domenica 6 Ottobre 2024

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The Jab: “La nostra musica senza generi di riferimento” – INTERVISTA

A tu per tu con il duo piemontese, negli store dal 12 luglio con il loro disco d’esordio “Tutti manifesti”

Tempo di nuova musica per Alessandro De Santis (voce, chitarra) e Mario Francese (tastiere, producer), meglio conosciuti come The Jab, gruppo musicale che abbiamo imparato a conoscere nel corso della prima fase della diciassettesima edizione del talent “Amici” di Maria De Filippi. Si intitola “Tutti manifesti” l’album che segna il loro debutto discografico, composto da dieci inediti, anticipato dai singoli “Costenzo“, “Vaniglia“, “Lei” e dall’ultimo estratto intitolato “Bianca”. In occasione di questo rilascio, abbiamo incontrato i due giovani talentuosi artisti.

Ciao Alessandro, ciao Mario, benvenuti su RecensiamoMusica. Partiamo dal vostro album d’esordio “Tutti manifesti”, a cosa si deve la scelta di questo titolo?

«Si tratta di un gioco di parole che nasce nel momento in cui abbiamo scritto la canzone “Bianca”, il primo singolo che abbiamo estrapolato dall’album, all’inizio del pezzo c’è la frase “ma nei miei sogni tu ti manifesti”, da lì è arrivato “Tutti manifesti”. Diciamo che questo titolo può avere molteplici significati, perché spiega un po’ la nostra natura dal punto di vista compositivo e poi, dal punto di vista morale, racconta anche l’attuale società perché tendiamo ad essere il manifesto di noi stessi, spesso siamo più pubblicità che sostanza».

Quali tematiche affronta e che tipo di sonorità avete voluto abbracciare?

«Le tematiche dipendono dall’eterogeneità dell’album, principalmente ci sono canzoni d’amore, ma anche pezzi che parlano di noi, del nostro modo di rapportarci alle altre persone. Musicalmente parlando, abbiamo spaziato molto tra le sonorità, dal rock all’elettronica, questo deriva dal fatto che ascoltiamo entrambi tantissima musica. Non siamo una band con un genere di riferimento, non vogliamo limitarci e risultare riconoscibili per un determinato suono, quanto più creare un’identità musicale, senza una qualche collocazione ben definita».

Un progetto anticipato dal singolo “Bianca”, cosa rappresenta per voi questa canzone e perché l’avete selezionata come apripista?

«“Bianca” è uno dei punti focali dell’album, il primo brano che abbiamo scritto insieme in questa nuova formazione. Lo abbiamo scelto perché ha segnato la nostra ripartenza, era da un po’ di tempo che l’avevamo lì nel cassetto, all’incirca da due anni, in più è un brano che suona abbastanza estivo».

Qual è l’aspetto che più ti affascina nella fase di composizione di una canzone?

«Il modo in cui vengono fuori spontaneamente le note e le parole, è come se la canzone esistesse già e noi fossimo al completo servizio della musica. E’ incredibile come ogni volta tutto nasca in maniera così naturale, noi siamo lì ad usarla e a farci usare da lei».

Nel 2017 avete partecipato ad “Amici”, cosa vi ha lasciato questa esperienza?

«Ci ha lasciato tanta esperienza, una crescita sia dal punto di vista caratteriale che tecnico. E’ stata un’esperienza tosta a livello fisico e mentale, ci ha dato parecchia visibilità, nel compenso il bilancio è molto positivo, seppur non siamo arrivati al serale ci ha lasciato più cose buone che cattive».

Vi sentite rappresentati dall’attuale scenario discografico? 

«E’ una bufera, un casino, un delirio. Il settore discografico è un mondo davvero complicato, forse un progetto come il nostro non riesce a trovare tanto spazio nel mercato perché, oggi come oggi, se non sei riconoscibile in un suono o in genere di riferimento è più difficile riuscire a vendersi al meglio. In fondo, però,  ci piace fare quello che ci pare».

Tornando al disco, c’è un messaggio che vorreste arrivasse a chi lo ascolta?

«Che vogliamo fare musica, che ci interessa ben poco di tutto il resto. Lo diciamo con un album in cui ci sono tanti generi e varie tematiche, vorremmo soltanto che, in questa giungla rappresentata dal panorama discografico odierno, alle persone arrivasse il messaggio che ci siamo anche noi che abbiamo tanta fame e voglia di fare musica».

Per concludere ragazzi, dove e a chi desiderate arrivare con la vostra musica?

«A più gente possibile, potrà sembrare una banalità, ma la musica nasce per essere condivisa, è sempre una soddisfazione suonare per se stessi ma, ad un certo punto del percorso di un artista, scatta qualcosa che ti porta a voler uscire dalla tua cameretta e far ascoltare in giro la tua musica. Personalmente ci sentiamo grati a determinati nostri artisti di riferimento per aver scritto canzoni per noi importanti, quello che noi vorremmo e che le persone provassero la stessa sensazione anche con le nostre canzoni».

© foto di Luna Perri

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.