Stefano D’Orazio, il ricordo dell’uomo che ha dato voce e ritmo ai sogni dei Pooh
Nell’anniversario della sua scomparsa, il nostro omaggio a Stefano D’Orazio, protagonista della scena musicale italiana insieme ai Pooh e vincitore del Festival di Sanremo nel 1990
Il 6 novembre 2020 si spegneva, all’età di 72 anni, Stefano D’Orazio, storico batterista, paroliere e anima gentile dei Pooh. Un artista che ha trascorso oltre cinquant’anni al servizio della musica “bella”, quella che unisce e commuove. Per cinque decenni è stato una delle colonne portanti della band, l’unico batterista ufficiale, mai sostituito neppure dopo il suo temporaneo addio nel 2009, interrotto solo per la grande reunion del 2016, in occasione del cinquantennale del gruppo.
Nato a Roma il 12 settembre 1948, Stefano si avvicina alla musica da ragazzo, militando in diverse formazioni come The Kings, The Sunshines e I Naufraghi. L’8 settembre 1971 entra nei Pooh, pochi giorni prima del suo ventitreesimo compleanno, in seguito all’uscita di Valerio Negrini, che sceglie di dedicarsi esclusivamente alla scrittura.
Proprio accanto a Negrini, D’Orazio svilupperà anche la sua vena autoriale, diventando uno dei parolieri più raffinati della musica italiana. Tra i testi da lui firmati figurano successi come “Buona fortuna”, “Stare senza di te”, “Buonanotte ai suonatori”, “Cercando di te”, “Quando lui ti chiederà di me”, “Dimmi di sì” e “La donna del mio amico”, uno dei brani simbolo dei Pooh. Ha scritto anche per altri artisti, tra cui Alice, e ha trionfato due volte al Festival di Sanremo: nel 1986 come autore del brano “Grande grande amore” di Lena Biolcati, e nel 1990 con “Uomini soli”, unica partecipazione in gara della band.
Accanto alla musica, Stefano D’Orazio coltivava la passione per il teatro musicale, scrivendo musical di successo come “Pinocchio”, “Mamma Mia”, “Aladin”, “W Zorro” e “Cercasi Cenerentola”. Progetti nati dalla voglia di raccontare storie con leggerezza e poesia, senza mai perdere il contatto con la verità delle emozioni.
Stefano D’Orazio, l’uomo che ha dato voce e ritmo ai sogni dei Pooh
Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia e Riccardo Fogli, amici per sempre e compagni di un viaggio irripetibile, non smettono di ricordarlo. Commovente l’omaggio portato sul palco dell’Ariston a Sanremo 2023, con un duetto virtuale sulle note di “Uomini soli”, in cui la voce di Stefano è tornata a vibrare accanto a quella dei Pooh.
Nel 2020, durante il primo lockdown, D’Orazio e Facchinetti scrissero insieme “Rinascerò, rinascerai”, un inno di speranza dedicato a Bergamo. «Questo brano ha provocato una serie di piccoli miracoli — raccontava in una nostra intervista Roby Facchinetti — in pochissime ore è arrivato in tutto il mondo, tradotto in trenta lingue. Tutti i proventi sono stati devoluti all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Per questo, io e Stefano lo consideriamo il più grande successo della nostra vita».
Nel testo, un verso risuona ancora oggi come simbolo di resilienza: “La tempesta che ci travolge ci piega, ma non ci spezzerà. Siamo nati per combattere la sorte, ma ogni volta abbiamo sempre vinto noi”. A cinque anni dalla scomparsa, il ricordo di Stefano D’Orazio continua a vivere tra le note dei Pooh, nelle parole che ha scritto e nei cuori di chi lo ha amato. Perché la sua eredità non è solo musicale, ma umana: quella di un uomo che ha insegnato a fare della gentilezza e dell’arte una forma di resistenza al tempo.