Recensione dell’inedito presentato da Ultimo negli stadi e da ora disponibile anche sulle piattaforme digitali
Il grande pubblico ha conosciuto Ultimo nel 2018, quando si affacciava sulle più importanti scene musicali paragonandosi a Peter Pan, il bambino che non voleva crescere, che aveva più domande che risposte, che scappava “dall’essere grande“, che si circondava di immaginazione e fantasia proprio per fuggire dalla realtà che lo circondava e sono infatti questi i temi che più contraddistinguevano i primi lavori del giovane cantautore romano.
Cinque anni dopo lo ritroviamo però da “principe degli stadi“, con alle spalle tanti risultati straordinari, figli di una continua crescita e maturazione sia umana che cantautorale, e non è quindi più il momento di scappare. Oggi Ultimo non è più il ragazzo che sognava di volare verso un mondo migliore: è un uomo che sta crescendo, che ha accettato la realtà, che inizia a fare i conti con le fragilità tipiche di un adulto e ha deciso di raccontarcelo in “Paura mai“, inedito presentato in anteprima durante la terza data allo Stadio Olimpico di Roma del recentissimo “Ultimo Stadi 2023 – La favola continua…” e disponibile dallo scorso venerdì su tutte le piattaforme digitali.
Paura per lo scorrere del tempo che riguarda sia sè stesso che gli affetti più cari |
“Paura mai” rischia di diventare un importante spartiacque per la carriera di Ultimo perché lo vede per la prima volta parlare in maniera così netta, cruda e diretta della paura per lo scorrere del tempo e lo vede quindi meno sognatore e più incastrato nella realtà. È un sentimento da cui nessuno è immune ed è proprio questo che vuole dirci il cantautore romano: anche se lui è pienamente realizzato ed è un idolo per i suoi coetanei, condivide comunque con loro le stesse paure nei confronti dell’ignoto e di un futuro incerto.
Sono paure che riguardano sia sè stesso tra il pensiero di quale sia il periodo migliore per avere un figlio (“Ho paura di volere un figlio troppo presto oppure che arrivi ma quando sono vecchio, e che io sia diventato un altro nel frattempo, magari quel vecchio cantante di successo“) e quello della solitudine (“Ho paura di un futuro vuoto, di cucinare per me solo, della tv di notte accesa per non sentirmi solo in casa“), che gli affetti più cari: famiglia (“Ho paura che mia madre un giorno di novembre mi guardi piangendo ma senza dire niente“), amicizia (“Ho paura che un amico un giorno non risponda, lo stesso che abbracciavo forte in una sbronza“) e amore (“Ho paura senza lei“).
Ultimo non si limita però solo a raccontarle: si preoccupa anche di indicare una strada che possa fungere da antidoto per ogni pensiero cupo e ognuno la può trovare dentro di sè. Riuscire a guardarsi dentro è fondamentale per ridare luce a un momento buio (“Paura mai di guardarmi dentro quando è buio fuori, ora è tutto spento ma troverò i colori“) perché la vita lascia ricordi indelebili in grado di ridare speranza e coraggio (“Questa vita passa, ma non scompare”).
Totale distacco dall’idea di mercato attuale |
“Paura mai” è però importante per Ultimo non solo dal punto di vista compositivo ma anche da quello strettamente discografico, perché lo distacca definitivamente da un’epoca in cui si parla più di tendenze che di musica. Ci troviamo infatti di fronte a un ragazzo di 27 anni che scrive una canzone nei camerini di uno stadio e, nel giro di pochi giorni, la porta subito sul palco, senza neanche farlo sapere ai suoi più stretti collaboratori. Perché la sente troppo forte dentro di lui per pensare che il suo pubblico possa aspettare ad ascoltarla.
Gli dicono che pubblicarla a luglio sarebbe un suicidio discografico perché troppo lontana da ciò che viene richiesto in estate e non troverebbe quindi l’appoggio di radio e playlist? Lui lo fa lo stesso, perché “c’è anche altro“. C’è un messaggio troppo importante da far arrivare al pubblico e non è necessario per forza attendere la fine della stagione in cui lo spazio sembra essere riservato solo alle hit estive, perché non dovrebbero esserci regole su quando e come scrivere o pubblicare una canzone. In una discografia sempre più schiava di numeri, strategie e business, Ultimo ci riporta quindi alla musica fatta per semplice esigenza e necessità di raccontarsi, dove il risultato non è il fine ma la conseguenza di un lavoro fatto bene.
Nick Tara
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