venerdì 18 Ottobre 2024

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Paolo Bonolis: “Sanremo? È diventato come una lunga puntata di Domenica In con la gara in mezzo”

Il conduttore romano è tornato a parlare del Festival, spiegando la sua visione di quello che dovrebbe essere l’evento televisivo più importante dell’anno

Paolo Bonolis ha le idee chiare su quello che dovrebbe essere Sanremo, lui che il palco dell’Ariston lo ha già calcato due volte, nel 2005 e nel 2009, ereditando in entrambe le occasioni una bella gatta da pelare, considerati gli ascolti poco soddisfacenti delle precedenti edizioni, le peggiori dell’era Auditel, ovvero le uniche in cui il Festival è stato battuto da programmi della concorrenza, ovvero dal Grande Fratello nel 2004 e dalla fiction “I Cesaroni” nel 2008.

Intervenuto al Giffoni Film Festival, come ripreso da Repubblica, il conduttore ha condiviso con il giovane pubblico la sua esperienza, partendo dagli esordi e dalla tv dei ragazzi: «Oggi ci sono interi canali dedicati ai bambini, ma sono canali di cartoon, ininterrotti. Manca l’intermediario, manca la persona che permetta al bambino di distinguere la differenza tra realtà e fantasia. Manca un umano – spiega Bonolis – che ti prende e ti accompagna. Mancano i giovani Virgilio che possano accompagnare i piccoli Dante nel mondo della fantasia. Sul piccolo schermo non tutto è educativo e non tutto è spazzatura, ma c’è un mare di roba. Il filtro sei sempre tu che sei in grado di valutare. La televisione può dare ma non può togliere, perché basta spegnere».

Poi l’attenzione si è spostata sul tema Festival di Sanremo: «I grandi ospiti non ci sono più perché credo che costino troppo. Visto che non c’è controprogrammazione, è sufficiente fare delle lunghe puntate di Domenica In con una gara canora in mezzo. Può anche darsi che sia questo il ragionamento, che è economicamente più che legittimo. Credo in realtà che Sanremo debba essere un evento, l’evento della televisione italiana e che vada eventizzato. E per eventizzarlo deve uscire qualcosa che, nei mesi precedenti, la televisione italiana non è in grado di poterti offrire: allora sì che diventa un evento».

A proposito delle innovazioni apportate nei suoi due mandati, Paolo Bonolis puntualizza: «Nel 2005 abbiamo veramente cambiato il Festival rispetto a quello che era prima, mi è stata data la possibilità di poterlo cambiare. Dopo tantissimi anni l’orchestra venne portata nel golfo mistico che, secondo me, a livello di immagine, è la cosa migliore che si possa offrire. La regia mi permise di lavorare ogni singola canzone in base al contenuto con un’immagine dietro che sostenesse il racconto di quella canzone. E poi i grandi ospiti, portati nel 2009 con il “padrinato”. Fu così che nella serata del venerdì sfilarono eccellenze del calibro di Pino Daniele, Lucio Dalla, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Lelio Luttazzi, Mario Biondi e Burt Bacharach. Insomma, riuscimmo a portare “in gara”, in quanto padrini dei giovani, quello che non gara non si sarebbe mai potuto vedere al Festival di Sanremo».

Sulla scorsa edizione del Festival, l’ultima dell’era Amadeus, il presentatore ha commentato: «C’era una fotografia bellissima, una scenografia meravigliosa. Ci sono delle cose fatte bene ma secondo me anche il contenuto dovrebbe essere un po’ più sostanzioso». E sulla mancanza di riconoscimento delle sue innovazioni, ha aggiunto: «Se le cose ti vengono riconosciute son contento, se non accade vuol dire che è meglio non riconoscerle per chi sta raccontando. La storia è fatta non solo di affermazioni, ma anche di negazioni. E non solo di negazioni, ma anche di silenzi».

In conclusione, c’è da dire che Paolo Bonolis, da buon uomo di spettacolo, ha sempre prestato più attenzione allo show, facendosi affiancare nelle sue due precedenti esperienze sanremesi dal direttore artistico Gianmarco Mazzi per le scelte musicali. Le sue considerazioni possono essere condivise se si fa riferimento al Festival come evento televisivo, ma non si può riconoscere il grande lavoro di Carlo Conti, Claudio Baglioni e Amadeus nel cercare di portare sempre di più la musica al centro della scena.

A Bonolis va riconosciuto il fatto che ha salvato Sanremo dalle minacce di chiusura, più volte auspicata dall’allora direttore di rete Fabrizio Del Noce, oltre a numerose e importanti innovazioni. Nel 2009, ad esempio, fu l’unica volta che le poltrone dell’intera galleria non vennero attribuire al pubblico pagante, bensì i biglietti vennero regalati a chi aveva voglia di partecipare all’Ariston, attraverso una prenotazione online. Il risultato fu un calore senza precedenti, che segnò in tal senso l’inizio di una nuova era. Poi fu lui il primo ad aprire le porte agli artisti provenienti dai talent show e a portare Maria De Filippi per prima a Sanremo, in veste di madrina della serata finale.

Insomma, bisogna riconoscere i meriti e le intuizioni di Paolo Bonolis, ma considerare che nel frattempo la musica ha preso più scena rispetto allo spettacolo e che, quelli che una volta sarebbero stati super ospiti, oggi si presentano in gara. Per fare un paragone culinario, la musica non è più un contorno, ma il piatto principale di un menù che ha saputo nel tempo rinnovarsi, senza perdere il gusto e l’essenza della tradizione.

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