giovedì 5 Dicembre 2024

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Sanremo Giovani, conosciamo meglio Nyvinne – INTERVISTA

A tu per tu con la talentuosa cantautrice , in gara tra i ventiquattro finalisti con il brano “Io ti penso”

Nyvinne Io ti pensoE’ un’artista a 360 gradi Nyvinne Pinternagel, meglio conosciuta semplicemente con il nome d’arte di Nyvinne, giovanissima cantautrice che abbiamo avuto modo di conoscere lo scorso anno nel format di Sarà Sanremo. A dodici mesi di distanza da quell’esperienza, la ritroviamo in gara a Sanremo Giovani con il brano “Io ti penso”, composto dalla stessa poliedrica artista insieme ad Alessandra Flora e Fausto Cogliati. In occasione di questa importante occasione, approfondiamo la conoscenza della talentuosa ventenne.

Ciao Nyvinne, partiamo da “Io ti penso”, brano con cui partecipi alla finalissima di Sanremo Giovani, com’è nato e cosa rappresenta per te?

«Questo brano è nato come uno sfogo, lo dico sempre ma mi piace sottolinearlo. Ho voluto inserire molta della mia intimità, alla quale tengo tanto. Ritorno a Sanremo per mostrare un lato diverso di me rispetto allo scorso anno, perché la canzone contiene un messaggio molto più personale.».

Un brano che hai composto insieme ad Alessandra Flora e Fausto Cogliati. Com’è stato lavorare con loro?

«Beh è stato fantastico, sono entrambe due persone dotate di un’enorme sensibilità, mi sono trovata a mio agio con loro da subito. Mi reputo davvero fortunata ad aver avuto la possibilità di lavorare con artisti del genere».

Quanto c’è di autobiografico nel testo? C’è una frase, secondo te, che rappresenta al meglio il pezzo?

«Tutto, non c’è una frase che non parli di me. Penso sia la canzone che in assoluto parli di una parte della mia vita, quella meno in superficie. E’ difficile dirti una frase, perché il testo ce l’ho tatuato addosso, ovviamente in senso metaforico (ride, ndr), se devo scegliere una: “ma qui cadono macerie e voglio che tu sia l’accordo che fa più male”».

A livello musicale, invece, credi che le sonorità di questo pezzo rappresentino al meglio la tua identità artistica? 

«Sinceramente preferisco non definirmi in un modo solo, sicuramente rappresentano il mio modo di scrivere e di esprimermi sia dal punto di vista compositivo che per quanto concerne l’interpretazione. Le sonorità non sono altro che un vestito, ogni brano deve indossare quello giusto».

Come e quando hai scoperto la passione per la musica?

«Da piccolina, a circa sei-sette anni ho iniziato a suonare, poi da adolescente ho cominciato a sentire il bisogno di scrivere testi e a cantarli».

Sei nata in Lussemburgo, hai origine tedesche e marocchine, vive da tantissimo tempo in Italia, tutto questo insieme di culture quanto ha contribuito alla tua crescita artistica? 

«In realtà è più un discorso di ascolti, anche se non ho mai ascoltato musica araba o canzoni tedesche, mi sono prevalentemente concentrata sul repertorio italiano, francese con la mia famiglia e, come tutti, su quello inglese. Tra i miei preferiti, cito Tiziano Ferro ed Elisa, due artisti nei quali mi ci rivedo molto».

Ricordiamo la tua partecipazione a Sarà Sanremo dello scorso anno con l’intenso brano “Spreco personale”, con quale spirito ci riprovi e come stai vivendo questa esperienza?

«In maniera totalmente diversa, specialmente per quanto riguarda il mio modo di vedere e di pensare, perché in un anno cambiano tantissime cose e quella stessa esperienza mi ha portato a crescere e diventare più grande. “Spreco personale” è un brano che rappresenta bene la mia parte musicale, quest’anno ho cercato di dare maggiore risalto al testo che, come ti dicevo prima, mi racconta in maniera onesta e sincera».

Quanto è stato importante nel tuo percorso lo studio della musica da autodidatta?

«Lo studio è una cosa importante, il Conservatorio gioca sicuramente un ruolo fondamentale nella formazione di un artista, ci tengo a precisarlo. Ovviamente questo discorso varia da persona a persona, per quanto mi riguarda mi viene spontaneo improvvisare ascoltando e riproducendo ad orecchio, riconoscendo questa mia capacità naturale».

Al di là della vittoria e della conseguente possibilità di calcare il palco dell’Ariston, quale sarebbe per te il riconoscimento più importante?

«Rispetto allo scorso anno vedo in me una crescita, sia personale che professionale, già questa è una bella vittoria, poi tutto il resto verrà da sé».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.