Solchi, parliamo de “Mi ero perso il cuore” di Cristiano Godano

Solchi - Cristiano Godano Mi ero perso il cuore

Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali: parliamo di “Mi ero perso il cuore” di Cristiano Godano. A cura di Marco Baroni

In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.

In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.

Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo “Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.

Il nostro viaggio prosegue con “Mi ero perso il cuore” di Cristiano Godano, pubblicato da Ala Bianca nel 2020.

Solchi, parliamo de “Mi ero perso il cuore” di Cristiano Godano

È appena uscito “Stammi accanto”, il nuovo disco, ma la prima volta che ascoltai questo album mi risultò piuttosto difficile associare Cristiano Godano a un mondo completamente acustico. Quasi strano associare l’autore di tutti i pezzi dei Marlene Kuntz (tra le rock band italiane paladine del rock d’autore) a 53 minuti di calma piatta.

Poi però ascolto dopo ascolto, questo lavoro è entrato nelle vene, come un caldo abbraccio che scalda. Mi sono quasi dimenticato di quando ragazzino, andavo a scuola con il walkman che suonava la cassetta “Il vile” (1996). Chitarre acustiche, percussioni, archi, ottoni in un paio di episodi tracciano un mosaico ben definito, composto da canzoni melanconiche, testi introspettivi come nel caso di “Sei sempre qui con me” o la meravigliosa “Ti volevo dire”. 

Il folk prende piede dentro a “Com’è possibile” poco prima di affondare nell’abisso de “Il lamento del depresso”. Godano scava nella profondità del malessere umano, come sempre ha fatto anche con i compagni di band, sempre con la poetica dei suoi testi. C’è posto per il desiderio in “Ho bisogno di te”, ballata sulla mancanza.

Siamo con gli amplificatori quasi spenti lungo tutta la durata di questo disco, Cristiano canta sussurrando, cerca se’ stesso “Nella natura”, prima di chiudere con la stomp box de “Ma il cuore batte”, …ci sarebbe da sospendere la sua pulsante attività… ma il cuore batte e non si ferma mai, e a noi ci tocca sempre andare… verso la bellezza, aggiungo io. Grazie Cristiano. 

Scritto da Marco Baroni
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