Giorgia, almeno tu salvati dal piattume del pop d’oggi
Quali sono i brani più importanti della carriera pluriventennale di Giorgia, da sempre definita dea della voce e forse unica vera erede delle grandi vocalità femminili del secolo scorso? Quali sono le sue canzoni più conosciute, più cantante e, dunque, anche più vendute della sua discografia? Occorrerebbe, forse, fare un sondaggio ma le risposte, credo, andrebbero ugualmente a premiare gli storici successi di “Come saprei“, “E poi“, “Di sole e d’azzurro” o “Vivo per lei“.
Sarà forse un caso che nemmeno uno di questi successi intramontabili sia stato scritto da Giorgia ma da grandi autori di mestiere? Sarà forse un caso che questi colossi discografici continuino ad essere presenti in ogni scaletta di tour per la Todrani, mentre i brani dei suoi ultimi lavori ci rimangono a malapena per il tour di promozione dello stesso album? A quanto credo no ed il perché è piuttosto semplice da intendere: a volte il bisogno di una professionalizzazione specifica e settoriale è più forte persino dell’ambizione di esprimere se stessi senza filtri, sentimento che spesso porta gli interpreti a diventare anche autori per se stessi.
Giorgia, sia chiaro, non scrive affatto male: è una penna dotata di capacità e di talento ma, forse, non abbastanza da poter nobilitare il suo aspetto vocale, la propria superpotenza interpretativa, la necessità di creare variazioni, sorprese e colpi di scena inattesi. Giorgia è una delle migliori ugole dei nostri tempi, interprete sopraffina dotata di grande estensione e tecnica e per questo ha bisogno di grandi canzoni per risultare nella propria pienezza. Peccato che queste grandi canzoni negli ultimi tempi non le abbia trovate, non le abbia scritte.
L’occasione per questa riflessione mi giunge dopo l’uscita del suo nuovo singolo, accompagnato dalla voce di Marco Mengoni, dal titolo Come neve che funge da perfetto manifesto della inadeguatezza delle proposte musicali della Todrani. Se di canzoni memorabili avrebbe bisogno, anche in questo caso, l’artista romana si è ritrovata piegata e soffocata da un brano qualsiasi, da una di quelle tante canzoni d’amore pop arrangiate e cantante in modo alquanto prevedibile dal suo principio alla propria fine. E così la dea Giorgia si abbassa al livello delle altre contesse del pop che, sia chiaro, vantano bei brani nel proprio repertorio ma che, di certo, non possono ambire al titolo regale della scena musicale che un tempo fu proprio di Giorgia. Un tempo perchè oggi, forse, non lo è più.
A Giò, te lo dico in romanesco così magari mi comprendi meglio: torna a fatte scrive le canzoni dall’artri! Ma che siano bravi, mi raccomando. Ricordati di quando per te scriveva Eros Ramazzotti, Gatto Panceri (di cui qui la nostra recente intervista in cui abbiamo parlato proprio anche di Giorgia), Pino Daniele, Zucchero, Gino Paoli, Enzo Avitabile, Maurizio Fabrizio… Torna ai grandi autori, torna a mostrare la tua voce nella sua massima potenza e lascia da parte canzoni sempre uguali a se stesse, senza più un briciolo di novità, di sperimentazione o di messaggio autentico: Giorgia, torna ad essere l’unica Giorgia e non una delle tante!
Ilario Luisetto
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