Analisi sugli artisti che potrebbero aggiudicarsi questa 69esima edizione del Festival della canzone italiana
A poche ore dalla proclamazione del vincitore di Sanremo 2019, sembra quasi essere una volata a quattro: davanti sempre Ultimo, favorito sin dalla vigilia, seguito a ruota da Irama, anche lui molto forte al televoto, Simone Cristicchi molto apprezzato dalle giurie e Loredana Bertè, che potrebbe sbancare l’Ariston per acclamazione popolare. Se dovessimo analizzare i quattro brani proposti, oggettivamente ci troviamo davanti a proposte differenti e di buon livello, canzoni pop d’autore che sintetizzano i gusti di diverse fasce d’età.
Discograficamente parlando, la vittoria non così scontata di Ultimo potrebbe rappresentare un punto di svolta per la kermesse, che negli ultimi anni ha sempre visto le multinazionali sul gradino più alto del podio, fatta eccezione dei trionfi targati Caterina Caselli e della sua scuderia Sugar Music, oltre che nel ’97 con la sorpresa rappresentata dai Jalisse. “I tuoi particolari” è un brano che potrebbe tranquillamente aggiudicarsi il titolo, perché si trova in cima alle classifiche di vendita e di gradimento del pubblico, anche se non è un pezzo memorabile.
Discorso simile per “La ragazza con il cuore di latta”, che racconta con delicatezza una tematica importante, strizzando sempre l’occhio al mainstream, mentre per “Abbi cura di me” l’atmosfera si tinge di autentica poesia, con un ascolto decisamente meno diretto e di impatto, una canzone forse troppo sofisticata per questo palco. Potrebbe mettere d’accordo tutti “Cosa ti aspetti da me”, per noi la canzone più bella di questo Festival, perché funziona da qualsiasi angolatura o prospettiva dal quale la vuoi analizzare, in più ci restituisce una Loredana Bertè davvero in grande spolvero, grintosa ma al tempo stesso commuovente. La sua voce graffiata e struggente merita il primo posto, mai come quest’anno.
Meno quotate, ma sempre in corsa per la vittoria finale, “Argentovivo” di Daniele Silvestri e “Musica che resta” de Il Volo, proposte diverse che potrebbero aggiudicarsi un posto sul podio. Difficile ipotizzare quest’anno una classifica, soprattutto perché non conosciamo ancora il gradimento del televoto, per il momento conosciamo soltanto l’orientamento della giuria demoscopica e della sala stampa.
Tra le canzoni che hanno colpito ed emozionato, citiamo sicuramente “Nonno Hollywood” di Enrico Nigiotti e “Aspetto che ritorni” di Francesco Renga e “L’ultimo ostacolo” di Paola Turci (dedicate rispettivamente al nonno, alla mamma e al papà dei protagonisti), mentre tra i pezzi più trasmessi in radio, spiccano: “Mi farò trovare pronto” di Nek, “Senza farlo apposta” di Shade e Federica Carta, “Soldi” di Mahmood, “Per un milione” dei Boomdabash, “Rolls Royce” di Achille Lauro, “Rose viola” di Ghemon e “Mi sento bene” di Arisa.
Chiudono il cerchio canzoni meno papabili per la vittoria, ma che hanno contribuito alla perfetta riuscita di questo Festival, grazie ad un cast che unisce gusti trasversali, dalle proposte più attuali a quelle più tradizionali, da “Dov’è l’Italia” di Motta a “L’amore è una dittatura” dei Zen Circus, da “Parole nuove” di Einar a “Le nostre anime di notte” di Anna Tatangelo, da “I ragazzi stanno bene” dei Negrita a “Solo una canzone” degli Ex-Otago, per concludere con i due riusciti esperimenti generazionali rappresentati da Patty Pravo e Briga con “Un po’ come la vita” e da Nino D’Angelo e Livio Cori con “Un’altra luce”.
Nico Donvito
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