Nuovo singolo per il cantautore romano che si prepara al Figli di nessuno – Tour
Nel bene e nel male quando Fabrizio Moro canta o scrive lo si distingue subito: c’è qualcosa nella sua voce e nella sua penna che lo rende un’artista unico nel suo genere, uno di quelli che o lo ami da impazzire o fatichi a capirlo. Concetto perfettamente applicabile anche al nuovo singolo estratto dal suo ultimo album Figli di nessuno (qui la nostra recensione). Per me è un brano tosto, diretto e soprattutto incisivo, un lavoro che prosegue con quel “pragmatismo musicale” che da sempre contraddistingue il repertorio dell’artista e che si ritrova ancora di più in questo ultimo lavoro.
“Io non ho visto il mondo, ma ho imparato a viaggiare lo stesso”, canta Moro, con la carica di chi ha dovuto conquistarsi ogni millimetro di successo con fatica e sudore, e proprio da quella fatica ha trovato la forza per andare avanti a testa bassa e a piccoli passi. Come sempre tante parole e tanti concetti che qui però restano incentrati per tutta la durata del brano sul racconto autobiografico dell’artista, come può facilmente cogliere chi lo segue da tanto. Moro si sfoga parlando di sé e lo fa senza tagli e censure: “per me che sono nato tra i mostri del bivio condizionato dalle ombre gettate sui passi che ho fatto, per un sogno enorme, enorme chiuso dentro a una scatola che non ha forme…”, fino al potente ritornello che funge da ponte perfetto tra le due strofe: “è la vita che va, un minuto, un’età”, con quel tempo che scorre inesorabile portandosi via pezzetti di vita con esperienze a volte positive e a volte negative.
Con questo brano Fabrizio Moro riesce ancora una volta ad andare a segno senza rinunciare ai suoi tratti caratteristici: tanta rabbia e tanto vissuto che però lasciano, alla fine, un senso di positività ben rappresentato dal bell’assolo di sax alla fine del secondo ritornello. Un pezzo che, come molti altri già proposti in passato dal cantautore romano, sa di vita vera e che rappresenta sicuramente uno dei capitoli più riusciti del suo ultimo lavoro di inediti.
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Per me | Testo
Come una preda che scappa dalla caccia
Per un rullo compressore ingolfato
Vento freddo che taglia la faccia
Giuseppe Currado
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