L’interprete bolognese è intervenuto nella conferenza stampa notturna, dopo essersi aggiudicato il terzo posto al Festival
A cinquant’anni dalla sua prima partecipazione festivaliera, Gianni Morandi è tornato a Sanremo 2022 con il brano “Apri tutte le porte”. Per l’artista emiliano si è trattato della settima volta in Riviera, dopo aver partecipato nel 1972 con “Vado a lavorare”, nel 1980 con “Mariù”, nel 1983 con “La mia nemica amatissima”, nel 1987 con la vittoriosa “Si può dare di più“ in trio con Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri, nel 1995 con “In amore” in coppia con Barbara Cola e nel 2000 con “Innamorato”.
«Secondo me questo è un bellissimo podio – afferma il terzo classificato – perché ci sono tre generazioni a confronto. Sono felicissimo di trovarmi in compagnia di Elisa e Mahmood & Blanco, non me lo sarei mai immaginato. Ho deciso di partecipare con questa canzone di Lorenzo perché mi rappresenta, ma senza obiettivi particolari. Io mi sarò pure jovanottizzato, però anche lui si è un po’ morandizzato! (ride, ndr)».
Un’esperienza vissuta intensamente: «Il momento più bello per me è stato quello del duetto con Jovanotti, una carica pazzesca che mi ha esaltato. Il momento più difficile era quello prima di salire sul palco con l’inedito, perché non sapevo come sarebbe stata percepita dal pubblico. Sentirla cantare per strada è stata una grandissima soddisfazione». Un pensiero sul cast di quest’anno: «Il brano di Mahmood e Blanco è fantastico, ha meritato di vincere, ma mi è piaciuto molto anche il pezzo di Massimo Ranieri, ha un ritornello spettacolare».
«Credo che Lorenzo abbia preso dei riferimenti al mio mondo musicale, ha costruito un ritornello nelle mie corde. Non era come “L’allegria”, un pezzo che doveva fare lui. Quando mi ha fatto ascoltare la prima volta “Apri tutte le porte” non c’era lo special melodico, gli ho chiesto io di inserirlo per darmi la possibilità di fermarmi dopo aver cantato tante parole. Sono soddisfatto di questo pezzo, lo considero molto centrato».
Riguardo le polemiche sull’ospitata di Jovanotti che, secondo alcuni, avrebbe inficiato la gara, precisa: «Penso che Lorenzo mi abbia dato una grossa mano già scrivendo la canzone, è chiaro che la performance di ieri sera certamente mi ha aiutato, ma il brano era andato bene anche prima. Scrivendo il pezzo è chiaro che mi abbia aiutato». A chi gli chiede di un possibile coinvolgimento nel prossimo futuro come conduttore, risponde: «Preferisco cantare! E poi Amadeus deve andare avanti, è un Pippo Baudo di oggi, mi auguro che possano continuare»
Infine, un pensiero su questi sessant’anni di onorata carriera: «Le celebrazioni sono cose che ti fanno pensare, come dice Fiorello da eterno ragazzo a eterno riposo è un attimo (ride, ndr). Il segreto per me è la curiosità, non mi piace la commiserazione. Non so come festeggiare questi sessant’anni di carriera, chi lo sa… magari facciamo una gran festa per gli ottanta se ci arrivo! L’interruzione che ho avuto negli anni ’70 ha diviso in due la mia carriera, ho ricominciato da zero e ora sono qui. Essere accanto a questi artisti è un onore per me, non me lo sarei mai immaginato. Mia moglie stasera piangeva, mentre prima di partire per Sanremo mi ripeteva: “ma cosa ci vai a fare?”».
Nico Donvito
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