Solchi, parliamo di “Dalla pace del mare lontano” di Sergio Cammariere
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Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo. “Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “Dalla pace del mare lontano” di Sergio Cammariere pubblicato da EMI nel 2003.
Solchi, parliamo di “Dalla pace del mare lontano” di Sergio Cammariere
Questo album, pubblicato nell’estate 2001, dovette attendere quasi due anni per vedere il risultato tangibile di un successo da doppio platino. Esattamente da quel Sanremo 2003 che fece conoscere al grande pubblico il garbo talentuoso ed elegante di Sergio Cammariere.
La traccia “Tutto quello che un uomo” rimane tuttora cristallizzata in quel che si può chiamare canzone d’amore perfetta, dal linguaggio diretto e ricco di immagini meravigliose, sostenute da una composizione musicale tendente al jazz-pop, come l’intero disco.
Brani come “Tempo perduto”, “Canto nel vento”, la geniale “Cantautore piccolino” e “Paese di goal” sono chiari di esempi di musica suonata, virtuosismi e incroci furibondi tra pianoforte, contrabbasso e batterie rigorosamente spazzolate, assoli di tromba e la voce di Cammariere che ci racconta storie e poesie.
Esempi più quieti e ricchi di pathos sono “Apri la porta”, meravigliosamente malinconica, l’amore dichiarato de “Il mare”, punto focale del disco, anche odiato in “Via da questo mare”, esaltato nel titolo dell’intero progetto nella potentissima “Dalla pace del mare lontano”.
Sergio Cammariere ha continuato su questo filone musicale piuttosto altolocato, per intenditori e per gente comune, grazie alla bellezza delle sue composizioni, altri dischi e tournée. Un album “Old style” dove non c’è tecnologia se non per catturare al meglio le risonanze e i suoni degli strumenti presenti. Infatti questo lavoro, risente proprio di quella bellezza, è un po’ come un legno stagionato, continua ad assorbire l’andare del tempo, il suo cambiare stili e mode, rimanendo nel suo luccichio, immortale.