A tu per tu con il giovane artista vicentino, fuori con il suo nuovo EP intitolato “Imperfetto”
Anticipato dai singoli “Ne 80“ e “Contro verso“, arriva negli store digitali e nei negozi tradizionali “Imperfetto”, il nuovo progetto discografico di Thomas (qui la nostra precedente intervista), artista che abbiamo apprezzato sin dal suo ingresso nella scuola di Amici, diventando uno dei protagonisti della sedicesima edizione del talent di Maria De Filippi. Sei le tracce che compongono la scaletta di questo nuovo EP del giovanissimo performer vicentino, un lavoro prodotto da Giordano Colombo e Federico Nardelli che mette in luce le potenzialità del talentuoso artista classe 2000.
Ciao Thomas, bentrovato. “Imperfetto” è il tuo nuovo progetto discografico, un termine che può essere declinato sia all’essere umano ma anche al tempo e al contesto in cui viviamo. Che significato ha per te e perché hai scelto proprio questi titolo?
«Effettivamente racchiude proprio questo, esprime la mia persona ma anche la mia visione, la consapevolezza di me stesso, la mia percezione della realtà e dei sentimenti puri come l’amore ad esempio, un tema importante di questo EP. Il titolo rappresenta il messaggio che volevo lasciar trasparire da queste sei tracce,”Imperfetto” è come sento di raccontarmi adesso».
L’ascolto del disco si apre con “Ne 80”, canzone che conoscevamo e che hai presentato a Sanremo Giovani, un pezzo che esorcizza la paura del futuro, un po’ la sensazione che viviamo tutti, anche se apparteniamo a generazioni diverse alla fine. Perché si può parlare di cose importanti anche con un sound e un’iniezione positiva, no?
«”Ne 80″ è nata un pomeriggio in studio con Danti, un grandissimo autore e un artista che stimo molto. Il brano si è scritto da solo in un certo senso, dando forma ai miei pensieri con una chiave molto ironica e funkeggiante, con un bel groove che si presta alla mia attitudine scenica e artistica. L’idea era di raccontare il mio punto di vista su quella che è la realtà, la quotidianità, il tutto con lo sguardo di un ragazzo molto giovane, la malinconica consapevolezza del futuro che coinvolgerà la mia generazione, ma in maniera velata perché volevo dedicare all’ascoltatore un momento di leggerezza, secondo me la musica deve fare questo, farti divertire e ballare, pur cercando di metterti la pulce nell’orecchio e spronarti a pensare».
Poi arriva “Tokio”, cosa racconta questo pezzo?
«”Tokio” è un pezzo che non ho scritto, ma mi è piaciuto dal primo ascolto. E’ un brano ironico e giocoso, molto giovane dal punto di vista del linguaggio e del tipo di storia, perché racconta di un rapporto di coppia più passionale, potremmo definirla un’avventura estiva, quando la stagione finisce e perde i suoi colori si perde anche quel tipo di romanticismo, quello che sembrava l’amore di un film si rivela per quello che è, anche la passione che c’era prima alla fine svanisce».
Atmosfere un pochino più rallentate, ma sempre con un certo retrogusto da dancefloor, per “Nobody”. Com’è nato questo brano?
«E’ stato scritto insieme ad una ragazzo con cui ho già collaborato nei miei progetti precedenti, molto bravo, che si chiama Marco Poletto. E’ un pezzo che si è evoluto nel tempo in maniera strana, la struttura è stata riletta da entrambi con più swing nelle strofe, adattando il testo ad una altro tipo di linguaggio. L’idea iniziale era quella di realizzare un featuring, poi insieme al mio team e ai miei produttori abbiamo pensato che era più efficace con la mia voce ed il risultato è venuto molto sensuale; parla di un amore tossico, di quando si è tanto legati ad una relazione che di per sé non può funzionare, ma si è avvolti dalla chimica e dalla passione, continuando a consumarsi fino a farsi male».
“Portami via” è una bella canzone d’amore, quali aspetti hai voluto analizzare del nobile sentimento per antonomasia?
«L’ho scritta in un periodo un po’ delicato, la scorsa estate, di getto, influenzato da diverse dinamiche, non solo da una storia d’amore finita, era un momento per me di grande riflessione. L’amore può darti tanto, ma anche toglierti molto a livello di energie, quindi è nata “Portami via” che rappresenta una richiesta di aiuto, quando pensi di non potercela fare con le tue stesse forze, ma poi ti rendi conto che ognuno di noi è in grado di rialzarsi e di ripartire con un ottica più rock. Il pezzo ha un andamento comunque sostenuto, pur essendo malinconico».
Poi c’è “Contro verso” il singolo attualmente in rotazione radiofonica. Cosa esprime per te?
«”Contro verso” è un pezzo molto giocoso, che racconta con ironia il mio essere imperfetto, il fatto di accettarmi, di essere consapevole delle mie contraddizioni e del mio carattere, lascia trasparire un po’ anche il mio sentirmi fuori tempo e fuori dal contesto in questo determinato momento storico, rispetto ai miei coetanei mi sento sempre un po’ alieno, estraneo a questo tipo di quotidianità. Non lo vivo come un disagio, bensì con consapevolezza della mia persona».
Chiude l’ascolto “Klessidra”, che significato ha per te questo pezzo?
«E’ una canzone piuttosto emblematica, in tal senso “Klessidra” è l’emblema del tempo, inteso come la forza che coinvolge tutti. La vita và avanti e ogni secondo è più forte di noi, spesso nasce il desiderio di voler fermare il tempo per prendere le decisioni giuste, il fatto che non si possa fare ti porta a ponderare e comprendere il valore di ogni singolo gesto».
Testi autobiografici e sonorità internazionali, frutto del lavoro di due produttori importanti come Giordano Colombo e Federico Nardelli. Pensi di aver trovato, anche grazie a loro, il giusto equilibrio sonoro tra le tue molteplici anime?
«Penso di aver messo ulteriormente a fuoco la mia figura artistica rispetto ai miei dischi precedenti, loro hanno fatto un lavoro incredibile a livello di sound, c’è stata una bella selezione collettiva per quanto riguarda la tracklist, effettivamente siamo partiti da una cartella di trenta brani, per poi selezionarne un quinto (sorride, ndr), per cui sono veramente soddisfatto di questo progetto».
Concludo chiedendoti, che 2020 ti aspetta? Che tipo di anno sarà per te?
«Mi aspetto tanta musica, sono stato fermo per un anno e mezzo, ho veramente bisogno di esibirmi dal vivo, sono super gasato, sicuramente non vedo l’ora di riabbracciare i miei fan e proporre la mia musica nuova, ho voglia soprattutto di tornare on stage. Il palco è il luogo più importante, il momento che amo di più di questo lavoro».
Sarà sicuramente un anno importante e perché no, anche un po’ imperfetto, perché quello che viene fuori ascoltando il disco, ma anche da questa chiacchierata, è che forse la bellezza delle cose sta proprio nella loro imperfezione…
«Decisamente, tutto ciò che è puro come la vita, come l’essere umano, ma anche un sentimento come l’amore, che a volte può darti tanto e altre toglierti qualcosa. Tutto ciò è imperfetto, però fà parte della natura della vita».
Nico Donvito
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