Il racconto della seconda serata nell’equilibrio delle differenze
Mercoledì sera, un karaoke di gruppo e anche la seconda serata del 73° Festival di Sanremo è servita. Poco sensazionalismo e un equilibrio sembra trovarsi: sarà per la reunion dei tre moschettieri del pop italico maschile, Al Bano, Gianni Morandi e Massimo Ranieri; sarà che le canzoni in gara offrono sonorità e testi più vari rispetto alla puntata di apertura, ma il clima è, finalmente, quello di una grande cantata tra pezzi storici della musica italiana e, perché no, perfino qualche canzone in gara, che vuole farsi canticchiare, mentre la ascoltiamo per la prima volta. Sarà per i nomi che tanto attendevamo da anni, vedi Paola& Chiara; sarà per Colapesce e Dimartino, che con il loro tuffo ci invitano a rompere ogni aspettativa esterna ai nostri desideri, la serata sanremese, appena trascorsa, ci ha fatto dimenticare, a tratti, di trovarci in una gara canora e ci ha ricordato quanto sarebbe bello, e più interessante, viverla senza competizione.
In questo, la musica è maestra: può non arrivarci, a primo ascolto, la qualità di un testo, e forse Giorgia è uno di questi casi, ma non siamo, comunque, esenti dalle emozioni; possiamo non capire, fino in fondo, quanto sia cambiato il sistema della musica, ampliando i generi e le canzoni, ma come non apprezzare la proposta di Lazza? Ieri sera, abbiamo capito che gli artisti possono ritrovarsi dopo anni, vedi gli Articolo 31, e come certi amori, fare dei giri immensi per ritornare. Abbiamo potuto imparare che si può spaccare con l’eleganza di un vestito senza messaggio sociale e che questo si può trasmettere ancora con le parole.
Quelle di Francesca Fagnani, che parla dei minori nel carcere di di Nisida, individuando parte di responsabilità nei vuoti istituzionali: «La scuola dovrebbe garantire pari opportunità, almeno ai più giovani e lo Stato dovrebbe essere più sexy dell’illegalità». Quelle, vere e sincere, di Pegah Moshir Pour, una giovane iraniana, che parla di diritti delle donne nel suo Paese e che, nella stretta di mano di Drusilla Foer, trova il sostegno e il conforto necessari a rafforzare il suo messaggio, anzi a raddoppiarlo. Perché Drusilla combatte la sottocultura del pregiudizio, portando se stessa, su un palco e nella vita reale, come espressione di libertà di essere e con la volontà di stare al mondo per come siamo, nella nostra natura più sincera.
Per tutti questi motivi, potremmo definire il secondo appuntamento festivaliero come una serata all’insegna delle pluralità musicali ed esistenziali. Cosa ci riserverà il terzo appuntamento? Riascoltare tutti i brani insieme, ci permetterà di stravolgere le posizioni della classifica?
Francesco Penta
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