Solchi, parliamo de “L’albero delle noci” di Brunori Sas

Solchi - L’alberto delle noci Brunori Sas

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo de “L’albero delle noci” di Brunori Sas. A cura di Marco Baroni

In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.

In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.

Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo. “Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.

Il nostro viaggio prosegue con “L’albero delle noci” di Brunori Sas, pubblicato da Universal nel 2025.

Solchi, parliamo de “L’albero delle noci” di Brunori Sas

Brunori Sas archivia il suo primo Sanremo con questo nuovo album. Se “L’albero delle noci” è spiccatamente una dichiarazione d’amore per la figlia, in tipico (fin troppo) stile Brunori, il resto di questo nuovo lavoro, sembra concettualmente considerare il più declamato dei sentimenti come un miraggio, oppure una cosa sottovalutata o addirittura non apprezzata mentre è all’apice. “Per non perdere noi” parla di questo.

La ghigliottina”, già uscita precedentemente, è un ottimo specchio del “maschio etero bianco” …prima di ricadere sull’amore inesistente. Il pianoforte introduce “La vita com’è” che è un’ottima canzone sul qui e ora. Ancora un’analisi delle fragilità. “Pomeriggi catastrofici” è una bella cronaca dell’infanzia in famiglia, Paolo Conte sullo sfondo si alza come un gigante, dato lo stampo della musica.

E’ il momento de “Il morso di Tyson” (altro singolo già uscito, che funzionerà dal vivo. Si comincia a soffrire di piattezza nei contenuti. Passando per il dialetto di “Fin’ara luna”, si atterra a ritmo di rock n’ roll su “Più acqua che fuoco”, il lento dissiparsi della passione nelle lunghe relazioni, il desiderio dura poco, l’amore l’amore l’amore è più acqua che fuoco… un ritornello piuttosto chiaro, probabile singolo chissà.

Luna nera”, impreziosita da una tromba delicata e suggestiva, è una bella figura a cui parlare dei propri dubbi esistenziali. Si chiude con “Guardia giurata”, dove Brunori implora a un vigilante di poter assistere alla nascita di sua figlia. Arrangiato e in parte scritto assieme a Riccardo Sinigallia, questo disco non aggiunge particolari novità al percorso del cantautore calabrese, arrivato ormai al grande successo.

Si nota una manifattura delle canzoni piuttosto rodata, un porto sicuro, che forse sarebbe ora di lasciare andare verso ispirazioni nuove, con poca pace dei detrattori che lo vedono sempre più sosia o copia sbiadita di De Gregori, e dall’altra parte tanto affetto dei fan che lo seguono ovunque. 

Scritto da Marco Baroni
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