venerdì 22 Novembre 2024

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Estate 2018, Bollettino musicologico dei tormentoni – PARTE 10

Viaggio di sola andata nel mondo delle canzoni che fanno da colonna sonora di questa stagione estiva

Dopo aver inaugurato il nostro nuovo appuntamento settimanale parlandovi di “Amore e capoeira”, “Da zero a cento”, “Italiana”, “Non ti dico no”, “Nero bali”, “Moscow mule”, “Felicità puttana”, “D’estate non vale”, “Amore a prima Insta”, “Una grande festa”, “E.STA.A.TE”, “Un altro giorno sulla terra”, “Io mi innamoro ancora”, “Ti ricordi di me?”, “Bye bye”, “Nera”, “Come le onde”, “Viva la libertà”, “Faccio quello che voglio” e tante altre, ben ritrovati con il consueto bollettino musicologico dei potenziali tormentoni dell’estate 2018, ossia le proposte musicali più fresche che ci tengono compagnia in questi afosissimi mesi.

In questa decima “puntata” parleremo di La stessa di Alessandra Amoroso, L’impossibile dei Dear Jack, Tra le mani di Carmen Ferreri, Litigare di Davide Petrella, Amemì di Mudimbi, Uramaki di Mahmood, Fotografia di Carl Brave (feat. Francesca Michielin Fabri Fibra), Davide di Gemitaiz e Coez, Torna da me di Luchè e Solo se mi guardi di Daniele De Martino. Armiamoci di cuffiette, crema solare e partiamo in direzione spiaggia.

Alessandra Amoroso – La stessa

Arriva in leggero ritardo sulla tabella di marcia rispetto agli altri pezzi estivi, ma supera di gran lunga la maggior parte delle proposte dell’intera stagione, così Alessandra Amoroso riapre i battenti vocali e ci regala una piacevolissima ventata di freschezza, quel leggero ponentino che aiuta a refrigerare le nostre roventi giornate di mare. “La stessa” è la risposta a chi afferma che la musica pop non è più in grado di fornire al pubblico proposte innovative e interessanti, grazie a sonorità frutto del genio di Dario Faini, sempre più ispirato da un sound elettronicamente molto internazionale, che non tradisce le aspettative e non snatura l’interprete salentina, mediante un’ossatura melodica e ben riconoscibile. A dimostrazione che si può cambiar pelle, ma d’estate è bene abbondare con la crema solare, non si sa mai.

Dear Jack – L’impossibile

Continua il processo di riqualificazione discografica dei Dear Jack, che dopo aver cambiato due frontman, sembra abbiano trovato il giusto equilibrio in questa nuova formazione a quattro. Proprio come nel precedente singolo “Non è un caso se l’amore è complicato”, anche “L’impossibile” vede la partecipazione autorale di Federico Zampaglione, che regala al gruppo suggestioni Tiromancino-style. Una ballad d’altri tempi, intesa dal punto di vista dell’immediatezza e della semplicità del testo e, soprattutto, per l’uso smodato di chitarre e strumenti veri, che vestono il pezzo di un abito analogico ed estremamente affascinante.

Carmen Ferreri – Tra le mani

Una bella proposta estiva per Carmen Ferreri, firmata dal duo Virginio Simonelli-Andrea Bonomo, una canzone confezionata per l’intensa vocalità dell’artista siciliana, sempre molto profonda anche in territori sonori più leggeri e spensierati. L’elettronica rende il risultato molto attuale, anche se l’arrangiamento e la struttura non si discostano molto dalla classica forma canzone così come la conosciamo e questo è un bene, perché vuol dire che c’è ancora chi crede in un certo tipo di innovazione che và a braccetto con la tradizione. Per l’ex concorrente di Amici 17 potrebbe trattarsi della giusta strada da perseguire che, anche se possiamo definirla artisticamente completa, è ancora alla ricerca della sua personale collocazione discografica.

Davide Petrella – Litigare

Cita l’indie e usa l’autotune, proprio come nella trap, questa la ricetta compositiva usata da Davide Petrella per il suo esordio discografico, dopo essersi affermato come autore e hitmaker di successi di artisti del calibro di Cesare Cremonini e Gianna Nannini. “Litigare” non prende spunti dal passato, ma rappresenta un foglio bianco su cui il cantautore disegna la propria identità artistica, non a matita ma con l’inchiostro indelebile. Una ricerca che sfocia con estrema credibilità in un pezzo messo a fuoco da parole schiette e dirette, impreziosite da un sound spontaneo e pieno d’energia.

