Analisi del nuovo singolo di Tiziano Ferro ed Elodie, intitolato “Feeling”, fuori da venerdì 8 novembre, un brano che sin da subito divide l’opinione pubblica
Questa mattina mi sono svegliato e mi sono accorto di aver ricevuto almeno una ventina di messaggi da parte di amici che mi chiedono cosa penso del brano di Tiziano Ferro e di Elodie, dal titolo “Feeling”, fuori da oggi, venerdì 8 novembre.
Come sempre si solleva la questione delle aspettative, perché da due artisti del loro calibro ci si aspetta sempre molto. Addirittura c’è chi mi scrive di aver apprezzato di più le combo di Tiziano con Baby K e J-Ax. Insomma, i feedback provenienti della mia rubrica telefonica non sono il massimo della vita.
Allora decido, ancora assonnato, di ascoltare “Feeling” e mi rendo conto che in parte i miei friend avevano ragione. La riascolto in loop, mentre apro i social e leggo commenti di tutt’altro respiro, soprattutto sotto il video di YouTube, più che altro focalizzati sulla coppia e non sulla canzone.
C’è chi azzarda con Beyoncé e Jay-Z in “Deja vù”, chi definisce l’unione perfetta “come aver mixato il caffè e la sigaretta”, chi fa battute di dubbio gusto tipo “Elo, qualunque cosa tocchi, diventa Ferro”, ma il commento più gettonato resta: “il duetto di cui avevamo bisogno”.
Poco o niente riguardo la canzone… ed è comprensibile, considerato che non c’è molto da dire. La coppia strafunziona, a prescindere dalla bontà della loro proposta musicale. Apprezzabile il ritorno di Tiziano all’R&B, di fatto se ascoltiamo questo pezzo in successione con “Xverso” e altri brani presi a caso dal suo primissimo repertorio, non sfigura affatto.
Il problema si pone se mettiamo in paragone “Feeling” con i momenti più alti della discografia di Tiziano Ferro, intese sia le ballate che proposte più ibride come “Stop! Dmentica” o “La differenza tra me e te”. In modo particolare trovo che sia un po’ sottotono il testo, che non renda giustizia alla sua penna.
Il cantautore di Latina, complice il lavoro della sua nuova manager Paola Zukar, sta cercando di levarsi di dosso la patina di un’estetica troppo ancorata al passato, ma a che prezzo? Puntando più sull’immagine che sulla sostanza? Uniformandosi ad una scena a cui non può appartenere?
Di “Feeling” salviamo sicuramente la funzionalità dell’accoppiata e il sound convincente, ma sul testo non ci siamo. Farà discutere il fatto che per comporre il pezzo ci siano volute ben dodici mani: oltre a Tiziano Ferro ed Elodie, anche DJ Toss, Federica Abbate, Jacopo Ettorre e Pietro Paroletti (alias Golden Years, che ha prodotto il brano).
Prendiamo il ritornello, non c’è niente di poetico nel testo, che si limita a fare un elenco di luoghi dove sono avvenuti reciproci tradimenti: “Ad un after alle sei, quando eri con lei, dentro il bagno, un’ora ad una festa a LA, nell’ascensore di un hotel, al freddo fuori da un set, nel parcheggio di un club”. Non è un giudizio morale, ma queste “liriche” sembrano voler indirizzarsi a tutti i costi a un pubblico giovane, e a nulla servono i riferimenti più nostalgici di un “abbiamo i graffi di un CD”. C’è qualcosa che non gira e che stride, sarà la troppa presenza di “d” euforiche o l’utilizzo eccessivo di inglesismi? This is a good question.
Alla fine, però, non è un discorso solo di età. Il fatto che Tiziano Ferro torni a giocare con certe sonorità quando l’anagrafe gli ricorda di non avere più ventiquattro anni, ma venti in più, è del tutto apprezzabile. Diciamo che poteva farlo con un linguaggio e con temi diversi. In tutto questo emerge prepotentemente Elodie, poiché il brano è perfettamente nelle sue corde e nel suo immaginario.
In buona sostanza, si parlerà molto di questa collaborazione, forse più che della stessa “Feeling”. Questo basterà a decretarne il successo? Sicuramente può essere un buono spunto per un’analisi sociale sulla percezione della musica oggi, su quanta importanza diamo al contenitore e quanta al contenuto. Per il momento non mi dilungo oltre, devo ancora rispondere ai messaggi dei miei amici, ai quali mi limiterò a mandare il link di questo articolo per far prima.
Nico Donvito
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