venerdì 11 Ottobre 2024

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Symo: “Oggi sono più consapevole di me stessa” – INTERVISTA

A tu per tu con la giovane cantante, al suo ritorno discografico con il singolo “Non so se ci sarai

Tempo di nuova musica per Simona Barbui, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Symo, artista romana classe ’91, che abbiamo già conosciuto nel corso dell’edizione 2018 di Sanremo Giovani. Si intitola “Non so se ci sarai” il singolo che segna il suo ritorno, una ballad R&B che sviscera i timori e le paure più recondite di un rapporto d’amore conteso tra luci e ombre. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Symo, benvenuta. Partiamo dal tuo nuovo singolo “Non so se ci sarai”, cosa racconta?

«La canzone lʼho scritta tre anni fa. Racconta della nascita di una storia dʼamore. Descrive quella fase in cui sei euforica ma anche sopraffatta dai dubbi e le incertezze».

Vivere una storia d’amore con la consapevolezza che prima o poi potrebbe finire, sicuramente aiuta e ci permette di goderci ogni singolo attimo. Quali stati d’animo hanno accompagnato la stesura di questa canzone?

«In realtà, quando decidi di vivere le cose un po’ in punta di piedi credi che ti possa aiutare poi a soffrire di meno dopo. In quel momento ero innamorata e già sapevo che se per caso la storia dʼamore fosse finita, io comunque avrei avuto rispetto di ciò è stato perché autentico e vero».

C’è una frase che, secondo te, rappresenta e sintetizza al meglio il significato del brano?

«“Più mio non sarai ma un posto nel mio cuore per sempre tu avrai”. Questo non sta a significare che amerai per sempre quella persona, io fatico a credere nel per sempre. Per me quella frase sta a significare che nonostante i dubbi, in quel momento ciò che provavo era vero e sapevo già che avrei portato per sempre nei miei ricordi i bei momenti passati insieme in rispetto di ciò che è stato. Questo non vale per tutti ovviamente».

Dal punto di vista musicale, invece, ti sei trovata a tuo agio con questo tipo di sonorità? Pensi di aver trovato il sound che ti permette di esprimerti al meglio?

«Il meglio credo che debba ancora arrivare. Tutto quello che ho fatto fino ad oggi sono io. Questa è una parte di me. La chiave di ogni mia canzone sta nella mia voce e nellʼattitudine con la quale affronto i pezzi».

Facciamo un salto indietro nel tempo, come e quando hai scoperto la tua passione per la musica?

«Da che ho memoria io canto da sempre. Poi ho iniziato a crederci un po’ di più verso i 14 anni quando un gruppo hip hop della scena romana “La squadra” mi ha coinvolto nel loro album e nei loro live».

Quali ascolti hanno influenzato e accompagnato il tuo percorso?

«La black music e lʼrnb hanno influito più di tutti sicuramente. Anche la musica leggera italiana è presente nelle mie influenze, soprattutto le canzoni della tradizione melodica e cantautorale».

Analizzandola a distanza, cosa ti ha lasciato di concreto l’esperienza di Sanremo Giovani 2018?

«Sinceramente dico che non è stata una bella esperienza, perché all’epoca forse non ero pronta o affrontavo il palco in maniera troppo ingenua. Oggi sono più consapevole di me stessa».

Con quale spirito ti riaffacci al mercato musicale? Come valutati il livello generale dell’attuale settore discografico nazionale?

«Con la fiducia verso le persone che mi seguono e vogliono ancora sentirmi cantare. Ho ancora molto da dire. Non mi sento nella posizione di dare opinioni sul mercato musicale, quello che vorrei è rappresentare tutte le minoranze e dare voce a chi non ce l’ha».

Venendo all’emergenza sanitaria Covid-19 ancora in corso, personalmente, come stai vivendo tutto questo?

«Riconosco di essere fortunata: vivo con i miei genitori, che hanno continuato a lavorare, ho una casa e il cibo non manca. Ho imparato ad apprezzare cose che prima magari davo per scontate».

Al netto dell’incertezza discografica dovuta a questo difficile momento, quali sono i tuoi prossimi progetti in cantiere?

«Innanzitutto, vorrei continuare a farmi conoscere attraverso i social: attualmente sono un veicolo fondamentale per far arrivare la propria musica, basti pensare che un mio vecchio brano “Africa” ha acquisito del risalto su una piattaforma come TikTok. Avere un contatto reale con chi ti segue è tutt’altra cosa, ma al momento i social sono l’unico filo diretto con i miei fan».

Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?

«La mia musica si rivolge a chi riesce a fare propri i miei messaggi, a chi si sente rappresentato da quello che canto. Come dicevo, il mio obiettivo è rappresentare chi non è ancora rappresentato abbastanza e farmi portavoce di messaggi di uguaglianza e rispetto verso tutte le categorie sociali. Mi rivolgo in particolare a chi è nato o vive in Italia, ma appartiene ad un’etnia diversa.

Abbiamo bisogno di identificarci in qualcuno anche noi, non solo tramite i testi delle canzoni, anche visivamente o attraverso un certo tipo di esperienze di vita. Ad esempio, le ragazze nere italiane si identificano in Lauryn Hill, Erykah Badu, Beyoncé, Rihanna” e tante altre ancora. Cercano di imitarle, ma solo per essere uguali a loro. Ognuna di noi, invece, può unire la propria identità a delle fonti di ispirazione.

A me ad esempio, piace manifestare anche la mia romanità. Per questo, quando ho cantato con Antonello Venditti, ho scelto di eseguire “Sora Rosa”: un altro omaggio alla mia città, cantata con la voce che ho ereditato dai miei geni del Corno D’Africa. Oppure, come in “Non so se ci sarai”, ho scelto di inserire la frase “Roma ti prego damme na mano tutta la vita a faje di de si” su una base rnb».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.