Recensione del nuovo singolo di Tiziano Ferro, secondo estratto da “Il mondo è nostro“
Ne ha realizzati tanti di sogni Tiziano Ferro da quando si è affacciato sulle scene musicali con quella “Xdono” diventata poi anche un grande successo internazionale. Ce n’è uno però, quello più intimo, rimasto per troppo tempo in un angolino. Vissuto quasi con paura. Impossibile anche solo da pensare. Un “miracolo” che oggi si è però realizzato, e che ci viene raccontato ne “La prima festa del papà“, secondo estratto dal nuovo album “Il mondo è nostro” dopo il lead-single “La vita splendida” (di cui qui una nostra recensione).
Canzone intrisa di sofferenza e stupore |
“La prima festa del papà” entra in quel filone di canzoni scritte da un genitore al proprio figlio per cristallizzare un rapporto indissolubile nel tempo, ma ha in sè un tasso di intensità difficilmente replicabile perchè è un brano che sa convivere anche con la sofferenza. Ferro si presenta privo di infrastrutture sia nelle sonorità, con la sua voce sostenuta solo da un pianoforte e da una sprizzata di archi nel ritornello, sia nel videoclip con solo il suo volto in primo piano. Focus su una tenera interpretazione che non può lasciare indifferenti e, soprattutto, sulle parole.
“Neanche ti sognavo perché ti negavano a chi è come me“, canta Tiziano facendo riferimento alle leggi del nostro Paese che precludono il percorso dell’adozione alle coppie omoaffettive, in una prima strofa dove è anche lo stupore a farla da padrone. Quello per il messaggio ricevuto dal proprio di padre, in quel “la storia prosegue, il testimone è tuo” che ha rappresentato la genesi del brano. E quello ancora più emblematico nel verso “Son solo tuo padre e mi fa strano anche dirlo“: è il senso dell’incredibile che diventa realtà.
Amore che si fa rivoluzione |
Margherita e Andres, i figli avuti l’anno scorso insieme al marito Victor Allen, rappresentano un amore talmente potente da diventare “rivoluzione“. Sono la dimostrazione che “si può sognare anche da grande“. Hanno le sembianze della rivincita su un mondo che “distrusse quel sogno a metà“. Una risposta che sa di quell’arte a cui il padre ha indirizzato la sua vita, con quelle parole che “da bambino le ho tutte imparate e da grande poi le ho pure inventate“, e verso cui cerca di orientare anche la loro: “Splendi amore grande e fa’ che resti arte la tua vita“. Un profondo senso di protezione verso due bambini nati in un mondo carico di incertezze e che devono quindi essere da subito indirizzati verso il bene.
In conclusione |
La forza di questo brano è in una storia che parla sì di omogenitorialità, ma lo fa in realtà anche a chi è costretto a fuggire dal proprio paese per realizzarsi, a chi si sente inadeguato, a chi deve vivere coi “sogni da parte” e a cui sono rivolti quei “miracoli” che “non puoi fermarli“. Un messaggio perfetto per offrire speranza e sprono e che arriva, ovviamente, con grande potenza anche a chi pensa di non meritare la gioia di diventare padre o madre. Perchè è giusto che il desiderio di genitorialità possa appartenere a tutti.
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Nick Tara
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