A tu per tu con il talentuoso cantautore romano, in gara ad AmaSanremo con il brano “Se ridi”
Mancano poche ore al debutto di Federico Scrima, in arte semplicemente Scrima, sul palco di AmaSanremo, per giocarsi l’accesso alla finalissima di Sanremo Giovani 2020 e poi, chissà, la possibilità di partecipare al prossimo Festival della canzone italiana. “Se ridi” è il titolo del validissimo brano in concorso, un pezzo che racconta l’amore osservato dagli occhi di un bambino, che vorrebbe sentirsi già grande per poter vivere senza paure il rapporto con la sua lei.
Ciao Federico, bentrovato. Partiamo da “Se ridi“, brano con cui parteciperai ad AmaSanremo, com’è nato e cosa rappresenta per te questo pezzo?
«Il pezzo è nato da una mia idea, ma avevo giusto un paio di frasi e un abbozzo di melodia, non esisteva quasi nulla. Subito dopo il lockdown ho iniziato a collaborare con Federico Fabiano e Daniele Conti, due autori con cui abbiamo buttato giù anche altri pezzi negli ultimi tempi. Una mattina abbiamo sviluppato quello che era il mio spunto iniziale, che in realtà stavo buttando via perché non mi convinceva, e in massimo quindici minuti abbiamo concluso il brano. L’abbiamo registrato piano e voce, mandato al mio manager Francesco Facchinetti e al mio producer Alessandro Forte, entrambi lo hanno apprezzato sin da subito, anche se si trattava di un provino. Ricordo la loro emozione, da lì abbiamo intuito che forse si trattava del pezzo giusto per provare a partecipare ad un contesto del genere».
C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il senso dell’intera canzone?
«Sicuramente all’interno del testo ce ne sono molte, sia nelle strofe che nell’inciso, ad esempio: “scusa, stasera non ho voglia di ballare, ho un buco nello stomaco che è il mare”. Praticamente ci siamo immaginati l’amore dal punto di vista di un bambino, che viene invitato a ballare da una bambina, ma lui si vergogna, è timido, ha paura. Infatti nel ritornello le dice che vorrebbe sentirsi grande per fare tutto quello che alla sua età non può, tipo correre sui tetti, aspettare l’alba con lei, darle tutto ciò che le manca. Come dico sempre, questo pezzo se si ascolta con le orecchie di un bambino fa venire voglia di crescere, mentre se si ascolta con le orecchie di un adulto fa venire voglia di tornare bambino per vivere ancora quegli amori infantili che, forse, da un lato erano quelli più belli e più puri».
Quali suggestioni e quali riflessioni ti piacerebbe riuscire a trasmettere, in questo delicato momento storico, con “Se ridi”?
«Mi piacerebbe che l’ascoltatore riuscisse a vivere le stesse emozioni che provo io quando la sento ancora oggi e che ho provato nel momento in cui l’ho scritta. “Se ridi” va ascoltata senza alcuna aspettativa, lasciandosi coinvolgere dalle parole semplici e di facile comprensione che, secondo me, toccano nel profondo».
Per concludere, al di là del passaggio e della conseguente possibilità di calcare l’ambito palco dell’Ariston, ti chiedo: quale sarebbe per te il riconoscimento più importante, cioè il vero traguardo personale di questo tuo Sanremo Giovani?
«E’ già un traguardo essere arrivato a questo punto, per me è veramente tanto. Eravamo quasi mille, ne hanno scelti sessanta, poi venti. In più stiamo vivendo una bellissima esperienza, tra noi abbiamo fatto subito amicizia, ad esempio con I Desideri, con Jacopo (Le Larve, ndr), con Folcast abbiamo la stessa vocal coach, con Wrongonyou siamo stati insieme la scorsa puntata. E’ veramente un bel momento, di crescita e di condivisione».
Nico Donvito
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