sabato 23 Novembre 2024

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Vent’anni senza Renato Carosone, cosa ci manca della sua musica

Il ricordo dell’indimenticato artista napoletano, raffinato pianista e scanzonato cantastorie, con il tuo talento ha saputo innovare ed esportare la musica italiana nel mondo

Artista poliedrico, assoluto genio del pianoforte, innovatore e rallegratore: questo e molto altro ancora era Renato Carosone, musicista che ha saputo contaminare il sound partenopeo, rendendolo moderno e apprezzabile all’estero. Chi non ha mai ascoltato, canticchiato o fischiettato alcuni dei suoi celebri motivetti? Da “Tu vuo’ fà l’americano” a “‘O sarracino”, passando per “Torero”, “Caravan petrol”, “Pigliate ‘na pastiglia”, “Maruzzella” e molti altre ancora.

Cantautore, compositore e direttore d’orchestra, Carosone ha saputo giocare con gli ottantotto tasti del suo amato pianoforte, abbinando la tecnica classica a quella jazzistica, rallegrando la popolazione di mezzo mondo reduce dal secondo dopoguerra. Dalla tarantella ai ritmi africani, le sue dita hanno viaggiato nel tempo e nello spazio, disegnando un genere unico ed irresistibile. Insieme a Domenico Modugno, è uno dei pochi artisti italiani ad aver scalato le classifiche americane non cantando in inglese.

Nato a Napoli il 3 gennaio del 1920, manifesta sin da bambino la sua passione per la musica, bruciando qualsiasi tappa. A soli diciassette anni, si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di San Pietro a Majella, pochi mesi dopo viene scritturato in una compagnia di spettacolo per lavorare in Eritrea. L’esperienza nell’ex colonia italiana è per lui fondamentale, al suo ritorno in Italia forma il Trio Carosone, insieme al chitarrista olandese Peter Van Wood e al batterista napoletano Gegè Di Giacomo.

Un mix di genialità e spiccate peculiarità che danno vita  ad uno stile inconfondibile. Il 3 gennaio 1954, giorno della nascita della televisione, Carosone e il suo gruppo debuttano sul piccolo schermo con il primo programma musicale della storia, intitolato “L’orchestra delle quindici”. Negli anni a seguire arrivano i primi successi sopracitati, più alcune vivaci rivisitazioni di canzoni dell’epoca, come “E la barca tornò sola”, “La pansè” , Malafemmena”, “Chella llà” e “Anema e core”.

Tra swing, jazz e boogie-woogie, la carriera di Renato Carosone decolla anche a livello internazionale. Nel 1959, all’apice del suo successo, decide di ritirarsi dalle scene per una scelta personale, preferendo la sua famiglia alla fama. Dopo quindici anni di assenza dalla musica, torna finalmente sul palco, girando il mondo con le sue tournée. Voluto fortemente dal patron Adriano Aragozzini, nel 1989 debutta al Festival di Sanremo, all’età di sessantanove anni, classificandosi al quattordicesimo posto.

Ci ha lasciato il 20 maggio 2001 nella sua casa di Roma, all’età di 81 anni. A vent’anni dalla sua scomparsa, lo ricordiamo come un’artista unico nel suo genere, che ha saputo combinare lo studio al virtuosismo, come solo un grande Maestro può fare. Tanti gli omaggi da parte dei colleghi e di quelli che possiamo considerare i suoi allievi, artisti che sono stati influenzati dalla passione e dal grande talento visionario di Renato Carosone.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.