Le canzoni che sono rimaste nel tempo nonostante non siano state estratte come singoli dai rispettivi album di provenienza. A cura di Marco Zollo
Benvenuti a “Ritrovamenti”, la rubrica dedicata alle canzoni che, pur non avendo rappresentato a livello promozionale un progetto discografico, hanno continuato a vivere nel cuore degli ascoltatori. Ogni settimana, Marco Zollo ci guiderà in un viaggio attraverso melodie e testi mai dimenticati, ma che meritano di essere riscoperti.
Queste perle musicali, raccontano spesso storie profonde e universali, e rappresentano sfaccettature meno conosciute degli artisti di riferimento, al punto da vivere una vita propria. In ogni puntata scopriremo insieme un pezzo del passato che, per qualche motivo, ha saputo sfidare il tempo e trovare una sua dimensione nel presente.
Ritrovamenti: spazio a “Giocattoli” di Fabrizio Moro
“Giocattoli. Cento soldatini ma ne spara solo uno. Combattono la guerra e non muore mai nessuno”. Ecco un piccolo frammento di un testo che dire ci faccia tornare bambini è riduttivo. Un frammento significativo e terribilmente attuale.
“Giocattoli” è la terza traccia dell’album del 2017 di Fabrizio Moro, intitolato “Pace”. E non vi sembra anche un’idea originale per un titolo di una canzone che vuole riscoprire la felicità? In questi tre minuti e trenta ci vedo tante cose sane, cose che farebbero bene a tutti, indipendentemente dall’età: l’importanza di destrutturare i complessi degli adulti e le loro cattive abitudini. quel modo troppo serioso di vivere che spesso non riusciamo a cambiare e che porta solo a tormenti, rancori e imbruttimenti.
Se ci venisse da pensare che siamo di fronte ad una canzone per le voci bianche dello Zecchino D’Oro, ci stiamo sbagliando di grosso. “Giocattoli” è un messaggio rivolto a tutti perché sa parlare di un desiderio che abbraccia ogni generazione: la capacità di giocare, e quindi la necessità di non prendersi sempre sul serio. La leggerezza, l’umanità.
E grazie a tutto ciò, “Giocattoli”, scritta a quattro mani e quattro orecchi da Fabrizio Moro con il pianista e collaboratore di lunga data Roberto Cardelli, è potuta rimanere nel tempo. Ufficialmente non è mai stata scelta come singolo promozionale, ma ad oggi è riuscita benissimo a totalizzare quasi 1 milione e mezzo di ascolti su Spotify e più di 260 mila view su YouTube.
Non solo. Moro, all’anagrafe Fabrizio Mobrici, l’ha continuata a proporre in concerto fino all’estate 2021, fino al tour denominato “Canzoni nella stanza”, un progetto che l’ha visto portare in giro oltre 20 brani in versione acustica. Di quella tournée avevamo già detto qualcosa anche noi di Recensiamo Musica. naturalmente ci auguriamo che il cantautore romano pensi a qualche soluzione per non smettere di cantarla.
Chissà, magari con un album simile a “Canzoni d’amore nascoste” (2020), una raccolta che di fatto ha riportato in auge brani stupendi per anni rimasti in ombra, come “Il senso di ogni cosa”. Caro Fabrizio, ti andrebbe di… di dare una nuova veste a canzoni nascoste sulla felicità? In tal caso “Giocattoli” sarebbe perfetta, io credo.
“Jeeg Robot d’acciaio sconfiggi la disonestà / Vai Mazinga vola contro la crudeltà, e ridammi indietro tutta la felicità”. Della felicità abbiamo già parlato ma non di questi personaggi di fantascienza che vengono chiamati in ballo nei post-chorus. «Dove?», qualcuno di voi si starà domandando. Potete stare tranquilli. I “post-chorus” non sono altro che quelle parti di canzone che capita di ritrovare dopo la cellula principale dei ritornelli, a completamento degli stessi.
E in “Giocattoli” queste ci sono chiaramente, e si sente che sono state scritte non come riempitivo ma in maniera funzionale. Il post-chorus qui risuona davvero indispensabile, perché è parte integrante di quella bella costruzione che caratterrizza il brano. Ma come mai Fabrizio Moro sceglie proprio Jeeg Robot e Mazinga? Perché, come ricorderanno i molti che hanno vissuto appieno gli anni settanta e ottanta, sono tra quei manga giapponesi che hanno rivoluzionato il mondo del fumetto, contribuendo a formare l’immaginario degli adulti e dei bambini di quegli anni. Creati dal genio di Go Nagai, uno dei maggiori magaki della storia contemporanea, sono venduti tuttora a livello internazionale anche sotto forma di giocattoli.
Per ricordarci che giocare aiuta la creatività, la fantasia, l’ingegno, di piccoli, grandi e anziani. In soli quattro accordi in tonalità di la maggiore Moro e Cardelli ci regalano uno spicchio di felicità a 120 BPM, Battiti per Minuto. Insomma, una felicità veloce, forse lampo, ma portatrice di ottime vibrazioni. Per accrescere le proprie consapevolezze di pari passo con un po’ di sacrosanta spensieratezza.