Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo
Benvenuti a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti. Sottovoce Emma
Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.
Ritrovamenti: “O è Natale tutti i giorni” di Luca Carboni e Jovanotti
Inaspettatamente, quando ormai avevano già raggiunto livelli altissimi con le loro rispettive carriere, Luca Carboni e Jovanotti decidono di mettersi al servizio di un’ambizione per nulla scontata. Quale? Realizzare la cover di “More Than Words” degli Extreme, brano che ad oggi conta 717 milioni di ascolti su Spotify e 787 milioni per il video ufficiale su YouTube. Ma che già all’epoca, in tempi lampo, aveva raggiunto la vetta della Billboard Hot 100, la più nota classifica musicale statunitense. Nessuno ci avrebbe mai creduto, nemmeno Nuno Bettencourt e Gary Cherone che l’hanno scritto e interpretato. Solo il pubblico diede loro la convinzione di farlo diventare in extremis il terzo singolo dell’album “Pornograffitti”.
Qui da noi, ad accorgersi della forza magnetica di “More Than Words”, è stato poco dopo proprio Luca Carboni, che nel ’92 chiese all’amico Jovanotti di proporla in concerto con un testo in italiano, nuovo di pacca. Non una traduzione, ma un vero e proprio esperimento. «Con Luca Carboni eravamo in tournée, e non avevamo un pezzo inedito», ha raccontato Jova a Propaganda Live su La7 nel 2018. E ha aggiunto: «Siccome era dicembre, ci siamo detti “facciamo una canzone di Natale”. E lui se n’è venuto fuori con sta cosa di fare una cover di “More Than Words”. Un pezzo difficilissimo tra l’altro, con loro che si arrampicavano su mille armonizzazioni. Noi invece lo abbiamo reso molto terra terra, con un testo che abbiamo scritto a casa di Carboni in tre minuti».
Certo, “O è Natale tutti i giorni”, la versione dei due cantautori nostrani, è semplificata dal punto di vista della struttura, ma ciò che all’epoca e ancora adesso può colpire sono le parole, solo apparentemente puerili e di discussa profondità. Nel punto in cui si canta “E intanto noi ci facciamo i regali, il giorno che è nato Cristo arricchiamo gli industriali. E intanto noi ci mangiamo i panettoni, il giorno che è nato Cristo diventiamo più ciccioni”, sarebbe importante soffermarsi un attimo. Sì, sono parole popolari, sono meno poetiche di altre e forse troppo didascaliche. E chiaramente non tutti in una canzone pop si spingerebbero ad utilizzare le parole industriali, panettoni, ciccioni, soprattutto in un’era così politicamente corretta come questa. Immagino però che fosse il modo migliore per far sì che in molti ci si ritrovassero.
La canzone è stata anche riproposta live più volte nel tempo. Perché per molti questa canzone è diventata un inno di Natale pur essendo anti-Natale, pur essendo una protesta contro il consumismo e a vantaggio dei valori veri di unità sociale. Questi coincidono con i valori cristiani? Tutto sommato sì, anche se spesso vengono disattesi dalla realtà dei fatti. “Il mondo forse no, non è cambiato mai, e pace in terra no, non c’è, e non ci sarà, perché noi non siamo uomini di buona volontà”, così recita più volte questo canto impopolare.
Con l’intento di arrivare alla pancia delle persone, il testo ci butta in faccia delle questioni spinose che sono rimaste attualissime, ahinoi. E sono tutte questioni che potremmo racchiudere in un concetto unico, l’ipocrisia. L’ipocrisia di farsi per forza dei regali (d’altronde a Natale cosa vuoi fare?); l’ipocrisia di vivere per un giorno come se non esistessero più il razzismo, le guerre e la fame nel mondo. Il festeggiare tutti assieme per avere l’illusione che tutto vada comunque a gonfie vele (perché a Natale si è tutti più buoni, naturalmente). “E intanto i negozi brillano, e brilla la TV e le offerte speciali. E i nostri dischi si vendono di più”.
È evidente anche un riferimento specifico all’industria musicale che sembra torni a vivere quasi solo per questa occasione. Industria di cui gli stessi Carboni e Jovanotti sono protagonisti. Non è coraggioso da parte loro sbeffeggiarsi così apertamente? Io penso di sì, perché alla fine scelte del genere potrebbero essere anche controproducenti. E invece i nostri si estraniano totalmente dalle logiche del mercato per raccontare il “lusso di cartone”, come loro intelligentemente lo definiscono. Ancora più acuto e avvincente sarebbe stato però trasmettere in radio questo brano come singolo ufficiale, e farlo in un Paese come l’Italia così goffamente bigotto. Ogni tanto comunque provate a riascoltarvelo perché “O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai”. Buone cose a tutti quanti, e lasciate a casa le formalità.
Marco Zollo
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