Molti ricorderanno i Bengala Fire per la loro esperienza a XFactor nel 2021 dove sotto la guida di Manuel Agnelli si sono classificati al terzo posto. Lo scorso gennaio è uscito “La Band” il loro album d’esordio, 12 tracce che riassumono le loro passioni e i loro interessi, un viaggio a ritmo di rock attraverso le periferie delle nostre città, tra passato, presente, personaggi immaginari e sentimenti contrastanti. La Band per tanti motivi rappresenta per i 4 ragazzi trevigiani un punto di partenza, dopo 13 anni di musica è il primo album interamente cantato in italiano, frutto anche della loro esperienza a contatto con il pubblico. Li abbiamo incontrati in uno dei momenti liberi tra la prima parte del tour terminata a febbraio e quella che sarà la seconda tappa che li porterà da aprile in poi a suonare nelle principali piazze italiane. A rispondere alle nostre domande a nome del gruppo, Mattia Mariuzzo (Mario) :
“La Band” è un titolo che dà l’idea di gruppo, di collettivo, suonate insieme da 13 anni quindi avete un vostro percorso musicale ben definito, raccontaci un pò come vi siete formati, come vi siete conosciuti e se vi rifate come stile a qualche band storica del passato
“Esistiamo da 13 anni, anzi tra poco saranno 14 gli anni diciamo così di convivenza, avevamo 12 anni quando abbiamo cominciato a suonare insieme. Abbiamo una storia che è abbastanza comune per i gruppi che si sono formati all’epoca e che adesso ci siamo resi conto che non succede più, eravamo quattro ragazzini dello stesso paesino, siamo della provincia di Treviso, che condividevamo la passione per la musica e come tanti altri siamo andati in sala prove per suonare insieme. Banalmente a cazzeggiare a fare le prime canzoni rock, ovviamente fatte male (ride ndr), era il rock dozzinale che le band al tempo proponevano rifacendosi ai pezzi più famosi, abbiamo cominciato a suonare cover per poi pian piano cominciare a proporre canzoni nostre. Con il passare degli anni il processo di formazione di band tipo la nostra è venuto sempre meno, c’è stato un cambio generazionale, non che all’epoca il rock fosse il top però era più comune. A un certo punto da adolescenti abbiamo scoperto gli Arctic Monkeys dall’Inghilterra e ci siamo innamorati di quel genere lì, che ha ripreso un pò il filone di quello che è successo tra il 2000 e il 2010 in Gran Bretagna e abbiamo cominciato a emulare quello stile, poi con il tempo è diventato il nostro stile. La nostra storia è questa, 4 ragazzi di paese che continuano sempre a suonare insieme, per questo abbiamo deciso di chiamare questo nostro primo disco ‘La Band’, andiamo a ribadire semplicemente quello che siamo, una band concepita in un modo in cui adesso non esistono più”
LE CARATTERISTICHE DELL’ALBUM
“La Band” è composta da 12 tracce in cui partite dalle periferie, proponete il rock che affronta temi sociali, un album in cui ci sono anche sentimenti contrastanti, speranza, gioia, riflessione. L’album è stato anticipato da tre singoli fortissimi, ‘Matador’, ‘Bobby Eroina’ e ‘Serenissima Malcontenta’, ma la cosa che esula da ciò che fino ad oggi è stata la vostra musica, siete passati dall’inglese all’italiano, come mai la scelta di abbandonare quanto fatto fino ad ora per provare strade nuove, per misurarvi con qualcosa che sentivate più vostra o per andare a intercettare una fetta di pubblico diversa ?
“La risposta in questo caso è molto pratica, Manuel Agnelli durante XFactor ci ha rotto le scatole davvero tanto su questa cosa, ci ha ripetuto tante volte di provare a cantare in italiano, a furia di ripetercelo alla fine ci abbiamo provato e ci siamo trovati molto bene”
LE CONSIDERAZIONI SUI TALENT
Hai parlato di Manuel Agnelli, che avete conosciuto ad XFactor, ti faccio una domanda comune che facciamo a tutti coloro che escono dai talent, pensi che come genere televisivo il talent possa ancora rappresentare un viatico, una strada per i giovani che vogliono avvicinarsi alla musica, o ritieni che per chi ci prova alla lunga possano rivelarsi un passo falso, ti riempiono di aspettative che poi non si concretizzano o lo stesso percorso televisivo non propone nella giusta misura dandone una lettura sbagliata, vi siete mai sentiti una macchina, uno strumento nelle mani del mezzo televisivo o vi siete sentiti liberi di poter proporre la vostra musica ?
“Noi siamo stati fortunati perchè appunto c’era Manuel e lui con noi non ha costruito niente ma ha cercato di mettere in evidenza ciò che eravamo già. Credo veramente di poter dire di essere stati fortunati, non credo in verità che sia così per tutti. Personalmente credo che i talent abbiano assolutamente senso come viatico per farsi conoscere e fare cose più importanti, è anche vero che ti crea delle aspettative che poi è difficile mantenere, per noi è stato così, molto schiettamente, però è una strada estremamente percorribile al giorno d’oggi e dispiace ammettere che forse sia una delle uniche strade per farsi conoscere e questo non è proprio una cosa bella, nonostante tutto è una esperienza che mi sento di consigliare”
Quindi tra il bene e il male nel partecipare a un talent sono più le cose positive che quelle negative ?
