domenica, Aprile 28, 2024

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Tiziano Ferro e J-Ax dalla parte dei più deboli in “Abbiamo vinto già” – RECENSIONE

Recensione del singolo che vede duettare il cantautore di Latina e il rapper milanese

Prima collaborazione per Tiziano Ferro e J-Ax e il brano riesce a cogliere subito di sorpresa ad un primo ascolto. Il titolo – “Abbiamo vinto già” – suggerirebbe infatti, inizialmente, un’autocelebrazione di sè stessi e dei propri risultati – tema caro al rapper milanese ma affrontato recentemente anche da Ferro ne “Il paradiso dei bugiardi“, traccia di apertura del suo ultimo album “Il mondo è nostro” – e, invece, ciò che ci si trova davanti è un potente abbraccio rivolto alle persone più deboli.

Urlare il proprio dolore per non sottrarsi più alla felicità |

Su una ballad costruita attorno alla ritmica di una drum machine e con un arrangiamento scarno e povero di strumentazioni, quasi a voler dare un maggior peso alle parole, si sviluppa in prima battuta il discorso di Tiziano Ferro incentrato all’inizio sulle persone che vivono in solitudine, una condizione caratterizzata da continui saliscendi emotivi (“Una vita di bellezza, una vita di paure, una vita a scoprire come cambi prospettive, appena sposti amore, odio e tutto quel dolore“) e di silenzio quasi autoimposto e descritto come un “danno” perché fa perdere il bello della vita. L’invito è quindi a urlare il proprio dolore perché è l’unico modo per non sottrarsi più alla felicità.

Nella seconda strofa il cantautore di Latina si sposta poi su un argomento vissuto in prima persona: il diritto di amare. “Marceremo per le strade per difendere un diritto” inquadra così le battaglie LGBTQ+ volte a chiedere maggior tutela, diritti e la possibilità di vivere ognuno il proprio amore liberamente. Una lotta da affrontare anche a costo di pagare con la libertà stessa (“Marciremo nelle carceri se amare è un delitto”) e, addirittura, con la vita (“Come l’amore di una madre che morirebbe per un figlio“).

Invito a non curarsi del pensiero altrui |

J-Ax si aggiunge al discorso dicendo la sua su temi già trattati dal collega, come la solitudine che diventa occasione per descrivere la musica come un’ancora di salvezza, soprattutto per i più giovani che crescono emarginati (“Quanto sono necessarie le canzoni, lo sanno quelli che han passato l’adolescenza da soli“), ma anche aggiungendo carne al fuoco.

Nella sua strofa si parla quindi anche dell’odio prima rivolto al meridione e oggi quasi totalmente riservato a chi arriva da un altro Paese, come se ci fosse sempre una sorta di nemico da dover trovare (“Oggi odiano Mohamed, ieri odiavano Calogero“), l’ipocrisia dell’inclusività fatta solo a convenienza (“E poi fanno gli inclusivi se non sei troppo povero“) e il peso del giudizio altrui (“Troppo grasso, troppo poco bianco, troppo malinconico […], troppo introverso, sei da ricovero“). Il menefreghismo e il non curarsi del pensiero altrui sono le armi individuate per iniziare a dare alla propria vita una direzione diversa: “La tua opinione ci finisce nello spam“.

In conclusione |

Tiziano Ferro e J-Ax, pur nascondendosi dietro a una canzone pop, leggera e radiofonica, si rendono quindi voci e volti di un messaggio particolarmente importante e significativo. Si mettono dalla parte dei più deboli che, però, per loro lo sono solo apparentemente: perché queste persone descritte nel brano diventano in realtà vincenti nel momento in cui riescono ad accettare le loro debolezze e le mostrano con orgoglio. Le abbracciano idealmente, convincendole che basta poco per trasformare la propria condizione di infelicità e spostare la propria prospettiva in qualcosa che fa urlare con fierezza che “abbiamo vinto già” perché “ridiamo delle cicatrici, brindiamo alle debolezze“.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.
Nick Tara
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Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.