A tu per tu con Giovanni Nuti alla vigilia del concerto “USA LA TUA PAZZIA – Giovanni Nuti canta Merini e Manganelli”
In occasione del quindicesimo anniversario della scomparsa di Alda Merini, il 4 novembre presso la Sala Shakespeare del Teatro Elfo-Puccini di Milano si terrà il concerto “USA LA TUA PAZZIA – Giovanni Nuti canta Merini e Manganelli” con cui Giovanni Nuti rende omaggio ad Alda Merini e a Giorgio Manganelli musicando i testi delle loro poesie.
In scaletta non mancherà “Lo pterodattilo Giovanni”, trasposizione in musica dell’omonima poesia di Giorgio Manganelli, che dal 4 novembre sarà disponibile in digitale. Durante lo spettacolo, Nuti renderà omaggio anche a Milva con un duetto virtuale sulle note del brano “Gli inguini”. Ospite speciale sarà Dario Gay, che insieme a Giovanni Nuti eseguirà “Il depresso”.
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Puoi raccontarci come è nata l’idea di dedicare un concerto ad Alda Merini e Giorgio Manganelli?
«Questo concerto è l’anteprima di un album che sto ultimando dedicato alle poesie di Giorgio Manganelli, uno scrittore molto originale, un autore di culto del Novecento, che Pasolini definiva “un teppista della letteratura”. In questo album ci saranno anche alcuni testi inediti di Alda Merini che mi aveva dettato in vita e che ho musicato dedicati proprio a Manganelli, che è stato il suo mentore e il suo primo grande amore. Nel quindicesimo anniversario della scomparsa di Alda mi è stato chiesto di fare un concerto a favore dell’Associazione Alda Merini e ho pensato di ricordarla presentando anche alcune di queste nuove composizioni».
Hai affermato che musicare le poesie di Manganelli è stato come dare seguito a un desiderio di Alda Merini. Puoi approfondire questo legame e come si è concretizzato?
«L’amore di Alda e Giorgio fu un amore travolgente: Alda aveva solo sedici anni quando lo incontrò nel salotto letterario di Giacinto Spagnoletti in via del Torchio, dove si poteva incrociare Montale, Quasimodo, Maria Luisa Spaziani, Maria Corti, Padre Turoldo. Manganelli era sposato e aveva una figlia. Giorgio fu conquistato dal precocissimo talento di Alda e dalla sua passione. Le fece da maestro, la incoraggiò, le fu vicino anche quando mostrò i suoi primi disagi psicologici. La loro relazione durò cinque anni e poi Giorgio, incapace di decidere tra Alda e la moglie, scappò a Roma lasciando entrambe. A distanza di molti anni, quando Alda uscì dal manicomio e gli editori sembravano essersi dimenticati di lei, Giorgio, che era diventato nel frattempo uno scrittore affermato tradotto in tutto il mondo, l’aiutò scrivendo una famosa prefazione a L’altra verità. Diario di una diversa, il libro di Alda che la fece di nuovo conoscere. Alda fu sempre grata a Giorgio, che morì nel 1990, e riallacciò i legami con la figlia, Lietta. Poco prima di morire Alda volle presentarmi Lietta, e la cosa era molto strana perché Alda era molto gelosa. Io lessi la cosa come un voler stabilire un legame tra il suo lascito e quello di Giorgio. Quando Lietta mi propose di musicare le poesie di suo padre le trovai subito congeniali. Sono passati alcuni anni ma ora questo progetto è maturo e sta per vedere la luce e ne sono molto soddisfatto. Penso che anche Alda sarebbe felice di questo omaggio al genio di Manganelli, anche se postumo».
“Il concerto si intitola “USA LA TUA PAZZIA”: cosa rappresenta questo titolo per te e quale messaggio vuoi trasmettere al pubblico?
«“USA LA TUA PAZZIA” è il titolo di una poesia di Manganelli che ho musicato e che è diventata una canzone. Nella poesia Manganelli dice di utilizzare tutti i “materiali” della nostra vita per costruire la nostra immaginazione, anche il dolore può essere usato come un mattone, anche la pazzia. E in fondo anche Alda ci ha insegnato che anche la più profonda sofferenza psichica può non rimanere chiusa in sé stessa, può trasformarsi in creatività, in poesia».
Quali sono le poesie di Giorgio Manganelli e Alda Merini che ti toccano particolarmente?
«Diciamo che sono diversi gli stimoli. Manganelli è come un giocoliere di parole, le sue poesie suscitano una fascinazione fredda, più cerebrale. Mentre Alda tocca sempre in me le corde dell’emozione, arriva dritta al cuore».
“Lo Pterodattilo Giovanni” sarà disponibile in digitale dal 4 novembre. Puoi raccontarci come nasce il desiderio di musicare i versi di Manganelli?
«Questo testo così surreale mi ha colpito subito per la sua originalità. Lo pterodattilo è un animale preistorico ma per Manganelli, che lo chiama Giovanni (forse perché sapeva che l’avrei musicato io) è un anacronismo vivente, fuori dagli schemi e fuori dal tempo. Ma la sua inadeguatezza è anche ribellione. Scomodo, fuori posto, ma anche libero. L’arrangiamento e la produzione artistica sono di Josè Orlando Luciano».
E dell’esperienza di palco e di vita condivisa con Alda Merini, cosa ti rimane?
«Alda è stata una straordinaria maestra di vita per me. Abbiamo condiviso la gioia della creatività, senza sforzo, con naturalezza. Mi ha insegnato ad apprezzare tutte le piccole cose che sono meravigliose. Mi ha insegnato ad angelicare la realtà anche più dura, a trasformarla in poesia. Sul palco insieme eravamo molto felici».
Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che pensi di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«La musica è il mio destino. Lo sapevo fin da piccolo quando musicavo le poesie di Pascoli. La musica è divina, è il linguaggio delle emozioni, superiore anche alla parola e alla poesia come diceva Alda. Ho avuto la fortuna di attingere a una fonte di poesia vulcanica e purissima come quella di Alda Merini. Quando poesia e musica si fondono avviene il miracolo dell’espressione. È come uno stato di grazia. È quello che ho sperimentato molte volte insieme ad Alda Merini».
Nico Donvito
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