L’ultimo saluto all’artista statunitense, amata da tutto il mondo, che ci ha lasciato all’età di 76 anni
Oggi è un giorno triste per il mondo della musica, compresa quella italiana che ha da sempre tratto ispirazione dal talento e dalla disciplina di Aretha Franklin, icona internazionale che, nel corso della sua straordinaria carriera, ha vinto diciotto Grammy Awards ed è stata la prima donna a conquistare un posto nella Rock and Roll Hall of Fame. L’artista statunitense si è spenta a Detroit, sua città d’adozione nella quale ho mosso i suoi primi passi discografici.
Nata a Memphis il 25 marzo del 1942, trascorse un’infanzia difficile a causa della burrascosa separazione dei suoi genitori, ma riuscì a coltivare e nobilitare la sua innata passione per la musica, anche grazie alla formazione religiosa del padre, noto reverendo battista. Nonostante due ravvicinate e precoci gravidanze (all’età di diciassette anni era già madre di due bambini), riuscì ad imporsi con professionismo al punto da farsi notare da diverse case discografiche. Firmò con la Columbia, che le impose un repertorio prettamente commerciale, così i suoi primi cinque dischi non ottennero il successo sperato. Passata all’Atlantic Records, riuscì a mettere in mostra le sue doti vocali diventando una delle primissime rappresentanti del soul, genere che miscela la musica afroamericana con il gospel e la lirica pop, che ebbe il suo massimo splendore negli anni ’60.
“Respect”, “Baby I love you”, “I never loved a man”, “(You make me feel like) A natural woman”, “Chain of fools”, “Think”, “I say a little prayer”, “Share your love with me”, “Baby baby baby”, “Don’t play that song for me”, “Bridge over troubled water”, “Don’t cry baby”, “Amazing grace” e “Walk on by”, sono soltanto alcuni dei titoli che hanno contribuito al suo successo, rendendola in breve tempo una delle massime rappresentanti per le minoranze di colore americane, oltre che un personaggio simbolo per la lotta dei diritti civili del movimento femminista. Dopo un brusco calo di vendite negli anni ’70, ritrovò la popolarità nel decennio successivo partecipando alle riprese “The Blues Brothers”, considerato ancora oggi un cult del cinema internazionale.
Il rapporto tra Aretha Franklin e l’Italia è sempre stato speciale, seppur l’artista si sia esibita solo una volta in concerto nel lontano 1971 alla Bussola di Viareggio, una delle sue rarissime tappe europee, data la sua nota paura di volare. Il 25 febbraio 1998 si è esibita al Radio City Music Hall di New York in occasione della cerimonia di premiazione dei Grammy, sostituendo Luciano Pavarotti in un’incantevole esibizione di “Nessun dorma” di Giacomo Puccini.
La sua voce senza tempo non si spegnerà, continuerà ad emozionare e ispirare il pubblico di tutto il mondo. Precisa, impetuosa e angelica, la voce di Aretha ha ispirato il cammino di numerosi colleghi, tra cui molti esponenti dello scenario musicale italiano, che l’hanno ricordata sui social network, ringraziandola per l’immenso patrimonio artistico lasciatoci in eredità.
L’omaggio dei colleghi italiani ad Aretha Franklin
Nico Donvito
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