In centinaia i fans che hanno occupato Piazza del Duomo, scenario di un’emozionante festa musicale
Diciannove anni non bastano per dimenticare il genio di Fabrizio De Andrè, uno dei cantautori più ispirati del XX secolo, capace di raccontare storie popolari con la delicatezza di un poeta. In sua memoria è andato in scena l’annuale concerto collettivo “Cantata anarchica”, auto-organizzato da numerosi fans orfani della tipica canzone d’autore manifesto di altri tempi e della lirica dell’artista genovese, che merita di essere frequentato, studiato e raccontato.
Strumenti di ogni tipo hanno accompagnato i cori del nutrito pubblico presente, dalle immancabili chitarre ai violini, passando per tamburi e tamburelli, fisarmoniche, maracas e pure originalissimi strumenti costruiti con oggetti di fortuna come, ad esempio, grattugie e conchiglie. Tantissime le canzoni intonate, tra cui: “Il pescatore”, “Bocca di rosa”, “Via del campo”, “La guerra di Piero”, “Geordie”, “Un giudice”, “Il bombarolo”, “Andrea”, “Coda di lupo”, “Dolcenera”, “La canzone dell’amore perduto”, “La ballata dell’amore cieco”, “Amore che vieni, amore che vai”, “Don Raffaé”, “Franziska”, “Sally”, “La città vecchia”, “Fiume Sand Creek”, “Se ti tagliassero a pezzetti” e “La canzone di Marinella”.
Cantata anarchica | Video
Dopo la pubblicazione del cofanetto “Tu che m’ascolti insegnami”, avvenuta lo scorso 24 novembre, proseguono incessanti i tributi nei confronti di uno dei padri del cantautorato italiano. Ce ne fossero di iniziative di questo tipo, che fanno bene alla musica e ci arricchiscono il cuore. La “Cantata anarchica” in memoria di De Andrè non è stato solo un semplice tributo, ma una festa in cui hanno trionfato la musica e le emozioni. Persone diverse, di ogni tipo di età ed estrazione sociale, unite dalle note del repertorio di Faber in un unico grande abbraccio ideale che, dagli scalini del sagrato del Duomo, ha incantato una fredda notte gennaio, senza luna e senza stelle.
Foto di copertina di Gabriele Cannilla.
Nico Donvito
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