riconoscono al fiuto e si sostengono l’un l’altro. Crescono senza fare rumore e senza sgomitare. Sono rari come la neve nel deserto. Eppure faticano ad essere accettati. Sono gli Ultimi. Forse non ne nasceranno più, sono davvero gli Ultimi. Ma non per importanza».
SEDUTO SULLA LUNA
(C. Mattone)
«Mi sono cercato per tutto questo tempo… Non ci si conosce, finché non si vive abbastanza per perdonarsi i difetti ed apprezzare i propri talenti. Distante da ogni paragone o connotazione, la mia forza è sempre stata quella di non dare mai nulla per scontato. In questo modo mi sono sempre inventato e rigenerato. Mi rifugiavo li: ero quello “seduto sulla Luna”. Contemplativo e visionario. Se volevate conoscere un alieno, ce lo avete avuto davanti, dal 30 Settembre del 1950».
© foto di Roberto Rocco
Nico Donvito
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