giovedì 24 Ottobre 2024

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Gabry Ponte: “San Siro? Faccio ancora fatica a crederci” – INTERVISTA

A tu per tu con Gabry Ponte in occasione dell’annuncio del suo primo San Siro, la nostra intervista al deejay e producer torinese

Un annuncio importante per Gabry Ponte che, sabato 28 giugno 2025, debutterà allo Stadio San Siro di Milano che per l’occasione si trasformerà nella più grande dancefloor italiana. La nostra intervista al popolare deejay e producer che darà vita al “San Siro Dance”, un evento che si preannuncia imperdibile. Dall’apertura delle prevendite, sono stati venduti in poche ore oltre 30.000 biglietti del concerto promosso da RTL 102.5. L’evento sarà una grande festa all’insegna del divertimento, in cui verranno celebrati i successi che hanno fatto scatenare intere generazioni.

Gabry Ponte ha iniziato la sua carriera nel 1998 con “Blue (da ba dee)” insieme agli Eiffel 65, hit che scala le classifiche mondiali e arriva a vendere oltre 8 milioni di copie. Poi il prosieguo della sua carriera solista, celebrata nel 2024 con un tour epico che ha infiammato i principali palazzetti italiani, facendo registrare sold-out ovunque grazie all’immediata e calorosa risposta del pubblico, il suo pubblico.

Gabry Ponte, l’intervista

Sarai il primo deejay della storia a far ballare lo Stadio di San Siro. Come la stai vivendo questa notizia?

«Faccio ancora fatica a crederci, se devo dire la verità. Non avrei mai immaginato di arrivare ad annunciare una data in uno stadio. Sono già stato sorpreso dei numeri che abbiamo fatto l’anno scorso con il tour dei palazzetti. Sono molto emozionato, ma allo stesso tempo carico perché è una sfida bellissima e non vedo l’ora di iniziare a lavorare su ogni singolo dettaglio dello spettacolo».

Ti saresti aspettato tutto questo successo ai tuoi esordi e alla vigilia dell’uscita di “Blue”?

«Beh no, perché comunque ho iniziato mettendo i dischi nei club della mia città, all’epoca non c’era neanche la figura del deejay-producer. Uno come me non aveva i riferimenti che hanno i ragazzi oggi, non era nemmeno ancora arrivata una vera hit musicale prodotta da un DJ. Si iniziava a sentire in radio questo genere musicale, ma non era considerato mainstream».

Come valuti l’evoluzione della musica dance in questi anni?

«I principali fruitori della musica dance sono da sempre i ragazzi giovani, che per definizione sono quelli i cui gusti cambiano più rapidamente. Quindi è normale che questo genere muti velocemente, un sound che oggi funziona magari tra sei mesi è considerato vecchio, mentre per la maggior parte gli altri geni musicali, bene o male, le sonorità sono abbastanza sempre quelle».

Per concludere, questa estate si è parlato di quanto espresso da Bob Sinclair a proposito dei dell’utilizzo dei telefonini nei live. Condividi questa linea?

«Io credo che se una persona paga il biglietto per andare a vedere uno spettacolo, debba essere libero di goderselo come meglio crede. C’è chi preferisce godersi lo spettacolo live in un modo e chi in un altro, ma chi riprende che male fa? Quello che per me si potrebbe fare è creare delle aree dedicate a chi vuole filmare per non dare fastidio con il braccio alzato a chi c’è dietro. Oltretutto buona parte degli artisti di oggi hanno avuto successo grazie al fatto che esistono i social, soprattutto i beniamini delle nuove generazioni, quindi ben venga la tecnologia, sempre nel rispetto di tutti».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.