venerdì 22 Novembre 2024

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Roberta Bonanno: “Canto l’amore uggioso, sia semplice che complicato” – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista milanese, fuori con il suo nuovo singolo intitolato “Tanto è uguale

Tempo di nuova musica per Roberta Bonanno (qui la nostra ultima intervista), in uscita con il singolo “Tanto è uguale”, disponibile in rotazione radiofonica a partire dallo scorso 28 febbraio per Advice Music. Composto per lei da Fabio Vaccaro e Mattia Foderà, il brano mette in luce un lato inedito dell’interprete milanese, che si racconta mettendosi sentimentalmente a nudo, trasformando le proprie fragilità in forza e determinazione, come mostrato anche attraverso le immagini del videoclip diretto da Luca Giordano. Reduce dall’avventura di Tale e Quale show e dal positivo riscontro ottenuto con il precedente album Io e Bonnie, abbiamo raggiunto telefonicamente per voi l’artista per scoprirne di più.

Ciao Roberta, bentrovata. “Tanto è uguale” è il titolo del tuo nuovo singolo, cosa rappresenta esattamente per te?

«Questo pezzo è per me molto importante perché racconta una mia verità, del mio privato si conosce ben poco, attraverso i versi di questo brano mi racconto parecchio. I due autori Fabio Vaccaro e Mattia Foderà hanno saputo cogliere esattamente quella che è una parte di me meno conosciuta. In realtà è anche una canzone che può essere condivisa da molte persone, perché l’amore è un po’ complicato, per cui ho voluto raccontare qualcosa di forte, sia dal punto di vista testuale che per quanto concerne l’interpretazione empatico-sentimentale. Sono molto contenta del risultato, del riscontro che sta avendo attraverso le tante persone che la stanno apprezzando».

Sicuramente quella che racconti è una condizione in cui tutti, chi prima chi dopo, finiamo per ritrovarci. Pensi che in questa particolare epoca votata alla frenesia e all’apparenza, sia più semplice o più difficile accettare la fine di una storia d’amore?

«Guarda, questa non è una domanda semplice. Ultimamente c’è molto egoismo, tutto questo può spingere a lasciare andar via con più facilità una relazione, vige parecchio l’idea del “morto un Papa se ne fa un altro”, mentre per chi è puro nell’anima la fine di una storia segna sempre, perché riconosce l’importanza di quel rapporto che si è andato a concludere, che possa essere durato poco o parecchio non conta. Quando si deve fare a meno di una persona non è mai facile, ma è importante riuscire a capire quanto questa persona ti ha dato e quanto ti ha lasciato».

Il brano è stato cucito su misura per te da Fabio Vaccaro e Mattia Foderà, come ti sei trovata ad interfacciarti con loro?

«Li stimo molto entrambi, avevamo già lavorato insieme, in particolare con Fabio che ha realizzato praticamente il 90% del mio precedente disco “Io e Bonnie”, è un grande amico oltre che un grande professionista, in ogni suo pezzo riesce a trovare una nuova sfumatura della mia persona. Sono contenta perché ha dato veramente una svolta importante dal punto di vista artistico al mio percorso, è una collaborazione che dura ormai da tanto e che spero possa durare, ovviamente, anche in futuro».

A livello visivo cosa aggiungono le immagini del videoclip diretto da Luca Giordano? 

«In realtà è un video molto semplice, perché l’amore è così, proprio come lo racconta Tiziano Ferro. Sicuramente all’interno di questo sentimento si sviluppano spesso dinamiche complicate, però ho voluto raccontare l’esatto opposto, tirando fuori quella che è la mia sensualità che solitamente tendo un po’ a nascondere, sottolineando tutta la mia determinazione che, al contrario, ho sempre cercato di mostrare con forza. Mi reputo una donna abbastanza combattiva, sia dal punto di vista privato che per quanto concerne la sfera lavorativa, non mi arrendo mai, finché non ci sbatto la testa e anche se me la rompo la sistemo e ci riprovo (sorride, ndr). Luca Giordano ha saputo cogliere proprio questo, nella sua semplicità e in una giornata particolarmente uggiosa ed è stato un caso, una fortuna, perché ha rispecchiato il senso della canzone, perché l’amore è uggioso».

“Tanto è uguale” è di fatto il primo inedito che arriva dopo “Io e Bonnie”, l’album che ha segnato il tuo ritorno discografico. Cosa ha rappresentato esattamente per te questo progetto?

«Beh, la rinascita, indubbiamente. Sai, considero i miei album un po’ come dei figli, dopo dieci anni di distanza dal precedente è come se avessi partorito un altro figlio, “Io e Bonnie” ha rappresentato per me l’incastro giusto, perché è uscito poco prima della mia partecipazione a “Tale e quale Show”, per cui è stato l’inizio di un susseguirsi di situazioni fortuite. In questo lavoro ho proposto uno stile un po’ più forte, che rispecchia totalmente il mio carattere, perché sono una donna molto solare, che ama la vita e che non si arrende, cercando di affrontare qualsiasi difficoltà col sorriso. Il leitmotiv di tutto l’album è proprio la positività che mi caratterizza».

