martedì 3 Dicembre 2024

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Il “Vivo” di Levante per ricordare che una madre è, prima di tutto, donna – RECENSIONE

Recensione del brano che Levante ha presentato nell’ultima edizione del Festival di Sanremo

È stato un Sanremo 2023 in cui si è affrontato molto il tema della salute mentale attraverso storie sentite, sofferte e autobiografiche. Su queste pagine abbiamo già raccontato lo sguardo con cui ne hanno parlato i Modà e lo faremo più avanti anche con Mr. Rain; oggi tocca però a Levante che, con la sua “Vivo“, ha portato sul palco dell’Ariston un’esperienza che tocca diverse donne.

L’esperienza della depressione post-partum |

Diventata madre di una bimba, Alma Futura, nata nel febbraio 2022, la cantautrice è stata subito dopo colpita da depressione post-partum. Una condizione di cui si parla troppo poco ma che è decisamente frequente, considerando che colpisce una donna su dieci nell’arco dei dodici mesi successivi al parto.

Si pensa che, dopo una nascita, una mamma debba essere per forza felice, invece quello è un periodo caratterizzato anche da cambiamenti fisici e sbalzi ormonali che possono influire sul suo umore e sulla sua salute. Subentrano quindi una sensazione di tristezza quasi immotivata e una continua oscillazione tra stati d’animo opposti, oltre alla paura di non essere all’altezza del ruolo e un senso quasi di colpa per non riuscire ad essere felice.

Un brano che è un vero e proprio inno alla vita |

I sentimenti contrastanti sono al centro delle strofe di “Vivo“, nelle quali si rimbalza velocemente tra lacrime di gioia e di tristezza (“Ho sorriso tanto dentro a questo pianto“) e tra serenità e fatica (“O respiro o affanno, come stare al mondo?), fino ad arrivare a pensieri più oscuri (“Credo nel Dio che prego, Padre nostro Padre, posso andare in cielo?“). Sono momenti di buio che non dimenticano però mai la luce, perché in Levante è sempre esistita la speranza di riprendere il possesso della propria vita (“Ho voglia di credere di poter farcela“).

E il brano qui diventa un vero e proprio inno alla vita, con un ritornello serrato e martellante in cui la cantautrice espone tutti i suoi desideri, tra cui quello di uscire da una condizione descritta come una prigione (“Vivo per la mia liberazione“), fino al finale grido liberatorio, ripetuto come un mantra: “Vivo un sogno erotico, la gioia del mio corpo è un atto magico“. È la fotografia del ricongiungimento con sè stessa, di ritrovare l’amore per il proprio corpo, di tornare ad essere ancora, e anche, donna.

Dimostrazione di essere una donna di carattere |

Perché Levante a Sanremo ha fatto questo: ha portato su quel palco il suo essere donna, nel testo che ha cantato, nel messaggio di cui si è fatta portavoce, ma anche nel look. Ha invitato a sradicare, al più presto, certi tabù perché, ancora oggi, nell’immaginario collettivo, si pensa troppo spesso che chi è madre non può essere nient’altro. Deve annullarsi, deve rinunciare a sè stessa, deve trascurare il proprio dolore perché ha appena avuto un figlio e quindi deve essere felice e basta. Lei invece ha cantato i lati oscuri della gravidanza e, in questo, ha normalizzato la sofferenza, esortando chi è accumunato dalla sua stessa condizione a non vergognarsene, a non nascondersi e a riprendere in mano la propria vita.

Un messaggio che, diciamolo, non è stato capito subito. “Vivo” è stata parecchio sottovalutata a Sanremo perché, da una parte, le canzoni più profonde hanno bisogno di prendersi il loro tempo e, dall’altra, si preferiscono forse più le donne che appaiono facilmente addomesticabili e meno sicure di sè. Quelle di carattere si guardano con maggior sospetto e lei sul palco dell’Ariston ha presentato esattamente questo: il carattere di una donna che sa combattere non solo per la propria emancipazione ma anche per quella delle altre donne.

Mettere al centro l’essere donna |

Levante ha messo al centro di tutto libertà e femminilità: la prima a cominciare da quel colore di capelli blorange che aveva già attirato diverse critiche social ancor prima dell’inizio del Festival e l’ha mostrata quindi totalmente indipendente dal giudizio altrui, la seconda in un look deciso e brillante e in una canzone che possiede un carico di tensione vitale, ma anche sessuale, nel suo momento centrale.

Perché la maternità non può essere solo sacrificio. È qualcosa che aggiunge, non deve essere una condizione assoluta. Una donna che diventa madre deve ricordarsi, ancora di più, dei suoi talenti, delle sue ambizioni, dei suoi obiettivi e di ciò che è: Donna. Nessun giudizio altrui o paura deve fermarla. E no, una madre che indossa tacchi 18 e canta di sogni erotici e riscoperta del proprio corpo non significa che ami meno sua figlia. Significa ricordarsi, e ricordare, che una madre è, prima di tutto, donna.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.