Storie di Musica: “Hurt”, il testamento musicale di Johnny Cash

Viaggi tra note e curiosità, alla scoperta dei protagonisti e delle opere della scena musicale nazionale e non solo. A cura di Caravaggio
Benvenuti a “Storie di musica“, una rubrica ideata e realizzata del cantautore Caravaggio, dove ogni settimana ci immergeremo nelle pieghe più affascinanti della scena musicale, italiana e internazionale.
Aneddoti sorprendenti, retroscena inediti e curiosità sui grandi protagonisti vi accompagneranno in un viaggio tra le note di opere immortali e le parole degli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte canora.
Preparatevi a scoprire la musica da un punto di vista nuovo, svelando storie che pochi conoscono, ma che meritano di essere raccontate e scoperte.
Storie di Musica: “Hurt”, il testamento musicale di Johnny Cash
Ma è vero che l’amore vince anche la morte? Johnny Cash ha 71 anni nel 2002.
Il corpo è malato, la voce roca, consumata da una vita vissuta fino in fondo. Sta registrando con Rick Rubin la serie di dischi American Recordings: i lavori più intimi e coraggiosi della sua carriera. Un ciclo che molti chiamano il testamento musicale d’America.
Accanto a lui, da sempre, c’è June Carter. Cantautrice, artista, anima affine. L’unica donna capace di tenergli testa e tenergli il cuore. Da più di trent’anni, è la sua compagna di vita e di palcoscenico.
È Rick Rubin a proporgli un’idea folle: reinterpretare “Hurt” dei Nine Inch Nails. Cash la ascolta e scuote la testa. “Mi guardava come se fossi pazzo”, dirà Rubin. Ma poi legge il testo.
E una luce si accende nei suoi occhi. Quella canzone è già sua. La incide con una voce nuda e una chitarra acustica cruda, senza effetti. Come fosse una preghiera. Una confessione. Una resa.
Il videoclip viene girato nella sua casa, trasformata in un museo della memoria. Fotografie sbiadite. Premi impolverati. Le mani tremanti sul pianoforte. Accanto a lui, June.
Il video si chiude con il coperchio del piano che si abbassa. Come una bara. Come la fine di un’epoca. June morirà poco dopo le riprese. Johnny Cash la raggiungerà quattro mesi più tardi, dando seguito alla sua promessa: «Non ti lascerò mai sola».