Il terzo atto della carriera di una delle dive della canzone italiana più amate del nostro Paese
Ci sono opere e canzoni che sono destinate a durare nel tempo senza veder scalfita la propria forza originaria, ci sono artisti così avanti per la propria epoca da non riuscire a trovare una giusta collocazione, gemme rare che attraversano il tempo senza invecchiare mai, in una parola: immortali. Ci sono dive della voce, del look, della canzone che rimarranno per sempre tali. Caterina Caselli, nota anche come il “casco d’oro” della canzone italiana, è indubbiamente una di queste. Donna che negli anni ha conquistato il successo numerosissime volte grazie al suo talento artistico prima, e al suo intuito da talent scout poi. Un’artista che ha incarnato un’epoca, ne è risultata la più piena espressione musicale per poi ritirarsi dalle scene quando, saggiamente, ha capito che quegli anni stavano per finire.
Dopo averne ripercorso gli esordi ed il primo vero successo sulle note della hit ‘Nessuno mi può giudicare’ (qui) e le riconferme con brani come ‘Perdono’ e ‘Sono bugiarda’ (qui) arriviamo al 1968, anno durante il quale, forse, la carriera dell’interprete emiliana che, proprio quell’anno, lanciò il suo più grande successo: Insieme a te non ci sto più.
Il brano, scritto appositamente per lei da Paolo Conte e Vito Pallavicini, unisce il lato melodico del cantato della Caselli alla sua capacità d’incarnare ed interpretare la visione di un amore nuovo e stravolgente da parte di una donna. Una donna che, alla fine degli anni ’60, ha la forza di prendere in mano una relazione chiudendola ed allontanandosi, forse per sempre, dal proprio uomo: “non sarà facile ma sai si muore un po’ per poter vivere”.
Dopo questo grande, ennesimo, successo la carriera della Caselli inizia ad accusare qualche colpo: partecipa al Festival di Sanremo sia nel 1969 che nel 1970 e nel 1971 (rispettivamente con ‘Il gioco dell’amore’, ‘Re di cuori’ e ‘Ninna Nanna (cuore mio)’) ma, in tutte queste occasioni, sembra essere poco a fuoco. Il suo stile si sta mano a mano spostando verso nuovi lidi musicali che, evidentemente, non convincono il pubblico che fin dai suoi esordi l’ha amata per il suo canto “disimpegnato” e frivolo.
Nel 1970 si sposa con Piero Sugar, figlio del responsabile dell’etichetta discografica Sugar Music, e da quel momento dirada sempre di più la sua attività da cantante e musicista. Nel 1974, in seguito allo scarso riscontro raccolto da un suo nuovo progetto, arriva a dichiarare: “se queste canzoni non funzionano, smetto”. E così fu: continuò a cantare e a pubblicare musica ma sempre più sporadicamente fino a sparire del tutto con la propria voce. E’, però, soltanto l’inizio di una nuova vita.
Ilario Luisetto
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