Dal 28 settembre disponibile in radio e in digital download il nuovo singolo della cantautrice romana
Chi di noi non ha vissuto nel corso della propria vita momenti di black out, brevi o lunghi periodi in cui tutto, intorno a noi, sembra venire giù e crollare improvvisamente? Lo racconta molto bene Romina Falconi, artista che nel corso della sua carriera ha sempre cercato di porre al centro dell’attenzione qualcosa che avesse un contenuto. Lo dimostra ancora una volta con “Le 5 fasi del dolore”, singolo disponibile dal 28 settembre che anticipa l’uscita del suo nuovo disco previsto per il mese di gennaio. Rifiuto, rabbia, patteggiamento, tristezza e accettazione, queste le cinque fasi che la cantautrice romana ha deciso di raccontare attraverso questa canzone, sviscerando i nostri più reconditi affari irrisolti, tra fantasmi e crisi di panico, fino ad arrivare ad una conclusiva presa di coscienza e alla piena consapevolezza interiore.
«Tendo a scrivere le cose in maniera cruda – confida l’artista – così ho sviluppato l’idea di un concept album che affronti in ogni canzone uno stato emotivo diverso, dall’abbandono alla tristezza, passando per il desiderio e la dipendenza affettiva, capitoli differenti su quelle che sono le sensazioni che ognuno di noi prova nel corso della nostra esistenza. Non voglio insegnare niente a nessuno, non so nemmeno se riesco a prendere in mano le redini della mia vita, figuriamoci se intendo dare lezioni educativi agli altri, ci tengo davvero a sottolinearlo». Chiamiamolo pure cantautorato terapeutico, il desiderio di esprimere attraverso musica e parole ciò che magari nella vita di tutti i giorni non riusciamo a confessare nemmeno a noi stessi, perché la musica ha il potere di comunicare attraverso un linguaggio universale e senza tempo.
«Questa canzone l’ho scritta dopo la fine di una convivenza, l’epilogo di una storia che ho vissuto davvero come un lutto, mi sono sentita una stupida e pure un tantino in colpa agli occhi degli altri, perché alla fine gli amori vanno e vengono, ma ci sono determinati momenti in cui non ti rendi conto, come nella prima fase del “rifiuto”, dove cerchi di darti delle spiegazioni e di giustificare determinati comportamenti. Subito dopo arriva la “rabbia”, la fase in cui ti senti più viva perché cerchi di reagire, a volte anche in maniera sbagliata, prima di arrivare al “patteggiamento”, lo stato che più mi si addice perché caratterialmente cerco sempre di trovare un punto di contatto per un dialogo. Poi c’è la fase della “tristezza”, durante la quale scopri dei lati di te stesso che non credevi nemmeno potessero esistere, un sentimento che nessuno vorrebbe mai affrontare e che spesso non ci si accorge nemmeno di vivere, fino ad arrivare al momento conclusivo chiamato “accettazione”, quando ti rendi conto improvvisamente che il peggio è passato».
Un concetto ben rappresentato dall’apparizione di “spose abbandonate” apparse per le strade di diverse città italiane, che ha destato l’attenzione e la preoccupazione dei passanti, quasi impauriti dal dolore straziante di quelle donne. Esperimento riuscito e obiettivo centrato, la Falconi ha colto il punto: abbiamo il terrore di soffrire, non riusciamo ad accettare e a considerare il dolore come una fase di passaggio. Un brano che fa riferimento al noto modello sviluppato dalla psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross sul dolore dell’abbandono: «La paziente sono io, forse è vero che il maestro migliore è il dolore, ma che me ne faccio della lezione imparata se mi hanno abbandonato? Che me ne faccio di me, se il mio desiderio è distrutto? Ho pensato di rappresentare questo concetto nel modo più tenero possibile: una ragazza vestita da sposa, in lacrime. Ero presente mentre una dolce sposina disperata vagava tra la gente allibita. Poche signore si sono avvicinate cercando di darle conforto. Ho voluto fotografare quel momento, volevo essere sincera, a qualunque costo».
Da giovedì 11 ottobre a sabato 10 novembre, l’artista aprirà un centro di ascolto per cuori infranti presso la Galleria Santa Radegonda di Piazza Duomo a Milano dove incontrerà i suoi fans e chiunque vorrà consultarla, per condividere storie e confessioni personali. «E’ tutta la vita che cerco di evitare di sentirmi sola – conclude Romina – ho scoperto da poco di soffrire un po’ della sindrome dell’abbandono, per anni mi sono messa addosso una corazza, mi sono autoconvinta di riuscire a star bene senza qualcuno accanto. Mi ostino a scrivere queste canzoni che, da un certo punto di vista, sono anche strane, nel senso che sono dirette e lontane dal concetto commerciale di pop, perché tratto tematiche che magari sono considerate tabù, ma il mio obiettivo è quello di cercare di rendere la mia musica più umana possibile, soprattutto in questa epoca discografica in cui non hai tantissime possibilità, mi rendo sempre più conto di quanto sia necessario affrontare certi argomenti, guardarsi allo specchio e sentirsi se stessi».
© Foto di Ilario Botti
Le 5 fasi del dolore | Audio
Le 5 fasi del dolore | Testo
Sono impazzita per cercare di essere normale
ma sono pazza più di prima, senza te
la fase del rifiuto è brutta, la mia mente non accetta
che esci con quella barbie mignotta, che struccata è pure una cozza
mi incazzo e poi fingo che tu sia qui e parlo da sola per ore
perché che ti amo da morire e morirai
come non so perdere
perdere te
Dove hai imparato a scappare
chi ti autorizza a scordare
dove hai imparato a correre via da me
e non è che mi manchi te
ma come tu mi facevi sentire
come imparo a dire
ed io così senza impazzire
La terza fase del dolore è sempre patteggiare
io mi deprimo non ti cancello
toglimi tutto ma non proprio quello
l’ultima fase è l’accettazione
sono rinata ti giuro sto bene
rispondi ai messaggi che cosa ti costa
ti vuole conoscere anche il mio analista
come non so perdere
perdere te
Dove hai imparato a scappare
chi ti autorizza a scordare
dove hai imparato a correre via da me
e non è che mi manchi te
ma come tu mi facevi sentire
come imparo a dire
ed io così senza impazzire
Come sbatto la porta io
come sbatto la porta bene
però poi resto li dietro sola
ad aspettare te
Dove hai imparato a scappare
chi ti autorizza a scordare
dove hai imparato a correre via da me
e non è che mi manchi te
ma come tu mi facevi sentire
come faccio a dire
ed io così senza impazzire
Dove hai imparato a scappare
chi ti autorizza a scordare
dove hai imparato a correre via da me
e non è chi mi manchi te
ma come tu mi facevi sentire
come imparo a dire
ed io così senza impazzire
Nico Donvito
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