Parlando della tua futura musica, rispetto a “Tanto è uguale” stai lavorando a qualcosa che sia in linea oppure stai cercando anche altre formule e sperimentando nuove soluzioni?

«Siamo esseri in continua evoluzione, sicuramente in futuro ci potranno essere ulteriori cambiamenti, io stessa sono cambiata tantissimo negli ultimi dieci anni, a partire dalla mia prima apparizione con “Amici”. Non escludo l’idea che ci possano essere ulteriori cambiamenti, però questo singolo è molto molto molto rappresentativo della mia verità».

Da fruitrice, invece, come descriveresti il tuo rapporto con la musica? Tendi a cibarti di un unico genere o i tuoi ascolti sono piuttosto versatili?

«Versatili, anche se non ti nascondo di essere un po’ amante della vecchia scuola, mi piace molto la musica italiana anni ’90, da Mia Martini a Marco Masini, passando per Massimo Di Cataldo, un po’ quel mondo lì. Internazionalmente parlando, ti cito Aretha Franklin, Gloria Gaynor, Beyoncé e tutte quelle donne forti e determinate che sono state il mio esempio. Oggi come oggi, ascolto quasi tutto per poi selezionare quello che sento più affine alla mia personalità e ai vari stati d’animo, un po’ come quando vai a fare shopping e ti ritrovi a provare vari vestiti, alla fine ne compri alcuni e decidi di metterli nel tuo armadio».

In una nostra precedente chiacchierata abbiamo parlato di quanto “Amici” sia totalmente cambiato rispetto ai tempi della tua partecipazione, di recente la stessa Maria De Filippi non ha nascosto che il genere talent show sta affrontando un momento di crisi, dando la sua spiegazione. Secondo te perché c’è stata questa flessione?

«Tanto per cominciare il grosso cambiamento c’è stato proprio il mio anno, le discografiche non erano interessate ai talent, mentre già dall’edizione successiva c’è stato un pieno coinvolgimento. Lì è stata molto brava Maria a gestire quella situazione, perché ha saputo dare una possibilità in più sia a i ragazzi che partecipavano ad “Amici” che alle stesse etichette. Oggi come oggi è cambiato tutto, il format stesso è diverso, all’epoca ci cimentavamo in più discipline, per quanto mi riguarda non solo il canto, ma anche il ballo e la recitazione. Per quanto riguarda questa flessione del genere, secondo me, potrebbe essere dettato un po’ dalla velocità con cui ci si muove oggi, stringere i tempi di un disco perché si avvicina Sanremo, o far uscire più roba nel minor tempo possibile, tutto questo potrebbe essere alla lunga controproducente. In più di talent ce ne sono talmente tanti che il mercato, pian piano, può essersi un saturato, magari il pubblico ha voglia di altro, l’indie ad esempio funziona perché rappresenta quel qualcosa di diverso che oggi forse manca. Queste, naturalmente, sono soltanto alcune mie ipotesi».

Tornando a te, accettarsi non è facile, con “Io e Bonnie” sicuramente lo hai fatto, per cui ti chiedo: se ti guardi allo specchio oggi che immagine vedi?

«Con i mille difetti che fortunatamente ho e che mi rendono una persona normale, mi vedo sicuramente una donna convinta del fatto che vivere di musica non sia necessariamente legato a stretto giro al successo, non sempre queste cose vanno di pari passo. Non sempre l’impegno, il talento e la devozione ripagano, c’è spesso il “fattore c” da non sottovalutare, la cosiddetta botta di culo magari non arriva subito ma con la costanza. In tutti questi anni sono cresciuta parecchio, ho capito che molte cose non sono come appaiono e che altre bisogna guadagnarsele. Il consiglio che mi sento di rivolgere a chi si affaccia oggi al mondo della musica è di non dare mai niente per scontato, pensare che tutto sia un continuo cercare di trovare il proprio posto e che se lo trovi non è detto che tu non lo possa perdere».

Per concludere, come ti immagini tra dieci anni?

«Dieci anni? Ne avrò quarantacinque e mi sento un po’ male all’idea».

Facciamo cinque?

«Son sempre quaranta non è che cambi molto (ride, ndr). Beh, innanzitutto mi immagino sempre in compagnia della mia musica, questo indubbiamente. Poi, sai, la grande incognita più che altro è la mia vita privata, perché so benissimo cosa voglio fare di mestiere da grande, in realtà l’ho sempre saputo da quando sono piccola e non credo che ormai possa cambiare, a prescindere dalle varie possibilità. Mi immagino sicuramente una donna libera come lo sono adesso, perché no magari creandomi una famiglia che forse un giorno arriverà, questa è la mancanza più grande che in questo momento ho, anche se non la vivo con sofferenza, bensì come una cosa che adesso non c’è».

© foto di Federica Zavaleta

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.