“Sì, sì”
I RIFERIMENTI AL PUNK77
Tornando al vostro album, 12 tracce in cui parlate della vostra quotidianità, in cui però ci sono anche parecchi riferimenti al punk77, cioè a quelli che sono stati i Who, Velvet per intenderci, ci sono contaminazioni degli anni ’70 inglesi, come mai questi riferimenti stilistici a un periodo lontano da voi, visto che siete giovanissimi ?
“Questa è una questione culturale o storica, noi tempo fa ci appassionammo al filone breat rock, indie rock anni 2000, quello lì andava a riprendere un discorso fatto negli anni ’90 con gli Oasis, i Blur, un discorso anche anni ’80, credo che ci sia stato un filone di tradizione musicale, anche oggi il filone continua ci sono gli Idles, di conseguenza essendo a nostro avviso il messaggio musicale concatenato a svariati stili, siamo anche quella roba lì”
PROPORRE ROCK IN ITALIA E’ POSSIBILE ?
Suonate da tanto tempo e siete abituati a confrontarvi con il vostro pubblico, pensate di poter contare su un pubblico di vostri fidelizzati che conosce la vostra musica, conosce il vostro progetto oppure andate sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Siete puristi nel vostro modo di fare musica oppure cercate anche di andare incontro a ciò che richiede adesso il mercato ? Ma soprattutto secondo te il rock in Italia si può fare? E’ facile farlo passare in questo periodo storico?
“Allora, parto dall’inizio, non andiamo assolutamente a cercare le tendenze del momento, non sarebbe fattibile e non ne saremmo neanche capaci, infatti questo disco è completamente in controtendenza, “La Band” non è un disco per così dire, da classifica Per quanto riguarda il pubblico, abbiamo un pubblico fidelizzato che ai concerti cantano le nostre canzoni ed è una delle cose più belle, facciamo quello che ci sentiamo di fare, nel momento in cui scriviamo deve sapere fare emozionare noi, se non succede non esiste neanche il lavoro di cantante. Per finire, mi chiedi se c’è spazio per fare il rock in Italia, ti rispondo che non lo so, è veramente la domanda del decennio, non ti so rispondere perchè vedo due cose diverse, chi come noi opera dall’interno e si ritrova ad essere in una nicchia molto molto ristretta, e chi invece fa questa roba ma proviene da un’altra realtà e si ritrova sempre in una nicchia ma ben più grossa. C’è sicuramente terreno per fare cose grandi anche noi band italiane.”
LA COLLABORAZIONE CON RODRIGO D’ERASMO
Nell’album vi avvalete anche di collaborazioni importanti e in alcuni brani ha suonato con voi Rodrigo D’Erasmo, come è nata questa collaborazione? E’ stata casuale oppure vi hanno chiamato chiedendovi una collaborazione ?
“Con Rodrigo ci siamo conosciuti a XFactor, lui era il collaboratore di Manuel, ci siamo sentiti, con Rodrigo c’è un intenso rapporto professionale. Lo chiamo sempre quando produco qualcosa di nuovo, gli ho mandato ‘Bobby Eroina’ e gli è piaciuto un sacco, è stato un momento molto bello perchè mi ha detto ‘eccola qui la canzone, dai venite giù a Roma’ così la registriamo subito e da lì ci siamo messi a lavorare su tutto il disco, insieme a lui e insieme a Daniele Tortora che ha mixato tutto il disco, lui è un grande uno che ha lavorato con Silvestri con Gazzè… Con loro due il lavoro è stato super bello e divertente”
IL RAPPORTO CON MANUEL AGNELLI
Con Manuel Agnelli continuate a sentirvi, c’è un rapporto colloquiale o la vostra conoscenza si è esaurita ad XFactor?
“Ogni tanto lo sentiamo non molto spesso, ci sentiremo una volta in tre mesi, però quella volta è sempre sacra, per noi è come se fosse un santone”
“La Band” gli è piaciuta ?
“Ci dobbiamo sentire, deve ancora arrivare quel momento, è da quando è uscito il disco che non ci sentiamo e attendiamo il suo giudizio supremo “
Terminiamo il nostro incontro parlando dei progetti futuri, dopo “La Band” ci sarà un altro album, delle date in cui potremo sentirvi, cosa c’è nel futuro dei Bengala Fire ?
” Al momento c’è un tour, ci sono delle date, adesso marzo ce lo abbiamo libero, ma da aprile torniamo in giro, le date le trovate sui nostri social perchè non me le ricordo, non saprei dirle in questo momento. Uscirà un secondo disco, già quando scrivevamo questo primo c’era tanto materiale che è rimasto fuori dal progetto e che invece sarà presente nel secondo disco che sarà una cosa un pochino diversa, molto simile come intenzione, ma risulterà un disco diverso, un pò più compatto al suo interno, non un concert album, è una cosa che abbiamo molta voglia di fare di andare avanti con il prossimo perchè ci gasa”
Giuseppe Scuccimarri
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