Sulla prossima edizione della kermesse ci sono ancora molti dubbi e l’ultimo DPCM non fa che aumentarli
Non c’è pace per il prossimo Festival di Sanremo 2021. Sciolti i dubbi artistici relativi al cast dei 34 cantanti in gara, 26 per i cosiddetti “Big” e 8 per le Nuove Proposte, rimangono tuttora in piedi quelli derivati dall’organizzazione logistica e dalla fattibilità della manifestazione nel pieno di un’epidemia sanitaria globale di cui ancora non si vede una certa conclusione.
Proprio in questi giorni i vertici della Rai, la direzione artistica del Festival, il comune di Sanremo, la Regione Liguria e tutto il comparto pubblicitario della kermesse stanno cercando di tirare le fila di un discorso che, anche se parte da lontano (ne avevamo parlato già qui), fin da subito si era deciso di affrontare nel corso del mese di gennaio per trovare, una volta per tutte, una risposta definitiva ai vari quesiti imposti dalla situazione generale.
Secondo le indiscrezioni lanciate nelle ultime settimane, e confermate anche dallo stesso direttore artistico del Festival Amadeus, molti sono ancora i problemi sul tavolo per arrivare ad un soddisfacente svolgimento della manifestazione.
Il primo nodo spinoso da sciogliere rimane, certamente, quello del pubblico in sala al Teatro Ariston nel corso delle cinque serate: criterio imprescindibile sia per il conduttore che per Fiorello e, parrebbe, per la stessa Rai che vorrebbe cercare di indicare nel Festival di Sanremo 2021 un momento di rinascita per il Paese. Tra le risoluzioni possibili rimane ancora in piedi quella della tanto chiacchierata nave da utilizzarsi come “bolla” per isolare le 400 persone che, per tutte e cinque le serate, saranno presenti in teatro. L’opzione sta, però, incontrando pareri discordanti tra cui quello del professor Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute che ha, di fatto, sconsigliato questa strada perchè tutt’altro che priva di ostacoli.
Ma oltre al problema del pubblico in sala rimane aperto quello per il protocollo degli artisti in gara e dei rispettivi staff che, a detta delle anticipazioni date da Repubblica negli ultimi giorni, non hanno ancora ricevuto indicazioni precise dall’organizzazione. C’è poi la questione dei giornalisti che, ogni anno, affluiscono a Sanremo in massa e che costituiscono un numero importante di presenze in città e, quindi, anche di implicito guadagno per albergatori e ristoratori del territorio. Se già appare impossibile organizzare le tradizionali sale stampa rimane ancora tutta da studiare un’alternativa e non è detto che scegliere la via dello streaming per tutti o della presenza per “pochi eletti” possa essere una soluzione gradita da una categoria che, si sa, ha il “dono”, soprattutto in alcuni comparti, di borbottare facilmente.
Ma Sanremo è anche molto altro e, dunque, la possibilità di veder del tutto spogliata la città di quegli artisti di strada e curiosi che ne invasavano le vie è quanto mai obbligata ma, contemporaneamente, triste e dannosa. Forse non sempre viene ricordato ma, storicamente, la kermesse nasce proprio con lo scopo di fornire alla città ligure l’occasione di alzare le quote turistiche in una stagione poco fortunata per quel territorio. Far venir meno tale componente implicitamente significherebbe rimuovere uno dei due pilastri (l’altro è indiscutibilmente la musica) su cui si regge la manifestazione.
In questi giorni, dunque, dovrà essere presa la decisione definitiva anche se, al momento, tutte le piste rimarrebbero ancora aperte dal regolare svolgimento della kermesse nelle date programmate (2-6 marzo) ad uno slittamento in avanti di oltre un mese (tra le varie ipotesi emerse c’è chi sostiene si possa arrivare a parlare della seconda settimana del mese di aprile) passando per la rinuncia del pubblico in sala (proposta su cui insiste in comparto pubblicitario). Su ogni scenario, però, pesa la difficile situazione sanitaria attuale del Paese e, non da ultimo, l’ultimo DPCM governativo che sarà in vigore, con tutte le restrizioni del caso (divieto di spostamento tra le regioni, chiusura dei ristoranti alle 18, impossibilità di aggregamento, chiusura dei teatri e dei luoghi di riunione…) fino al prossimo 5 marzo interessando direttamente, dunque, anche le cinque serate in cui, stando ai programmi prefissati, dovrebbe andare in onda il Festival. Saranno giorni decisivi ma, ciò che è certo, è che occorre fare di tutto perchè sia la musica, questa volta più che mai, ad essere messa al centro degli obiettivi di una manifestazione nata proprio per questo.
Ilario Luisetto
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