Il fascino del vinile, tra scoperte e riscoperte musicali. A cura di Marco Baroni
In un’era digitale, dove tutto è a portata di clic, il vinile resiste come un simbolo di autenticità, passione per la musica e rimane un oggetto prezioso, capace di raccontare storie attraverso i suoi solchi incisi.
In questa rubrica, Marco Baroni ci guiderà in un viaggio attraverso i solchi di vinili che hanno fatto la storia, esplorando non solo i classici intramontabili, ma anche le gemme nascoste ec he meritano un posto d’onore nelle collezioni degli appassionati.
Ogni settimana, esploreremo insieme dischi leggendari che hanno segnato la musica italiana, tra rarità dimenticate e indiscussi capolavori, riscoprendo il piacere di un ascolto autentico e senza tempo. “Solchi” è il luogo dove la musica torna a vibrare in tutta la sua purezza.
Il nostro viaggio prosegue con “Iperbole“, l’album di Raf pubblicato nel 2001 dalla CGD.
Solchi [episodio 03] – “Iperbole” di Raf
Accadde, ma accade ancora di emozionarsi con “Iperbole”, di Raf, tra i migliori album pop italiani dall’inizio del nuovo millennio. “Infinito”, che sarebbe il prototipo perfetto della canzone pop da studiare nelle scuole, con il suo incedere incalzante e il suo ritornello come direbbero oggi “killer”, oltre a diventare una hit immancabile nel repertorio dell’artista, vince pure il Festivalbar e si porta a casa qualche platino.
“Nei silenzi”, potrebbe lisciare l’animo più spigoloso dell’essere umano, con i suoi accordi sospesi su un testo sincero basato su un amore totale che sa di devozione. Poi c’è “Via”, meraviglia sul prendere e partire senza programmi, lasciandosi alle spalle le seccature quotidiane.
Nell’interezza di un disco che si è già rivelato indispensabile, arriva “Iperbole”. Impossibile essere vivi se non si avverte la pelle d’oca. Dal rumore della notte, alla voce di Raf che parla al suo secondo figlio, Samuele, al tempo neonato, sussurrando desideri, pensieri, riflessioni e domande da padre. “E chissà domani come sarai chissà se ancora ci crederai in un futuro da difendere”.
C’è spazio per un brano rap (il più socialmente impegnato nella carriera di Raf) “Assolti”, un dialogo tra due amici che ripercorrono gioie e dolori del crescere in mezzo a un mondo fatto di tanta ingiustizia. “Allegro tormentone” racconta la stupidità delle canzoni estive in modo sorprendentemente esaustivo e in qualche modo preveggente.
Quando uscì questo disco, Raf era già un artista che poteva vivere di rendita. Ma le canzoni, quelle belle, restano il motivo principale per continuare a fidelizzare sempre di più il pubblico. I loro argomenti, che si riflettono come specchi nelle vite di tutti, la ricetta base per il piatto che non passa mai di moda. Fatevi un regalo, ascoltatelo. 42 minuti di emozioni.
Marco Baroni
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