Mudimbi – Amemì

Reduce dall’ottimo terzo posto sul palco dell’Ariston di Sanremo con “Il mago”, per Mudimbi è tempo di consacrare il proprio stile originale, bissando il successo anche sotto l’ombrellone. “Amemì” è da considerare uno dei tormentoni più interessanti che risplendono di luce propria, senza l’ausilio dei raggi del sole e della spinta dei network radiofonici. Scanzonato e sgrammaticamente corretto, il pezzo funziona perché è ironico e irriverente, proprio come il suo interprete e autore. Bravo Michel, a me mi piaci siccome che sei il più meglio di tutti!

Mahmood – Uramaki

Se non ci fosse Alessandro Mahmood dovrebbero inventarlo, il suo timbro molto personale lo rende, di fatto, unico e stravagante. “Uramaki” è uno dei suoi pezzi migliori, almeno sino ad oggi, perché incastra un sound adatto alle sue corde vocali con un testo accattivante e per nulla scontato, direi più da menù alla carta che da All You Can Eat. Resta un mistero il fatto che su un talento del genere, genuino ma al tempo stesso istrionico, non si investa in maniera seria e concreta, la sua vocalità ipnotica e multietnica merita decisamente maggiore attenzione.

Carl Brave – Fotografia (con Francesca Michielin e Fabri Fibra)

Se Christian De Sica e Massimo Boldi tornano insieme per il prossimo cinepanettone, Carl Brave e Franco 126 interrompono il loro sodalizio artistico per intraprendere le loro rispettive carriere. Si intitola “Fotografia” l’esordio solista di Carl, un brano che si avvale della partecipazione di Francesca Michielin e Fabri Fibra, mettendo assieme mondi sonori diversi in maniera molto credibile. Unico grande problema? Troppo autotune nelle strofe e nel ritornello non si capisce niente… tant’è che l’inciso della Michielin sembra eseguito in ostrogoto. Conseguenze inevitabili di una musica troppo effettata.

Gemitaiz – Davide (feat. Coez)

Un bell’incontro artistico quello tra Davide De Luca e Silvano Albanese, alias Gemitaiz e Coez, due tra i più interessanti rapper-cantautori dell’attuale scenario italiano. “Davide” è il brano che dà il titolo all’ultimo disco dell’artista romano, un pezzo che vede la partecipazione del collega campano, reduce dal grande successo della hit “La musica non c’è”. Una canzone che esula il mondo hip hop così come lo conosciamo e che si fonde nell’inciso con i fiati di un’orchestra che, in maniera molto sorprendente, regalano al pezzo una magia senza tempo, sottolineando l’intensità espressa nel testo. Poco estiva ma efficace.

Luchè – Torna da me

“Torna da me” e torna davvero Luca Imprudente, rapper napoletano meglio noto con lo pseudonimo di Luchè. Il brano anticipa l’uscita del suo quarto progetto discografico, intitolato “Potere”, e sancisce una sorta di anomala controtendenza, chiamiamolo pure compromesso storico, perché parla d’amore pur rientrando musicalmente nel filone trap, a dimostrazione che oggigiorno si può essere romantici senza paura di tradire la propria fanbase o, peggio ancora, il timore di non essere passati in radio. Fare i duri a tutti i costi e far finta di essere degli x-man, è una tendenza che colpisce la maggior parte dei rapper-trapper della nuova generazione. Fà davvero piacere ascoltare ancora simili versi, peccato per l’autotune.

Daniele De Martino – Solo se mi guardi

Il neomelodico che abbraccia il reggaeton, come se Nino D’Angelo sposasse Luis Fonsi e, credetemi, dopo aver ascoltato questa canzone anche voi comincerete a ipotizzare che in natura è davvero tutto possibile. A tutti coloro all’ascolto che si staranno chiedendo “chi cazz è Daniele De Martino?”, lascio rispondere i numeri: 2.700.000 visualizzazioni del videoclip su YouTube in sei settimane, 121mila follower su Instagram e, addirittura, il pallino blu sulla sua pagina Facebook ufficiale, questo e molto altro ancora rappresenta il fantastico mondo di uno dei massimi esponenti della scena neomelodica 2.0, che non smette di far battere i nostri cuori e, a differenza del pop, sembra non subire alcuna minaccia dalle nuove forme musicali in auge al momento. Prima di ricevere via mail minacce di morte in dialetto napoletano, ci tengo a precisare che sono serio, non sto scherzando, reputo interessanti e fuori da ogni contesto questo certo tipo di proposte, sia in estate che in inverno, sia in autunno che in primavera. Perché trash è bello.

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.