giovedì 21 Novembre 2024

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Ligabue torna al massimo della sua forma con “Dedicato a noi” – RECENSIONE

Recensione del nuovo album di Ligabue che lo riporta ai vecchi fasti

Non è tempo per noi e forse non lo sarà mai“, cantava nel 1990 Ligabue in uno dei pezzi più celebri e significativi del suo vastissimo repertorio e oggi, 33 anni dopo, l’attenzione a creare un “noi” di persone che, pur diverse le une dalle altre, hanno in comune stessi valori, principi e desideri si conferma sempre vivida e, se possibile, ancora più forte. È questo il concetto che gira intorno al suo nuovo album “Dedicato a noi“, il quattordicesimo di inediti, pubblicato lo scorso 22 settembre.

Emblematica, in questo senso, la title-track nel dare vita a una vera e propria comunità che ha sofferto, lottato, sperato e oggi si ritrova in uno slogan: “Tanto prima o poi saremo splendidi“. Lo sguardo di Ligabue, infatti, non è più disilluso come quello di 33 anni fa ma è diventato positivo, speranzoso, più rilassato: il tempo per noi oggi c’è eccome ed è arrivato il momento di prenderselo. Un tempo “dedicato a noi” che ha i crismi della ricompensa per tutte le prove che la vita ci mette davanti, e non c’è ricompensa migliore di sentirsi tutti dalla stessa parte in un’epoca invece incentrata sempre più sull’individualismo.

Amori concretizzati e amori non vissuti |

Dedicato a noi” è un disco di storie dove si susseguono personaggi differenti tra loro per età, personalità, condizione sociale e momento della vita in cui si trovano. Ci sono i protagonisti di “Così come sei” che sono gli allora ventenni di “Salviamoci la pelle“, ritrovati 32 anni dopo per scoprire che stanno ancora insieme e raccontare la concretizzazione del loro amore (“Signora tutto arrosto e niente fumo“), con dei figli indipendenti (“Ci siamo salvati la pelle oramai, e i figli ce la fanno senza di noi“) e l’accettazione del passare del tempo (“Lei vede qualche grinza, se ne vergogna un po’, e prova a rivestirsi ma lui le dice no, non azzardarti neanche col pensiero“). È ottima l’idea di immaginarsi cosa succede dopo ai protagonisti di certe canzoni simboliche di un’epoca e qui viene pienamente soddisfatta dall’energia rock tipica del miglior Ligabue.

Ligabue Una canzone senza tempo

Una maturità nei rapporti che emerge anche ne “La metà della mela“, che è anche il “noi” più personale del disco. È infatti una dedica alla moglie Barbara Pozzo e racconta un amore nato da “due solitudini in comune“, che ha superato tutte le incomprensioni e difficoltà (“Ci sono stati mal di testa, valigie fatte e adesso basta, ma siamo ancora al nostro posto“) perchè “tu guarda la combinazione, siam combinati proprio bene, il sole con il temporale“. Entra subito di diritto tra le canzoni d’amore più belle dell’intero repertorio del cantautore.

È un amore che invece non si è concretizzato quello della delicata “La parola amore“, con i due ex innamorati che si incontrano a tanti anni dalla fine della loro relazione pensando a come sarebbe stata la vita che non hanno passato insieme e se sia stato giusto allontanarsi (“Arrivi tu ed il nastro riparte da dove si era spezzato, il film perfetto, fin troppo avvincente e non l’abbiamo finito. Ma dimmi almeno chi c’è stato, se ne è valsa la pena“).

Attenzione anche verso i rapporti dell’oggi |

Lo sguardo nel presente torna nel rapporto dei protagonisti di “Una canzone senza tempo“, il singolo attualmente in radio (di cui qui una nostra recensione) che segue il loro viaggio a Roma tra disagi legati alla gestione della città e conflitti interiori, con la musica a fare da complice nel migliorare il contorno in cui si muove la scena ma anche il loro stesso stato d’animo: “Qualcuno suona una canzone senza tempo e Roma sembra funzionare già di più“.

