L’artista milanese si prepara al suo terzo Festival di Sanremo, presentando “La genesi del tuo colore“
A due anni di distanza dall’ultima partecipazione con “La ragazza con il cuore di latta” e a cinque dal suo esordio con “Cosa resterà”, Irama torna sul palco dell’Ariston con il brano “La genesi del tuo colore”, composto a sei mani con Dardust e Giulio Nenna. A sei mesi di distanza dall’uscita di “Crepe” (qui la nostra intervista con cui ci ha presentato il progetto) e dopo l’ennesimo successo della hit “Mediterranea”, il giovane cantautore milanese è pronto a confermarsi un vero big.
«Sono orgoglioso di tornare al Festival con “La genesi del tuo colore”, un brano che rappresenta, per me, un inno alla vita, alla sua imprevedibilità. A volte, nei momenti di sofferenza, quando rischiamo di perdere tutto, nasce qualcosa dentro di noi che fa scoppiare il colore e fa tornare a scorrere la vita. Rispetto alle mie precedenti partecipazioni la vivrò in maniera diversa, il bello di questo mestiere è che ti approcci con un’idea creativa differente, quindi è come se fosse ogni volta un nuovo inizio».
Un brano che, per certi versi, potrebbe spiazzare: «Il termine del classico “brano sanremese” è andato a scemare con gli anni. Questa canzone è nata in maniera spontanea e sincera. Riflessioni che ho pensato di raccontare a livello di vibrazioni sul palco dell’Ariston, in maniera del tutto onesta. Un pezzo che considerò come una moneta, perchè ha due facce che, spero, possano essere colte entrambe in egual misura. La prima è la parte musicale travolgente, l’altra l’aspetto più introspettivo espresso dal testo».
Infine, alla nostra domanda sull’aspetto e sulle caratteristiche che lo rendono orgoglioso del brano, risponde: «La difficoltà più grossa che ho sempre riscontrato è riuscire a creare il giusto contrasto tra l’energia di un brano uptempo e la profondità del messaggio da lanciare. Esprimere gioia e dolore allo stesso tempo, stavolta credo di esserci riuscito. Questo è l’aspetto che mi rende più orgoglioso, l’incrocio più difficile che ci sia, almeno per quanto mi riguarda».
© foto di Nicolò Parsenzani
Nico Donvito
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