A tu per tu con Matteo Costanzo, per parlare dell’album “Come un’unica voce”. La nostra intervista al cantautore
Venerdì 8 novembre è uscito il nuovo album di Matteo Costanzo, producer, compositore e cantante romano, intitolato “Come un’unica voce”, per l’tichetta T-Recs Music / Distribuzione Artist First.
Insieme al disco è stato pubblicato anche un documentario esclusivo che ripercorre i momenti salienti della produzione dell’album, tra sessioni creative in una villa immersa nella campagna e il lavoro in studio a Roma.
Il progetto di Matteo Costanzo ha ottenuto il massimo dei finanziamenti previsti dal bando SIAE Per chi crea, a testimonianza della qualità e dell’innovazione artistica che lo caratterizzano.
Il tuo nuovo album si intitola “Come un’unica voce”, poi raccontarci come è nato questo progetto e da quali spunti sei partito?
«“Come un’unica voce” è nato da una riflessione su ciò che ci lega come esseri umani. Il disco racconta di una comunità che si riunisce intorno a un fuoco, che si perde nel momento e che, pur nella sua diversità, condivide lo stesso spazio e lo stesso frangente di vita. L’ispirazione principale è stata un evento particolare: un concerto organizzato in una villa subito dopo la pandemia, dove ho visto persone riunirsi a ballare, ciascuna immersa nel proprio mondo, ma in qualche modo sincronizzata con le altre. Questo momento di connessione mi ha colpito e mi ha spinto a raccontare quella sensazione, che è diventata il filo conduttore del disco».
In che modo il tuo percorso musicale si è evoluto in questo disco rispetto ai tuoi lavori precedenti?
«Rispetto ai lavori precedenti, sento che questo album segna un’evoluzione più sincera e libera. Ho sempre lavorato molto sui testi, ma stavolta ho voluto raccontare frammenti reali della mia vita, rispettando la metrica e le melodie, e cercando di essere autentico. Musicalmente, ho sperimentato senza vincoli, lasciandomi guidare dall’ispirazione e senza schemi rigidi, per far sì che ogni brano avesse una sua unicità e rappresentasse al meglio le emozioni che volevo trasmettere».
A livello musicale, che tipo di lavoro c’è stato dietro la ricerca del sound?
«La ricerca del sound è stata uno degli aspetti su cui ho lavorato di più. Ho voluto mescolare timbriche rock, elettroniche e folk, mantenendo però una forte impronta sonora che è il risultato di anni di ascolti e sperimentazioni. Ho cercato di dare a ogni traccia un’anima, mescolando strumenti acustici e sonorità più digitali, per creare un contrasto che rispecchiasse la complessità delle tematiche trattate nel disco».
Mi ha colpito molto “Antropocene”, brano in cui lanci una forte critica all’impatto dell’uomo sull’ambiente. Quanto pensi che la musica possa giocare un ruolo nel sensibilizzare le persone su temi così urgenti?
«”Antropocene” è un brano per me molto importante, in cui sentivo l’urgenza di parlare dell’impatto dell’uomo sull’ambiente e su se stesso. Credo che la musica e l’arte in generale abbia un potere nel sensibilizzare le persone, perché riesce a toccare le emozioni e a rendere visibili questioni spesso ignorate, e spingere quantomeno le persone a parlarne».
Il disco è accompagnato da un documentario che racconta i momenti salienti della sua creazione. Com’è nata questa idea?
«L’idea del documentario è nata da un idea del mio manager Tony Pujia. Voleva condividere non solo la musica, ma anche il processo creativo e umano che c’è dietro ogni canzone. È un modo per raccontare, in modo autentico e con un pizzico di leggerezza, l’intensità di questo progetto».
Hai già pensato a come questo album sarà portato dal vivo? Che tipo di esperienza intendi offrire al pubblico durante i concerti?
«Sto lavorando allo show proprio in questo momento e sarà uno spettacolo con la band al completo. Sto costruendo una scaletta dinamica, che possa coinvolgere il pubblico, divertirlo ed emozionarlo. Mi piacerebbe integrare uno spettacolo di luci che accompagni la musica e arricchisca l’esperienza. Ne approfitto per dire che il 27 novembre suonerò a Roma all’Alcazar Live».
Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di “Come un’unica voce”?
«Sono molto orgoglioso di “Come un’unica voce” per l’autenticità che mi ha permesso di esprimere. Ogni traccia è un pezzo di questo puzzle umano, fatto di immaginazione, sesso, amore, odio, ed è il risultato di anni di lavoro in cui ho messo tutto me stesso».
Nico Donvito
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