Ligabue però è sempre stato anche attenzione verso i giovani e qui ne abbiamo evidenza in “Stanotte più che mai“, tiratissima rock ballad che racconta i disagi dei ragazzi di oggi tra nevrosi e residui dell’isolamento da pandemia. Abbiamo una lei che “a diciott’anni è già fin troppo stanca, di quei diciotto gliene han rubati due, ha fatto stare il mondo in una stanza, ma quella almeno era sua” e un lui che “tira avanti a xanax e caffè“, eppure anche qui il finale è speranzoso perché è nell’incontro e nel loro stare insieme che ritrovano la pace, arrivando addirittura a sentirsi che “le star qui siamo noi“.

Lavoro che cerca la speranza anche nei momenti più cupi |

La speranza contraddistingue questo lavoro nella sua interezza, anche nei momenti più cupi che sono quelli sociali. Nella frizzante “Musica e parole“, quindi, c’è spazio, ad esempio, per le stilettate al mondo dei social e alla campagna elettorale infinita, ma anche per una dichiarazione d’amore verso la musica vista come un vero e proprio rifugio da tutto questo: “Ma poi vieni fuori tu a ricordarmi ancora bene noi due chi siamo e cosa siam venuti a fare, io sono il problema e tu la soluzione, siamo ancora insieme, musica e parole“. E un rifugio è presente anche nell’intima “Quel tanto che basta“, scritta nei giorni in cui Ligabue ha contratto il Covid che l’ha costretto a un isolamento forzato in una stanza d’albergo di Parigi: il pensiero della normalità gli ha permesso di vivere con maggior quiete questa pausa inattesa.

Temi forti sono quelli presenti nella ballad a metà tra rock e folk “Niente piano B“, dove con una vena più arrabbiata si discute di guerre, migrazioni e disuguaglianza sociale richiamando nel finale alla responsabilità individuale, e nella profonda “Chissà se Dio si sente solo“: un viaggio tra le tante angosce e paure dove l’ascoltatore inevitabilmente si riconoscerà, e in cui si sente il bisogno di umanizzare la figura di Dio per sapere se anche lui si sente solo perché “qui sotto la paura rende soli più che mai“, cercando così una sorta di sollievo nel sentirlo esattamente come noi.

E quindi, nel suo gran finale, il disco non poteva che essere rappresentato da quella “Riderai” (di cui qui una nostra recensione) che ha aperto il viaggio di questo progetto e in cui la speranza che attraversa tutti i 40 minuti di ascolto tocca il suo punto più alto. Perché tutti noi, come tutti i protagonisti che incontriamo in questo lavoro, viviamo con la speranza, e forse anche con l’illusione, che “serve sempre un po’ di tempo” e, prima o poi, “ti darai l’appuntamento e quel giorno riderai“.

In conclusione |

Ligabue - Dedicato a noi

Dopo gli ultimi lavori spesso tiepidi e privi di grandi guizzi, Ligabue torna finalmente al massimo della sua forma con quello che è, senza dubbio, uno dei lavori migliori della sua carriera. “Dedicato a noi” è un gran bel disco, ricco, compatto, variegato sia nei suoni che nei temi, e mostra un cantautore che ha ritrovato la fame e l’esigenza di raccontarsi, e raccontare, degli esordi con almeno cinque brani (“Così come sei“, “La metà della mela“, “Dedicato a noi“, “Stanotte più che mai” e “Riderai”) che raggiungono picchi molto alti e hanno tutte le caratteristiche per diventare, col tempo, dei grandi classici del suo repertorio.

Miglior traccia | Stanotte più che mai

Voto complessivo | 8,5/10

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Tracklist e stelline |
  1. Così come sei ★★★★★★★★★☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  2. La parola “amore” ★★★★★★★★☆☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  3. La metà della mela ★★★★★★★★★☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  4. Dedicato a noi ★★★★★★★★½☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  5. Musica e parole ★★★★★★★★☆☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  6. Una canzone senza tempo ★★★★★★★★½☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  7. Quel tanto che basta ★★★★★★★★☆☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  8. Niente piano B ★★★★★★★★☆☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  9. Chissà se Dio si sente solo ★★★★★★★★½☆
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  10. Stanotte più che mai ★★★★★★★★★★
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
  11. Riderai ★★★★★★★★★½
    [Ligabue – Ligabue, Fabrizio Barbacci]
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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.