Raccontare un anno per mezzo dei testi delle sue canzoni
Tentiamo l’intentabile, provando a delineare l’identità musicale del 2022, con i testi di qualche canzone uscita quest’anno. Un elemento interessante sono stati i duetti, che hanno permesso di far conoscere al grande pubblico nuove personalità artistiche, riuscite a guadagnarsi una buona fetta di mercato della musica italiana. Per questo, partiamo dal gradino più alto del podio sanremese, su cui abbiamo visto il trionfo dell’amore puro e romantico: quello dei “brividi” nella fase dell’innamoramento. Mahmood e Blanco, in una coppia fotograficamente perfetta, ce lo cantano a suon di invidiabili falsetti, con un gioco di sguardi e di buone intenzioni, rese attraverso l’uso del condizionale, “e ti vorrei amare, ma sbaglio sempre E ti vorrei rubare un cielo di perle E pagherei per andar via Accetterei anche una bugia E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre E mi vengono i brividi, brividi, brividi”.
Sempre dal palco dell’Ariston, Ditonellapiaga e Donatella Rettore, un’altra accoppiata vincente, con tanto di scarto generazionale ben riuscito nella proposta di una canzone sull’amore tutta da ballare e un testo che potremmo definire di scienza amorosa. Nel ricordarci che “e non mi basta avere un cuore Per provare dell’amore veramente E non mi servono parole per un poco di piacere” ci riportano al concetto inconfutabile secondo cui l’attrazione fra le persone è “solamente Una questione di Chimica chimica Chi-chi-chi-chi-chi-chi-chimica, chimica”. Niente di più vero, e forse tanto più potente in gioventù, quando i sentimenti sono così amplificati da diventare, perfino, esagerati e devastanti, facendoci oscillare tra un inguaribile romanticismo e un realismo concreto e disilluso, in un mondo sempre più difficile, di cui Dolcenera ci offre una sintesi pungente e amara, ma necessaria, perché “se penso il senso di civiltà che piano piano si va smarrendo Il mondo mi suona come un lo-fi Lo-fi, lo-fi, lo-fi (…) Chi mette in mostra I guai (è) commovente Chi posta dal bidet (è) influencer Sesso, politica e tre (eh, eh, eh) Sesso, politica e bob (eh, eh, eh) (…) Se penso al senso del rispetto Che si muove silenzioso e onesto Lo stesso senso del rispetto che perdiamo tra di noi (…) Chi frega sempre gli altri (è) intelligente Chi è amico del potere (è) importante (…) Alla rivincita dell’asino (uh), ah ah Potentemente (…) Si insinua dentro il dubbio (uh) Potentemente Lo sento dentro Lo sento dentro il dubbio (oh oh, oh oh, oh) (…) Vuole tutto (ah, ah) (…) Prende tutto (ah, ah)”.
Come viene fuori la generazione dei giovani di oggi? Esseri in continua trasformazione, calati in un tempo disagiato e complesso, “noi siamo giovani wannabe (oh-oh, oh-oh)”, cantano i Pinguini tattici nucleari, “figli dei fiori del male, guerre lontane, noi Sopravvissuti anche alla fine della storia”; portatori sani di una vitalità travolgente e di volontà esplosiva, a darci l’idea dell’eccesso con cui sentiamo la vita nella più verde stagione, “voglio incontrarti ancora al prossimo Big Bang (eh-eh) Sul viso leggi il mio passato come Dorian Portami dove vuoi, basta sia lontano da me”.
Se ad allontanarsi fosse l’altra persona, LDA non si darebbe pace e l’inquietudine si tradurrebbe nella nostalgia dei piccoli dettagli e “ti rivedo nel traffico Nei ritagli che mancano E se è amore non lo so Ma cantavi più forte di me Fino all’ultima parola Con il vento sulla tua bandana, bandana Ogni notte senza una strada Ora che, che l’America sembra te Perché è più lontana”. Da quell’America così distante, arriva il lavoro di Tiziano Ferro, a raccontarci dei possibili cambiamenti interiori mentre siamo intenti a vivere, così “tu che eri una che vivevi d’istinto, ora al futuro ci credi a stento tu che per sempre non esiste mai che non esisti chi ama come noi tu che più cadi più ritorni in piedi tu alla fine ancora un po’ ci credi ci credi A una vita così che anche quando ti spettina è splendida si sembra quasi una corsa ad ostacoli e tu, tu vuoi battere il record mondiale anche quando il traguardo scompare splendida si, splendida”.
Ora che un anno sta finendo e un altro va a cominciare, potrebbe venirci voglia di fare un piccolo bilancio del tempo vissuto, o semplicemente, di chiederci dentro come stiamo. Potremmo rispondere con le parole di Giorgia, “forse troverò un altro senso (oh oh) Guardo il vetro (oh, ah), ma poi ripenso a (ah) Tutte le volte che mi dicevi (che mi dicevi) Fai da te che se no poi ti freghi (freghi) Ti amavo quando non mi volevi (non mi volevi, non mi volevi)”, aggirando la “noia sopra queste riviste” e come lei, “esco per non essere triste Correrò sotto ‘sto temporale Anche un abbraccio può farmi male Dimmi che cosa vuol dir normale”.
Neanche per questo 2022 avremo soluzione a questo quesito, anche perché, molto probabilmente, non siamo così interessati a stabilire una normalità, che spesso riconosciamo, in maniera naturale, nella contraddizione. Per esempio, quella dei Santi Francesi, quando cantano “e stanotte resto qua a pensare Ma poi che caz*o me ne faccio io di un clacson Se non ho voglia neanche di suonare Voglio restare a guardare Il giocoliere che cade E non si alza più E non si alza più”. Nell’attesa di vedere come andrà a finire, anche quest’anno abbiamo bevuto tanta musica come da una bottiglia di cui cominciamo a vedere il fondo, ma pronti a brindare al nuovo tempo che sta arrivando e che, come canta Lucio Dalla, “tra un anno passerà io mi sto preparando è questa la novità”.
Francesco Penta
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